White magazine: "The Fantastic Issue" December 2009
E' in edicola White di Dicembre.
Il tema di questo numero era "Fantastic" e per realizzarlo mi sono lasciato liberamente ispirare dal lavoro di Duane Michals.
Qui sopra, il risultato, mentre qui sotto alcune fasi del trucco e della vestizione della bellissima Barbora Hrivnakova.
Photographed By Toni Thorimbert
Backstage photography: Niccolò Rastrelli.
Styled by: Elena Todros
Assisted by: Cristina Canovi
Make Up: Adalberto
Hair: Mimmo Di Maggio
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Books, pictures and magazines for Xmas.
Dicembre 2009
Libri e riviste che guardo e che sto leggendo in questi giorni:
Gabriele Basilico
Architetture, Città, Visioni
Riflessioni sulla fotografia
A cura di Andrea Lissoni.
Bruno Mondadori Editore
Un piccolo libro con scritti e fotografie. L'immagine di copertina dice già molto: Basilico inginocchiato davanti alla macchina fotografica e al paesaggio. Apro a caso il libro e leggo: "Le città sono come un libro che bisogna leggere per intero".
Se immagino Gabriele al lavoro, non me lo vedo camminare, magari chilometri, per trovare il giusto punto di vista, o aspettare fino a che la giusta luce illumini la scena. Me lo immagino invece proprio come nella copertina, smuovere, con la forza del suo amore e della sua passione, colline, interi quartieri, porti, navi, condomini e case, e magicamente, disporre il tutto secondo il suo desiderio...
Qui sopra, pubblicato anche in questo volume, il mio ritratto di Basilico.
Italo Calvino
La giornata di uno scrutatore
Einaudi
Italo Calvino ha scritto, in tempi ormai abbastanza lontani, alcune importanti pagine a proposito della fotografia.
Riflessioni ancora molto attuali, nel suo stile sempre in bilico tra osservazione acuta, intelligenza e paradosso.
In questo romanzo, il protagonista, scrutatore in un seggio elettorale all'istituto per minorati "Cottolengo" di Torino, si avventura in una riflessione sulle "foto tessera" delle suore, e dei malati, che vanno a votare. Il libro è un'edizione di Einaudi del 1976.
Nella foto qui sopra si vedono bene le pagine, lette e stralette, maniacalmente sottolineate e sporche, credo, di caffè.
Will McBride
I, Will McBride
konemann
Bellissimo libro autobiografico di un grande fotografo.
Agli inizi degli anni ottanta abbiamo lavorato per lo stesso giornale: Duepiù.
Edito da Mondadori, parlava di coppia e di educazione sessuale. Capisco che oggi la cosa faccia sorridere, ma all'epoca era un mensile di grande successo, famoso anche per l'"inserto chiuso", un sedicesimo che dovevi aprire con una lama per poterlo leggere e che trattava di temi legati alla sessualità in modo molto disinibito e, direi, laico.
Duepiù è stato uno dei miei primi clienti importanti. McBride era certamente il fotografo di punta, poi c'erano altri, Lionel Pasquon, io. Fotografavamo, ricreandola per il giornale, la vita dei ragazzi o di coppie in atteggiamento romantico, alle volte alle prese con qualche acrobazia sessuale. Il direttore era Maria Pia Rosignoli, una signora educatissima e perbene che trattava i temi scabrosi del suo giornale con impeccabile eleganza.
McBride viveva nel parcheggio della Mondadori in un furgone Volkswagen che si vede anche in molte foto nel suo libro. Mi ricordo di averlo incontrato più di una volta nei bagni della redazione, la mattina, mentre a torso nudo si lavava o si faceva la barba.
McBride era un mito hippy, un "capellone" ( anche se si diceva che in realtà era calvo e che portava una parrucca). Gay dichiarato, in tempi non facili, ha avuto una vita spericolata e mille problemi legati all'uso di droghe di ogni tipo. Nell'ultima pagina del libro scrive: " Oggi, non sono più così interessato alla fotografia, sono interessato alla vita. La amo!"
