La Spezia > Rimini > Arles

L'altra settimana ho preso la macchina e ho fatto un giro.
Prima tappa: La Spezia, dal Boss.



Jacopo "Boss" Benassi allo spazio Boss di la Spezia.

BOSS è: United Club of La Spezia.
Un posto con un bel palco, un bar, una cucina ( ottima ) e uno spazio espositivo.
Lì ho montato una mostra di mie foto di moda.









Archiviata la pratica, ce ne siamo stati belli tranquilli a mangiare all'aperto e ad ascoltare musica - all night long -.



Francesca Cattoi, curatrice del CAMec e Lady Tarin. Qui sotto Benassi e Luca Basile, assessore alla cultura, qui colti in una sequenza del loro tipico rapporto amore-odio.







Qui sotto una vista notturna della exhibition.



Mattino dopo, non all'alba, visita guidata al CAMec dove Francesca allestiva una grande mostra sulla scultura.
Qui sotto con Lady Tarin riflessi in un'opera in allestimento di Ketty La Rocca.



Bellissima questa opera di Eliseo Mattiacci.
Il martello porta incisa a rilievo la scritta "essere". I visitatori creano l'opera percuotendo una grande lastra di piombo lasciando così l'impronta del loro passaggio, del loro "essere"





Poi siamo passati a prendere Jacopo. Qui lo vediamo pronto con la sua borsetta di Luis Vuitton a partire per Rimini.



Qui sotto, dopo aver attraversato tutta l'Italia per il largo, siamo arrivati a Rimini.

Villa Manzi. Un albergo semidiroccato gestito da Chico De Luigi e dalla sua banda No Panic durante la notte rosa.
Tante stanze e tanti lavori di artisti: writers, illustratori, fotografi.



Qui sotto la stanza-opera di Chico De Luigi. Il mare di Rimini nel suo periodo dark.
Tanto è vero che quando sono arrivato lui stava completando l'opera prendendo a martellate i muri...



Qui sotto un paio di scatti mentre allestisco la mia stanza con le mie foto estratte da Transfert, il mio libro, (ormai introvabile) uscito nel 2000.





per questo allestimento ho scritto questo breve testo:

"Si dorme e si sogna.
E i sogni vissuti in queste stanze sono come immagini rimaste sole e smarrite.
Abbandonate, si sentono sperdute.
Questo luogo gelosamente le custodisce: stratificate, sovrapposte, strappate.
Ma ancora in qualche modo vive.
Si rivelano, perchè il loro umore ancora persiste...."






Qui sotto, altra vista di Villa Manzi



Dalla finestra si vede la spiaggia, il mare, la consolle del DJ



Benassi nella tazza.



Adele Ghirri e Jacopo.



Qui sotto: Benassi e Chico: Linguaggi del corpo!



Benassi cammina sulle acque.



Qui sono impegnato con la mia playlist chill out. E' stato molto bello mettere la mia musica la sera, con tutti che parlavano e bevevano stavano bene. Non è stato un DJ set. Non saprei nemmeno farlo, ma la mia musica non è male, e allora ho fatto una playlist e l'ho fatta andare random durante la serata. Mi sembrava che tutti fossero a casa mia, con il mio tappeto sonoro. Una sensazione che non avevo mai provato. Bello.





Poi sono passato da casa, ho rifatto i bagagli e sono ripartito per Arles dove ho ritrovato la mia amata stanza N° 3, all'Hotel Forum



Qui il controcampo...The room with a view:



Quest'anno ai "Rencontres Internationales de la Photographie"David Bailey era la Star.

Aveva la mostra N° 01.



Peccato che, come si vede bene qui sopra, l'allestimento era veramente atroce.



Strani accostamenti e strani formati.
Qui tra l'altro due belle foto, decisamente troppo piccole, e forse un pochino troppo somiglianti ad un Avedon e ad un Penn.



Qui sopra David e Mick al top.



Questa foto era super: un autoritratto con Dalì. La stampa era grande, ma era appesa a più di due metri...



