Style magazine, December issue.
Top:
"Estetica dello Sci"
Styled by Alessandro Calascibetta assisted by Andrea Porro
Make up Roman Gasser
Grooming Luca Lazzaro
Below:
"Lucrezia Buccellati"
Styled by Daniela Stopponi assisted by Mirta Borzoni.
Hair and make up: Antonio Musumeci.
Both fashion features photographed by Toni Thorimbert
Here below:
Backstage photography by Niccolò Rastrelli.
The rug is from the Ontheground collection designed by Sonia Giottoli.
Click on the pictures to enlarge.
Massive Attack.
Ci sono delle volte in cui semplicemente le cose non succedono. Con lei non erano successe, non so perché, mille motivi.
Sapevo anche che ci saremmo visti per l’ultima volta. Il bar era in Bleecker street, Soho, New York, ed era la primavera del 1994.
Arrivammo a parlare di musica, mi chiese: “cosa ascolti?” non sapevo rispondere. Probabilmente ascoltavo musica passata, rock di massa. “Sting?” dissi io, esitando. fece un cenno di diniego, con la testa, quasi a scrollarsi di dosso un fastidio. “Massive Attack”, mi disse, “ devi ascoltare Massive Attack: you must”. Pensavo fosse un gruppo Heavy Metal, ma pendevo dalle sue labbra.
La notte stessa ero a Los Angeles, lavoravo per Details Magazine. All’aereoporto dovevo noleggiare un furgone e il giorno dopo guidarlo fino a Cambria, North California. Con i limiti di velocità americani, ore di viaggio.
Impossibile senza musica. Pioveva. Sulla strada per l’albergo passai davanti a Virgin, sul Wilshire boulevard. Parcheggiai e mi diressi deciso agli scaffali della lettera “M”. Comprai una cassetta dei Massive Attack: era “Protection”.
3D, Horace Andy and Daddy G. on stage in Milano, 7 Novembre 2009
Fu un colpo al cuore. Massive Attack aveva il suono che avevo sempre sperato di incontrare, il ritmo che agognavo, le parole che mi mancavano. In Massive trovai le note oscure, minacciose, sospese che giustificavano i miei sogni e le mie immagini più personali, trovai la colonna sonora alle fotografie più intime del mio archivio, riconobbi le vibrazioni ossessive che dimoravano nascoste sotto alla mia pelle e nel mio inconscio,
La musica di Massive Attack mi aiutò ad accettare la parte oscura di me stesso, a seguire i segnali del mio cambiamento, diventò la mia migliore alleata, il mio nutrimento, era mio fratello. Per mesi ascoltai solo Massive Attack, poi attraverso loro, altri grandissimi: Tricky, Goldie, LTJ Bukem, DJ Krush. la lista sarebbe lunga. Da ex batterista ascoltavo solo “drum and bass”. Per me, era la morte del rock, o meglio la morte delle Rockstar, una liberazione! Finalmente non dovevi stare pigiato sotto ad un palco ad osannare nessuno, potevi ascoltare della musica straordinaria, senza sapere, o comunque fregandotene completamente di che faccia aveva chi la faceva, non era rilevante.
Massive Attack on stage
Massive Attack stanno sul palco come se fossero nel salotto di casa. Non sudano, credo. Suonano e ci danno dentro, ma non lo fanno per sedurre. Il palco stesso non è davvero nulla di che. Strumenti, microfoni e, dietro, uno schermo, non enorme, che riporta statistiche, frasi, domande. In italiano. Lo stile è impegnato, socialmente corretto e abbastanza politicizzato. Dati che fanno pensare. La ricchezza del mondo, la sua povertà, ingiustizie.
Martina Topley Bird, 3D.
Erano così, più o meno, anche i loro concerti visti negli anni passati. Forse facevano le cose un po’ più in grande, ma ho trovato la misura del Palasharp perfetta. Siamo tutti qui, vicini, anche se il legame che sento con la loro musica mi fa guardare un po’ in cagnesco gli altri spettatori. Sono un po’ geloso.
Suonano, e danno l’idea di fare tutto da sè. Robert Del Naja usa un distorsore per la sua voce mentre canta, Martina Topley Bird si crea il suo stesso eco che poi manda in loop come sfondo. Horace Andy compare, completamente fuso, non so se per l’età o per altro, ma la sensazione è che si sia fumato, come minimo, la Giamaica.
Ma la sua voce è unica e meravigliosa: mentre balla, si muove appena. Una giacca elegante e un cappello Rasta.
Lezioni di stile: Chi non canta o suona, esce dal palco. Daddy G non c'è quasi mai. Sono vestiti bene, ma molto normali. Sono proprio inglesi e dannatamente cool.