Qui sopra la riproduzione di pagine da "Show me", un libro del 1973 dedicato, secondo McBride, all'educazione sessuale degli adolescenti. Le foto sono bellissime e molto forti, scattate in studio su fondo bianco sono estrememente esplicite e per questo la pubblicazione fu messa al bando in America e in molti altri paesi, mentre McBride dovette difendersi in diversi processi penali per oscenità. Il libro si può trovare su Amazon.com, al modico prezzo di 500,00 dollari circa.
Pagine di pubblicità. Nel libro ci sono le date dei suoi lavori e dei suoi spostamenti frenetici. McBride lavorava per Twen, Stern, Playboy, Quick. I suoi lavori erano spesso pubblicati sulle edizioni di Zoom e Photo.
Adoro i libri dove ci sono le pagine pubblicate dai giornali, o da altri libri...
Qui sopra il famoso "SUV" Volkswagen di McBride.
Qui sotto invece una fotografia di Fabien Baron per Interview. Trovo che sia un ottimo fotografo. la sua ricerca sul movimento è sempre interessante e sorprendente.
Interview
October/November 2009
Nacho Figueras, Polo player.
Photographs by Fabien Baron
Qui sotto, pagine tratte da:
Jason Schmidt
Artists
Edition 7L
Artisti (famosi) nel loro studio. Il tema non è nuovo, ma il lavoro, e il libro, è molto bello così come interessanti sono i commenti degli artisti sotto ai loro ritratti.
Qui sotto:
Paradis
Publisher and Creative Director: Thomas Lenthal.
Paris
L'appartamento di Parigi di Yves Saint Laurent, con i mobili e i quadri quasi tutti imballati durante i preparativi per l'asta.
Le foto sono di Robert Polidori.
Qui sotto:
Purple Fashion
Fall/Winter 2009/10
Cover photo by Terry Richardson
Qui sotto, sempre su Purple un ritratto di karl Lagerfeld di Jurgen Teller che illustra una ottima intervista realizzata da Olivier Zahm.
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Libri e riviste che guardo e che sto leggendo in questi giorni:
Gabriele Basilico
Architetture, Città, Visioni
Riflessioni sulla fotografia
A cura di Andrea Lissoni.
Bruno Mondadori Editore
Un piccolo libro con scritti e fotografie. L'immagine di copertina dice già molto: Basilico inginocchiato davanti alla macchina fotografica e al paesaggio. Apro a caso il libro e leggo: "Le città sono come un libro che bisogna leggere per intero".
Se immagino Gabriele al lavoro, non me lo vedo camminare, magari chilometri, per trovare il giusto punto di vista, o aspettare fino a che la giusta luce illumini la scena. Me lo immagino invece proprio come nella copertina, smuovere, con la forza del suo amore e della sua passione, colline, interi quartieri, porti, navi, condomini e case, e magicamente, disporre il tutto secondo il suo desiderio...
Qui sopra, pubblicato anche in questo volume, il mio ritratto di Basilico.
Italo Calvino
La giornata di uno scrutatore
Einaudi
Italo Calvino ha scritto, in tempi ormai abbastanza lontani, alcune importanti pagine a proposito della fotografia.
Riflessioni ancora molto attuali, nel suo stile sempre in bilico tra osservazione acuta, intelligenza e paradosso.
In questo romanzo, il protagonista, scrutatore in un seggio elettorale all'istituto per minorati "Cottolengo" di Torino, si avventura in una riflessione sulle "foto tessera" delle suore, e dei malati, che vanno a votare. Il libro è un'edizione di Einaudi del 1976.
Nella foto qui sopra si vedono bene le pagine, lette e stralette, maniacalmente sottolineate e sporche, credo, di caffè.
Will McBride
I, Will McBride
konemann
Bellissimo libro autobiografico di un grande fotografo.
Agli inizi degli anni ottanta abbiamo lavorato per lo stesso giornale: Duepiù.