Bailey è un mito. Le foto, si, sono buone, ma è lui "the real thing".
"David Bailey's fucking daily" si diceva. E' stato con tutte le più belle donne di sempre. Sposato con Catherine Deneuve, Marie Elvin, Catherine Dyer.
nel film Blow up, di Antonioni il fotografo doveva farlo lui, poi lo fece Hemmings, ma tutta la faccenda era ispirata allo stile di vita di Bailey

Prima di Arles me lo ricordo una volta a Parigi, nel 1988.
In questo piccolo hotel figo vicino agli studi di Vogue.
Io lavoravo per Amica.
Al mattino, in coda per il check out, al desk c'è Bailey: 50 anni. Figo davvero. Non alto ma piazzato. Con uno stuzzicadente in bocca.
Parla un inglese svelto, cockney, per me assolutamente incomprensibile.
Io dietro di lui in coda. Da parte, in un ascensore piccolissimo e strettissimo - da uno - vedo atterrare Norman Parkinson.
Bailey traffica con le sue valigie. Di metallo, su misura. Luccicanti e bellissime. Tutte con una grande piastra avvitata con scritto DAVID BAILEY, cubitale.
Cosa aveva?, Carisma allo stato puro.

Adesso ha 76 anni, è qui ad Arles. Fuma sigarette, sicchè non li porta proprio da Dio.
E' sempre svelto, con l'occhio spiritato. Seduto alla terrasse del Nord Pinus.
Vorrei fargli una foto, ma desisto. Dovrei andare lì e dire cose tremende tipo " Excuse me, Mr Bailey, may I take a picture of you?"
Alle sei e mezza c'è la sua conferenza. Allora vado.
La conferenza non ha molto senso. Siccome non vogliono parlare di cose frivole come la moda ( ad Arles la moda non è molto in auge ) Bailey alla fine è presentato come una specie di fotografo di viaggi. Roba da matti.
Lui però se la ride, specialmente delle sue stesse battute. La gente pure chiede, ma lui abilmente svicola.

Alla fine pensi: E' proprio un fotografo. Hai presente? uno famoso di quegli anni là. Ha fatto centinaia di servizi di moda, di ritratti, di commercial. Il fotografo della swinging London. Si è fatto le meglio tipe, la Rolls, ma che cazzo gliene frega a lui? ma niente.
Decido di fargli una domanda, più che altro per farmi vedere, per non essere un "nessuno" quando gli farò uno scatto. Perchè penso che alla fine della conferenza scenderà dal palchetto, e per forza verrà verso di me, verso di noi, per uscire.
Gli dico. "Scusi Mr Bailey, può spiegare qual'è il suo rapporto con questa mostra? perchè personalmente non l'ho capita molto bene. Ci sono foto belle e famose messe in un angolo, piccoline, altre sono giganti, ma attaccate così in alto che nemmeno si vedono..." Lui dice " bene, allora vuol dire che la mostra ha ottenuto il suo scopo, far pensare..." Eh..."This is a smart answer, Mr Bailey, but, you know, it's not an answer..." Insomma la gente se la ghigna, è ora di smontare.
Così scende dal palchetto, viene placcato contro un fotogenico muro di tufo, scatti a mille coi telefonini, poi alla fine viene verso di me, sorride, dice. "Mi piace il tuo inglese con l'accento così francese" "actually, I am italian" " Ohhhhh, I loooove Italy" , alzo la Nikon F3 e faccio due o tre scatti. "Nice camera" dice, e finisce a tarallucci e vino.
Come è giusto che sia.





Here below: David Bailey photographed in Arles by Toni Thorimbert





Era divertente la collettiva sulla fotografia olandese curata da Erik Kessels.
Sono Pazzi Questi Olandesi!



Erik Fens fotografa l'albero davanti a casa sua sempre riflesso nelle diverse macchine che ci parcheggiano sotto.

Qui sotto invece un mio mito assoluto:Hans Eijkelboom



Qui sopra: l'artista si è fatto fotografare con addosso vestiti che costano in totale circa dieci euro. Nella bacheca sotto alle foto ci sono, ben piegati, i vestiti.



In quest'altro progetto per dieci giorni di fila si è infilato di straforo nelle foto di cronaca del quotidiano locale.



Mentre qui, sadico colpo di genio, il tipo si auto invitava nelle case quando il marito non c'era e riusciva a farsi una foto di famiglia come se il marito, e padre, fosse lui.



In quest'altro lavoro ha chiesto ad un assistente di contattare alcuni vecchi compagni di scuola che non lo vedevano da anni e farsi dire che lavoro immaginavano facesse.
Nelle foto l'artista interpreta i mestieri immaginati dai suoi vecchi compagni: dall'impiegato di banca, all'aviatore, o come in queste due foto, l'elettricista e l'attivista di sinistra.