Dal vivo i Massive sono più energici, più "sporchi" che su disco, e mi piace proprio.
Non sono sorpreso però, e neppure veramente gasato o entusiasta, forse sono troppo grandicello per sentirmi, o comportarmi come un fan, ma credo che sia perchè la loro musica, il loro "modo" è esattamente in sintonia con quello che amo. In fondo non mi stupiscono. Mi fanno stare veramente, veramente, bene.
Ylenia, Horace Andy, Diana Thorimbert.
Martina Topley Bird
Horace Andy, Max Passante.
Robert Del Naja, Toni Thorimbert.
Dopo il concerto, una piccola festa. Un buco, lì al Palasharp. Alle pareti il cannucciato, due frigos con birre e coke, patatine. Bello però: un DJ mette della musica, si balla, si e no saremo trenta persone, c'è mia figlia Diana, la sua amica Ylenia e i Massive. Da quella notte a los Angeles, da quella cassetta comprata da Virgin records quindici anni fa, in qualche modo un cerchio si sta per chiudere, non so nemmeno dire se, e cosa, significa per me. Non ho fatto nulla perchè succedesse. però vado da Robert Del Naja, un genio, e gli dico: "Thank you".
Con tutto il cuore.
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Sapevo anche che ci saremmo visti per l’ultima volta. Il bar era in Bleecker street, Soho, New York, ed era la primavera del 1994.
Arrivammo a parlare di musica, mi chiese: “cosa ascolti?” non sapevo rispondere. Probabilmente ascoltavo musica passata, rock di massa. “Sting?” dissi io, esitando. fece un cenno di diniego, con la testa, quasi a scrollarsi di dosso un fastidio. “Massive Attack”, mi disse, “ devi ascoltare Massive Attack: you must”. Pensavo fosse un gruppo Heavy Metal, ma pendevo dalle sue labbra.
La notte stessa ero a Los Angeles, lavoravo per Details Magazine. All’aereoporto dovevo noleggiare un furgone e il giorno dopo guidarlo fino a Cambria, North California. Con i limiti di velocità americani, ore di viaggio.
Impossibile senza musica. Pioveva. Sulla strada per l’albergo passai davanti a Virgin, sul Wilshire boulevard. Parcheggiai e mi diressi deciso agli scaffali della lettera “M”. Comprai una cassetta dei Massive Attack: era “Protection”.
3D, Horace Andy and Daddy G. on stage in Milano, 7 Novembre 2009
Fu un colpo al cuore. Massive Attack aveva il suono che avevo sempre sperato di incontrare, il ritmo che agognavo, le parole che mi mancavano. In Massive trovai le note oscure, minacciose, sospese che giustificavano i miei sogni e le mie immagini più personali, trovai la colonna sonora alle fotografie più intime del mio archivio, riconobbi le vibrazioni ossessive che dimoravano nascoste sotto alla mia pelle e nel mio inconscio,
La musica di Massive Attack mi aiutò ad accettare la parte oscura di me stesso, a seguire i segnali del mio cambiamento, diventò la mia migliore alleata, il mio nutrimento, era mio fratello. Per mesi ascoltai solo Massive Attack, poi attraverso loro, altri grandissimi: Tricky, Goldie, LTJ Bukem, DJ Krush. la lista sarebbe lunga. Da ex batterista ascoltavo solo “drum and bass”. Per me, era la morte del rock, o meglio la morte delle Rockstar, una liberazione! Finalmente non dovevi stare pigiato sotto ad un palco ad osannare nessuno, potevi ascoltare della musica straordinaria, senza sapere, o comunque fregandotene completamente di che faccia aveva chi la faceva, non era rilevante.
Massive Attack on stage
Massive Attack stanno sul palco come se fossero nel salotto di casa. Non sudano, credo. Suonano e ci danno dentro, ma non lo fanno per sedurre. Il palco stesso non è davvero nulla di che. Strumenti, microfoni e, dietro, uno schermo, non enorme, che riporta statistiche, frasi, domande. In italiano. Lo stile è impegnato, socialmente corretto e abbastanza politicizzato. Dati che fanno pensare. La ricchezza del mondo, la sua povertà, ingiustizie.
Martina Topley Bird, 3D.
Erano così, più o meno, anche i loro concerti visti negli anni passati. Forse facevano le cose un po’ più in grande, ma ho trovato la misura del Palasharp perfetta. Siamo tutti qui, vicini, anche se il legame che sento con la loro musica mi fa guardare un po’ in cagnesco gli altri spettatori. Sono un po’ geloso.