Edito da Mondadori, parlava di coppia e di educazione sessuale. Capisco che oggi la cosa faccia sorridere, ma all'epoca era un mensile di grande successo, famoso anche per l'"inserto chiuso", un sedicesimo che dovevi aprire con una lama per poterlo leggere e che trattava di temi legati alla sessualità in modo molto disinibito e, direi, laico.
Duepiù è stato uno dei miei primi clienti importanti. McBride era certamente il fotografo di punta, poi c'erano altri, Lionel Pasquon, io. Fotografavamo, ricreandola per il giornale, la vita dei ragazzi o di coppie in atteggiamento romantico, alle volte alle prese con qualche acrobazia sessuale. Il direttore era Maria Pia Rosignoli, una signora educatissima e perbene che trattava i temi scabrosi del suo giornale con impeccabile eleganza.
McBride viveva nel parcheggio della Mondadori in un furgone Volkswagen che si vede anche in molte foto nel suo libro. Mi ricordo di averlo incontrato più di una volta nei bagni della redazione, la mattina, mentre a torso nudo si lavava o si faceva la barba.
McBride era un mito hippy, un "capellone" ( anche se si diceva che in realtà era calvo e che portava una parrucca). Gay dichiarato, in tempi non facili, ha avuto una vita spericolata e mille problemi legati all'uso di droghe di ogni tipo. Nell'ultima pagina del libro scrive: " Oggi, non sono più così interessato alla fotografia, sono interessato alla vita. La amo!"
Qui sopra la riproduzione di pagine da "Show me", un libro del 1973 dedicato, secondo McBride, all'educazione sessuale degli adolescenti. Le foto sono bellissime e molto forti, scattate in studio su fondo bianco sono estrememente esplicite e per questo la pubblicazione fu messa al bando in America e in molti altri paesi, mentre McBride dovette difendersi in diversi processi penali per oscenità. Il libro si può trovare su Amazon.com, al modico prezzo di 500,00 dollari circa.
Pagine di pubblicità. Nel libro ci sono le date dei suoi lavori e dei suoi spostamenti frenetici. McBride lavorava per Twen, Stern, Playboy, Quick. I suoi lavori erano spesso pubblicati sulle edizioni di Zoom e Photo.
Adoro i libri dove ci sono le pagine pubblicate dai giornali, o da altri libri...
Qui sopra il famoso "SUV" Volkswagen di McBride.
Qui sotto invece una fotografia di Fabien Baron per Interview. Trovo che sia un ottimo fotografo. la sua ricerca sul movimento è sempre interessante e sorprendente.
Interview
October/November 2009
Nacho Figueras, Polo player.
Photographs by Fabien Baron
Qui sotto, pagine tratte da:
Jason Schmidt
Artists
Edition 7L
Artisti (famosi) nel loro studio. Il tema non è nuovo, ma il lavoro, e il libro, è molto bello così come interessanti sono i commenti degli artisti sotto ai loro ritratti.
Qui sotto:
Paradis
Publisher and Creative Director: Thomas Lenthal.
Paris
L'appartamento di Parigi di Yves Saint Laurent, con i mobili e i quadri quasi tutti imballati durante i preparativi per l'asta.
Le foto sono di Robert Polidori.
Qui sotto:
Purple Fashion
Fall/Winter 2009/10
Cover photo by Terry Richardson
Qui sotto, sempre su Purple un ritratto di karl Lagerfeld di Jurgen Teller che illustra una ottima intervista realizzata da Olivier Zahm.
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In order to get a good picture, sometimes a good song is better than a good camera. Part two.
Dicembre 2009
Va bene, allora batto il ferro finchè è caldo, e pubblico la seconda parte del mio post sulla musica “da studio”.