Se mai vi venisse in mente di fare un lavoro basato su "selfie" di voi che piangete a dirotto, lasciate perdere, è già stato fatto da Melanie Bonajo.

Qui sotto un altro grandissimo pazzo, tale Jos Houweling
Catalogatore imperterrito, seriale, lui ha fotografato tutto di Amsterdam, sopratutto le cose che nessuno guarda o considera: tombini, cacche di cani, moto, bici attaccate ai pali, orologi, scritte stradali. Migliaia di fotine stampate in misura, ritagliate e incollate su fogli con un effetto grafico straordinario.
Ma la cosa fantastica è che la città di Amsterdam per festeggiare i suoi 700 anni ne ha fatto un libro. Uno sballo.











Qui sotto, Artur Walther, collezionista.
"Typologie, Taxinomie et classment sèriel" era forse la migliore mostra di Arles quest'anno.



Con una moltitudine di opere dei Becher, di August Sanders, di Bacigalupo, Muybridge, Appelt e Araki, la mostra era piuttosto illuminante su come i fotografi mettono in discussione i codici del realismo nell'intento di catalogare e recensire il mondo e i suoi abitanti.



Karl Blossfeldt.



Avedon, "The family".



Ai Weiwei.

"Il nuovo paesaggio umano" è stato il titolo dell'edizione dei "Rencontres" curata da Giovanna Calvenzi nel 1998.
Ma la storia di Giovanna - e di tutti noi - con Arles inizia molto prima, alla fine degli anni settanta.
Dormivamo in furgone o stavamo in campeggio, il Basilico faceva vedere in giro le stampe in bianco e nero di "Ritratti di fabbriche" un lavoro che adesso è praticamente leggenda.

Oggi, quando Giovanna si mette in macchina per tornare a Milano, la Laura guida e la Kitti davanti, lei si mette dietro, al computer, scarica le sue foto e impagina un instant-book digitale che nel giro di qualche giorno regalerà a tutti noi.
Il libro di Arles.
Ho ricevuto la mia copia ieri.

Grazie Giovanna, questa è davvero la nostra storia.



Testa presunta di Giulio Cesare, ritrovata nel Rodano nel 2007 e conservata al Muséè Arles Antique




Due allieve della Fondazione Marangoni di Firenze con Kitti Bolognesi e Laura Incardona.
A destra, Toni Thorimbert alla finestra dell'Hotel du Forum




Due immagini dell'abbazia di Montmajour e a destra Kitti Bolognesi + T.T.



In alto: Ilaria Crosta e Niccolò Hébel.
Sotto Victoria Solocinski. A destra, Giovanna Calvenzi alla lettura dei portfolios.




Kitti Bolognesi e Laura Incardonano mimano le immagini proposte nella sezione curata da Eric Kessel



Alle serate del Théatre Antique la premiazione dello European Publishers Award alla presenza di François Hébel




In queste due pagine: Laura Incardona, Giovanna Calvenzi, Kitti Bolognesi e Laura Morton.



Renata Ferri e Donatella Peliti. A destra dall'alto: Kitti Bolognesi e Elina Brotherus e sotto con Laura Incardona



Festa sul Rodano organizzata come ogni anno dai Riverboom



Olivo Barbieri con un amico. Sotto: Daria Menozzi. A destra: T.T e Chico De Luigi



Foto di gruppo davanti all'Hotel du Forum: T.T, Martino Marangoni, Chico De Luigi, Florence Oggier, Kitti Bolognesi, Laura Incardona


Thanks to Niccolò Rastrelli and Carlo Furgeri Gilbert for the pictures with Mr Bailey.

Thanks to Mone for the pictures of me at Villa Manzi

Artur Walther is photographed by Toni Thorimbert

To see more of the Villa Manzi exhibition:
http://www.almaphotos.net/estro-santo-manzi-haus

Some track out of my playlist @ Villa Manzi:

UNKLE/ Caged bird
Moderat/A new error
The Roots/ Long time /The other side/
DJ Krush/ Pretense
Letherette/ Blad
Parov Stelar/ You got me there
John Cale-Lou Reed/ Forever changed
The fenomenal handclap band/ Tears
The cinematic Orchestra/ To build a home
Alt-J/ Tessellate
Tricky/ Past mistake/Nothing matters/We don't die
Massive attack / Girl I love you
Portishead/ The rip
Madlib/ For my mans

That's all folks!!! Thanks and love to everybody!



Toni Thorimbert in Arles photographed by Ornella Minolfi.

Click on the pictures to enlarge.