Eravamo rimasti all’inizio del set, ora tocca andare avanti. Qui confesso che alle volte metto in “random” sulla mia libreria Itunes. Primo, perché credo fermamente in lei, e poi perchè in linea di massima, anche se ogni tanto ci scappa un brano che non c’entra, o perché troppo "tosto" o perchè troppo lento, è facile passare davanti al computer o al’Ipod e skippare al brano successivo. D’altra parte non è che siamo pagati per mettere i dischi, ma per fare le foto. Il “random“ è una cosa strana, sembra dotato di una sua sensibilità: ci sono dei giorni che va benissimo e si sintonizza perfettamente con la situazione, roba che neppure se lo sceglievi tu pezzo per pezzo veniva un set così bello, mentre altri giorni tutto va alla rovescia e ti trovi sempre a combattere con il pezzo sbagliato. In quei casi, quando proprio vedo che non ce n’è, metto il mio “Best” che comprende tra gli altri:
Unkle: Chemistry
Underworld: Mo move
Leftfield: Storm 3000
Dolby: Do it
Grooverider: On the double
LCD Sound system: Get innocuous
Olive: you’re not alone
Sinead O Connor: Nothing compares to you (un pò melenso, ma ci sta...)
Massive Attack: United snakes
Lagash: Anita
London Elecktricity: Sat nav
DJ Krush: Edge of Blue
Madlib: For my man
Telefon Tel Aviv: You are the worst Thing...
Con questi pezzi sono sicuro che per una buona ora e mezzo stiamo tutti veramente a posto. Comunque sintetizzo qui di seguito, omettendo autori già citati o più famosi e scontati (Moby?) una listina dei miei autori preferiti:
DJ Krush. DJ e produttore giapponese. Secondo me veramente straordinario. Se non lo conoscete ascoltate la sua roba: Zen, uno dei migliori.
Grooverider: DJ, produttore di drum and bass. Le sue selezioni, tipo “the prototipe years” sono veramente una goduria. Goldie, l’album Timeless. Capolavoro assoluto da ascoltare tante, tante volte. Goldie è come un paio di scarponi Gold Wing. All’inizio fanno male, ma poi quando soffri un pò e ti ci metti, sono pazzeschi e a portarli sei fiero come un gallo. Di Goldie mi stupisce la sua assoluta lungimiranza. Timeless ha circa 15 anni ed è quindi ormai provato che è effettivamente un disco fuori dal tempo.
LTJ Bukem. Grazie a lui ho conosciuto la D’bass. Lui è l’ Originale, diffidare dalle imitazioni. Trentmoller, the digital chronicle. Va benissimo: quando lo metto su, tutti al terzo brano chiedono: chi è?. Photek: Modus operandi è un’ ottimo CD e anche gli altri suoi mi piacciono, anche se il genere "techno-crucco" ti deve un po’ piacere, altrimenti è un po’ peso. Poi i francesi: Ottimi Cassius, direi, i loro dischi sono abbastanza diversi uno dall’altro, ma tutti con un bel groove. Rinocerose, Installation sonore, vecchio disco veramente attraente, Sebastian Tellier, prodotto da Air genere electro-chansonnier, un pò pazzo e forse fin troppo francese, e poi Justice, da mettere a tutto volume e solo se vuoi perdere il cliente, uccidere i tuoi assistenti o se lavori per DIESEL. Ho ri-masterizzato recentemente Asian Dub Foundation, Facts and Fictions, un vecchio disco che all’epoca non avevo capito e che invece ora mi piace, Breakbeat Era, Ultra obscene, Sexx Piss Tool, ( non ho sbagliato a scrivere, sono un gruppo assurdo ma non male) mentre sul fronte minimal jazz-cool mi piacciono Di Bella Oriani Duo, sono ragazzi molto giovani, merita andarli a trovare su You Tube, e poi Craig Armstrong: As If Nothing, è da avere, così come tutti i dischi ( Io li ho persino autografati!) di Howie B ( Turn the dark off è un pezzo a mio parere quasi a livello di Massive Attack) Qui però stiamo entrando in una zona un po’ soft. Insomma musica un po’ da “stillaifisti”… mentre io amo, lo ammetto, mettere su una mezza discoteca ( oppure proprio il silenzio, che alle volte è la migliore musica). Ecco perché in questa lista non ho messo tante cose che anche mi piacciono molto, che so: Antony and the Jhonston. Però, voglio dire, non puoi mica rischiare il suicidio della modella…
Almeno non prima della fine delle foto…
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In order to get a good picture, sometimes a good song is better than a good camera. Part one.
Come avrete facilmente intuito dal post ( pubblicato poco qui sotto) sui Massive Attack, la musica è molto importante per me, e durante uno shooting, specialmente di moda, con modelle/i, redattrice, trucco, capelli etc , è senz’altro una delle importanti energie in gioco. Mi fa quindi piacere condividere, tenendo conto che qui è decisamente una questione di gusti, alcune mie scelte musicali per una “ideale” giornata di scatti in studio. Vorrei dividere il post in più parti e pubblicarlo un po’ a rate, così da non farla troppo lunga, così come sarò molto curioso di avere qualche feed back sulle vostre abitudini musical-lavorative. Qui faccio una selezione di autori e album per l’inizio di giornata, quando si trucca, si pettina e si veste la modella ( o il modello) e si montano le luci e il set fino al primo scatto, tenendo conto che non tutte le giornate e le troupes sono uguali. Ci sono quelle con cui abbiamo molta confidenza ( e che conoscono già a memoria i nostri XX giga di musica) e quelle composte da persone di cui non conosciamo affatto i gusti. Credo comunque, e in generale mi pare accettato, che è il fotografo a dover dettare la musica della giornata, per ovvi motivi di gerarchia e di possesso del territorio.
Personalmente non uso il “random” all'inizio dato che è un momento un po’ delicato nel quale cerco anche di adattarmi alle reazioni della mia gente, così come non uso quasi mai compilations già fatte. Come per le foto, dal fotografo ci si aspetta sempre qualcosa di speciale ed unico e non la solita minestra. Comincerò quindi dalla “A” di Air, gruppo francese che sul set va sempre bene. Buoni tutti i loro dischi anche se non certo tutti di fila. A momento di Air metto solo premier simptomes il loro primissimo EP (circa 1993) che contiene solo 4/5 pezzi che però sono la matrice di tutto quello che hanno fatto dopo. Come primo disco, ultimamente ho messo molto della drum and bass contemporanea di A guy called Gerald To all things what they need, o il bel Hip Hop veramente cool di A tribe called Quest The love mouvement. Charlotte Gainsbourg mi piace molto e 5.55 è ottimo per iniziare una giornata dedicata a delle foto delicate e intime, così come Josè Gonzales In our nature, un CD che comprende una delle più belle, e strappacuore, versioni di Teardrop dei Massive Attack. I Massive si possono mettere sempre, ovviamente, e si possono mettere tutti i loro album, ma non si può negare che iniziare con la loro musica darà alla giornata una piega abbastanza torva ed intellettuale, cosa che non è sempre l’ideale. Cinematic Orchestra Ma Fleur, è bello, magico e, secondo me va benissimo anche per la pausa pranzo. Un’inizio un po’ più speciale potrebbe essere Kraftwerk Tour de France, un po’ tosto e strano ma non troppo datato e sicuramente in grado di incuriosire. Idem Kuniyuki Takahashi We are togheter, percussioni abbastanza ipnotiche ma abbastanza soft. Purtroppo ormai introvabile, io adoro anche Lagash Black to the bones, con la splendida voce di Sean Martin, un capolavoro (elettro- jazz , in inglese, ma di produzione italiana) che all’inizio di giornata non può che metterti dell’umore perfetto per fare foto pazzesche. Richie Hawtin DE9 transitions è roba tedesca, tosta, ma ottima per quando il set è un po’ lungo da montare. È un genere industrial-techno-obsessive-soft che, oltre a dare un certo ritmo al lavoro degli assistenti si adatta molto bene al rumore di cavalletti e flash che vengono montati. Dining Room non è male in generale, anche se alle volte, o ad orecchi un pò raffinati, rischia di essere un po’ incolore. Però, ad un certo punto della mattina la modella è pronta e bisogna pure iniziare a scattare. Io, per dare una scossa, di solito alzo decisamente il volume e passo dritto a Underworld A hundred days off,(spettacolare) oppure parto con il ritorno di Grace Jones Hurricane, o, se voglio un set più leggero senza essere proprio terra-a-terra, Royksopp Junior. Se la modella è in pieno Jet lag, o è proprio un palo di natura, o per tutte quelle giornate che per qualche motivo non ingranano, non ci trovo nulla di male a calare l’asso: Madonna. Mai i vecchi dischi, sempre l’ultimo, che potrà anche non piacere, ma che per far decollare un set non ha quasi rivali.
Fine parte uno
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Style magazine, December issue.
Top:
"Estetica dello Sci"
Styled by Alessandro Calascibetta assisted by Andrea Porro
Make up Roman Gasser
Grooming Luca Lazzaro
Below:
"Lucrezia Buccellati"
Styled by Daniela Stopponi assisted by Mirta Borzoni.
Hair and make up: Antonio Musumeci.
Both fashion features photographed by Toni Thorimbert
Here below:
Backstage photography by Niccolò Rastrelli.
The rug is from the Ontheground collection designed by Sonia Giottoli.
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Massive Attack.
Ci sono delle volte in cui semplicemente le cose non succedono. Con lei non erano successe, non so perché, mille motivi.
Sapevo anche che ci saremmo visti per l’ultima volta. Il bar era in Bleecker street, Soho, New York, ed era la primavera del 1994.
Arrivammo a parlare di musica, mi chiese: “cosa ascolti?” non sapevo rispondere. Probabilmente ascoltavo musica passata, rock di massa. “Sting?” dissi io, esitando. fece un cenno di diniego, con la testa, quasi a scrollarsi di dosso un fastidio. “Massive Attack”, mi disse, “ devi ascoltare Massive Attack: you must”. Pensavo fosse un gruppo Heavy Metal, ma pendevo dalle sue labbra.
La notte stessa ero a Los Angeles, lavoravo per Details Magazine. All’aereoporto dovevo noleggiare un furgone e il giorno dopo guidarlo fino a Cambria, North California. Con i limiti di velocità americani, ore di viaggio.
Impossibile senza musica. Pioveva. Sulla strada per l’albergo passai davanti a Virgin, sul Wilshire boulevard. Parcheggiai e mi diressi deciso agli scaffali della lettera “M”. Comprai una cassetta dei Massive Attack: era “Protection”.
3D, Horace Andy and Daddy G. on stage in Milano, 7 Novembre 2009
Fu un colpo al cuore. Massive Attack aveva il suono che avevo sempre sperato di incontrare, il ritmo che agognavo, le parole che mi mancavano. In Massive trovai le note oscure, minacciose, sospese che giustificavano i miei sogni e le mie immagini più personali, trovai la colonna sonora alle fotografie più intime del mio archivio, riconobbi le vibrazioni ossessive che dimoravano nascoste sotto alla mia pelle e nel mio inconscio,
La musica di Massive Attack mi aiutò ad accettare la parte oscura di me stesso, a seguire i segnali del mio cambiamento, diventò la mia migliore alleata, il mio nutrimento, era mio fratello. Per mesi ascoltai solo Massive Attack, poi attraverso loro, altri grandissimi: Tricky, Goldie, LTJ Bukem, DJ Krush. la lista sarebbe lunga. Da ex batterista ascoltavo solo “drum and bass”. Per me, era la morte del rock, o meglio la morte delle Rockstar, una liberazione! Finalmente non dovevi stare pigiato sotto ad un palco ad osannare nessuno, potevi ascoltare della musica straordinaria, senza sapere, o comunque fregandotene completamente di che faccia aveva chi la faceva, non era rilevante.
Massive Attack on stage
Massive Attack stanno sul palco come se fossero nel salotto di casa. Non sudano, credo. Suonano e ci danno dentro, ma non lo fanno per sedurre. Il palco stesso non è davvero nulla di che. Strumenti, microfoni e, dietro, uno schermo, non enorme, che riporta statistiche, frasi, domande. In italiano. Lo stile è impegnato, socialmente corretto e abbastanza politicizzato. Dati che fanno pensare. La ricchezza del mondo, la sua povertà, ingiustizie.
Martina Topley Bird, 3D.
Erano così, più o meno, anche i loro concerti visti negli anni passati. Forse facevano le cose un po’ più in grande, ma ho trovato la misura del Palasharp perfetta. Siamo tutti qui, vicini, anche se il legame che sento con la loro musica mi fa guardare un po’ in cagnesco gli altri spettatori. Sono un po’ geloso.
Suonano, e danno l’idea di fare tutto da sè. Robert Del Naja usa un distorsore per la sua voce mentre canta, Martina Topley Bird si crea il suo stesso eco che poi manda in loop come sfondo. Horace Andy compare, completamente fuso, non so se per l’età o per altro, ma la sensazione è che si sia fumato, come minimo, la Giamaica.
Ma la sua voce è unica e meravigliosa: mentre balla, si muove appena. Una giacca elegante e un cappello Rasta.
Lezioni di stile: Chi non canta o suona, esce dal palco. Daddy G non c'è quasi mai. Sono vestiti bene, ma molto normali. Sono proprio inglesi e dannatamente cool.
Dal vivo i Massive sono più energici, più "sporchi" che su disco, e mi piace proprio.
Non sono sorpreso però, e neppure veramente gasato o entusiasta, forse sono troppo grandicello per sentirmi, o comportarmi come un fan, ma credo che sia perchè la loro musica, il loro "modo" è esattamente in sintonia con quello che amo. In fondo non mi stupiscono. Mi fanno stare veramente, veramente, bene.
Ylenia, Horace Andy, Diana Thorimbert.
Martina Topley Bird
Horace Andy, Max Passante.
Robert Del Naja, Toni Thorimbert.
Dopo il concerto, una piccola festa. Un buco, lì al Palasharp. Alle pareti il cannucciato, due frigos con birre e coke, patatine. Bello però: un DJ mette della musica, si balla, si e no saremo trenta persone, c'è mia figlia Diana, la sua amica Ylenia e i Massive. Da quella notte a los Angeles, da quella cassetta comprata da Virgin records quindici anni fa, in qualche modo un cerchio si sta per chiudere, non so nemmeno dire se, e cosa, significa per me. Non ho fatto nulla perchè succedesse. però vado da Robert Del Naja, un genio, e gli dico: "Thank you".
Con tutto il cuore.
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Sapevo anche che ci saremmo visti per l’ultima volta. Il bar era in Bleecker street, Soho, New York, ed era la primavera del 1994.
Arrivammo a parlare di musica, mi chiese: “cosa ascolti?” non sapevo rispondere. Probabilmente ascoltavo musica passata, rock di massa. “Sting?” dissi io, esitando. fece un cenno di diniego, con la testa, quasi a scrollarsi di dosso un fastidio. “Massive Attack”, mi disse, “ devi ascoltare Massive Attack: you must”. Pensavo fosse un gruppo Heavy Metal, ma pendevo dalle sue labbra.
La notte stessa ero a Los Angeles, lavoravo per Details Magazine. All’aereoporto dovevo noleggiare un furgone e il giorno dopo guidarlo fino a Cambria, North California. Con i limiti di velocità americani, ore di viaggio.
Impossibile senza musica. Pioveva. Sulla strada per l’albergo passai davanti a Virgin, sul Wilshire boulevard. Parcheggiai e mi diressi deciso agli scaffali della lettera “M”. Comprai una cassetta dei Massive Attack: era “Protection”.
3D, Horace Andy and Daddy G. on stage in Milano, 7 Novembre 2009
Fu un colpo al cuore. Massive Attack aveva il suono che avevo sempre sperato di incontrare, il ritmo che agognavo, le parole che mi mancavano. In Massive trovai le note oscure, minacciose, sospese che giustificavano i miei sogni e le mie immagini più personali, trovai la colonna sonora alle fotografie più intime del mio archivio, riconobbi le vibrazioni ossessive che dimoravano nascoste sotto alla mia pelle e nel mio inconscio,
La musica di Massive Attack mi aiutò ad accettare la parte oscura di me stesso, a seguire i segnali del mio cambiamento, diventò la mia migliore alleata, il mio nutrimento, era mio fratello. Per mesi ascoltai solo Massive Attack, poi attraverso loro, altri grandissimi: Tricky, Goldie, LTJ Bukem, DJ Krush. la lista sarebbe lunga. Da ex batterista ascoltavo solo “drum and bass”. Per me, era la morte del rock, o meglio la morte delle Rockstar, una liberazione! Finalmente non dovevi stare pigiato sotto ad un palco ad osannare nessuno, potevi ascoltare della musica straordinaria, senza sapere, o comunque fregandotene completamente di che faccia aveva chi la faceva, non era rilevante.
Massive Attack on stage
Massive Attack stanno sul palco come se fossero nel salotto di casa. Non sudano, credo. Suonano e ci danno dentro, ma non lo fanno per sedurre. Il palco stesso non è davvero nulla di che. Strumenti, microfoni e, dietro, uno schermo, non enorme, che riporta statistiche, frasi, domande. In italiano. Lo stile è impegnato, socialmente corretto e abbastanza politicizzato. Dati che fanno pensare. La ricchezza del mondo, la sua povertà, ingiustizie.
Martina Topley Bird, 3D.
Erano così, più o meno, anche i loro concerti visti negli anni passati. Forse facevano le cose un po’ più in grande, ma ho trovato la misura del Palasharp perfetta. Siamo tutti qui, vicini, anche se il legame che sento con la loro musica mi fa guardare un po’ in cagnesco gli altri spettatori. Sono un po’ geloso.
Suonano, e danno l’idea di fare tutto da sè. Robert Del Naja usa un distorsore per la sua voce mentre canta, Martina Topley Bird si crea il suo stesso eco che poi manda in loop come sfondo. Horace Andy compare, completamente fuso, non so se per l’età o per altro, ma la sensazione è che si sia fumato, come minimo, la Giamaica.
Ma la sua voce è unica e meravigliosa: mentre balla, si muove appena. Una giacca elegante e un cappello Rasta.
Lezioni di stile: Chi non canta o suona, esce dal palco. Daddy G non c'è quasi mai. Sono vestiti bene, ma molto normali. Sono proprio inglesi e dannatamente cool.
Dal vivo i Massive sono più energici, più "sporchi" che su disco, e mi piace proprio.
Non sono sorpreso però, e neppure veramente gasato o entusiasta, forse sono troppo grandicello per sentirmi, o comportarmi come un fan, ma credo che sia perchè la loro musica, il loro "modo" è esattamente in sintonia con quello che amo. In fondo non mi stupiscono. Mi fanno stare veramente, veramente, bene.
Ylenia, Horace Andy, Diana Thorimbert.
Martina Topley Bird
Horace Andy, Max Passante.
Robert Del Naja, Toni Thorimbert.
Dopo il concerto, una piccola festa. Un buco, lì al Palasharp. Alle pareti il cannucciato, due frigos con birre e coke, patatine. Bello però: un DJ mette della musica, si balla, si e no saremo trenta persone, c'è mia figlia Diana, la sua amica Ylenia e i Massive. Da quella notte a los Angeles, da quella cassetta comprata da Virgin records quindici anni fa, in qualche modo un cerchio si sta per chiudere, non so nemmeno dire se, e cosa, significa per me. Non ho fatto nulla perchè succedesse. però vado da Robert Del Naja, un genio, e gli dico: "Thank you".
Con tutto il cuore.
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"Solo Masagio": The party! Feat. "Facce da schiaffi" a video performance by Toni Thorimbert, edited by Carlo Di Pasquale. Friday 20 November.
Venerdì 20 Novembre 2009
"Everybody is the original" il party di "Solo masagio" al Sergeant Pepper's di Via Vetere 9 Milano dalle 22.
DJ set e molto altro, compreso il compleanno di Moreno Pisto, Guest della serata.
Per i dettagli clicca sull'invito e ingrandiscilo.
Io partecipo con la proiezione di una video installazione in loop montata da Carlo Di Pasquale che si intitola "Facce da Schiaffi".
Ci vediamo Venerdì sera!
For details: click on the invitation to enlarge.