Suonano, e danno l’idea di fare tutto da sè. Robert Del Naja usa un distorsore per la sua voce mentre canta, Martina Topley Bird si crea il suo stesso eco che poi manda in loop come sfondo. Horace Andy compare, completamente fuso, non so se per l’età o per altro, ma la sensazione è che si sia fumato, come minimo, la Giamaica.
Ma la sua voce è unica e meravigliosa: mentre balla, si muove appena. Una giacca elegante e un cappello Rasta.
Lezioni di stile: Chi non canta o suona, esce dal palco. Daddy G non c'è quasi mai. Sono vestiti bene, ma molto normali. Sono proprio inglesi e dannatamente cool.
Dal vivo i Massive sono più energici, più "sporchi" che su disco, e mi piace proprio.
Non sono sorpreso però, e neppure veramente gasato o entusiasta, forse sono troppo grandicello per sentirmi, o comportarmi come un fan, ma credo che sia perchè la loro musica, il loro "modo" è esattamente in sintonia con quello che amo. In fondo non mi stupiscono. Mi fanno stare veramente, veramente, bene.
Ylenia, Horace Andy, Diana Thorimbert.
Martina Topley Bird
Horace Andy, Max Passante.
Robert Del Naja, Toni Thorimbert.
Dopo il concerto, una piccola festa. Un buco, lì al Palasharp. Alle pareti il cannucciato, due frigos con birre e coke, patatine. Bello però: un DJ mette della musica, si balla, si e no saremo trenta persone, c'è mia figlia Diana, la sua amica Ylenia e i Massive. Da quella notte a los Angeles, da quella cassetta comprata da Virgin records quindici anni fa, in qualche modo un cerchio si sta per chiudere, non so nemmeno dire se, e cosa, significa per me. Non ho fatto nulla perchè succedesse. però vado da Robert Del Naja, un genio, e gli dico: "Thank you".
Con tutto il cuore.
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"Solo Masagio": The party! Feat. "Facce da schiaffi" a video performance by Toni Thorimbert, edited by Carlo Di Pasquale. Friday 20 November.
Venerdì 20 Novembre 2009
"Everybody is the original" il party di "Solo masagio" al Sergeant Pepper's di Via Vetere 9 Milano dalle 22.
DJ set e molto altro, compreso il compleanno di Moreno Pisto, Guest della serata.
Per i dettagli clicca sull'invito e ingrandiscilo.
Io partecipo con la proiezione di una video installazione in loop montata da Carlo Di Pasquale che si intitola "Facce da Schiaffi".
Ci vediamo Venerdì sera!
For details: click on the invitation to enlarge.
More from "DUE": The exhibition at the Fondazione Cassa di Risparmio di Modena is now over. here some images of the installation.
Novembre 2009
Ha chiuso, Domenica 15 Novembre, la mostra "DUE".
Curata da Filippo Maggia per la Fondazione Fotografia della Cassa di Risparmio di Modena ha totalizzato, nei circa due mesi di apertura, la cifra record di 14.000 visitatori.
Nelle foto qui sopra alcune vedute della mia parte di mostra.
Le stampe originali sono ora parte della collezione di fotografia contemporanea della Fondazione.
The exhibition installation photographed by Niccolò Rastrelli.
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Benedusi and Thorimbert join again their blogs to exchange some points of view about a photography topic: "The assistant".
Toni Thorimbert photographed in Fabio Simion's studio by Giovanna Calvenzi. Circa 1977.
Novembre 2009
Il caro amico Settimio mi manda a leggere, dal suo blog (www.benedusi.it), un succoso contributo sugli assistenti, croce e spina nel fianco di ogni fotografo, dove, con il suo consueto stile “pane al pane” dice cosa ne pensa di questi ragazzi “moderni” che non sanno fare un tubo e mi chiede un contributo su questo spinoso argomento.
Eh, si, il problema c’è, indubbiamente. E qui vi rimando al suo blog perché l’elenco delle cose da fare, o da non fare, Settimio l’ha fatto davvero per bene. Cosa posso aggiungere io? Ben poco, sono (purtroppo) d’accordo con lui al 100%.
Forse posso provare a raccontare com’ero io come assistente, e sperare che questo possa essere fonte di ispirazione…Sono stato assistente per tre anni, dal 1974 al 1977. Altri tempi, ma non così diversi. Il rapporto tra l’assistente fotografo e il suo capo era ed è ancora lo stesso: bello, complicato, noioso, pesante, importante. Che fa incazzare, sia da una parte che dall’altra. Sono stato assistente di un solo fotografo, Fabio Simion. Still Life, cataloghi di piastrelle fotografate in pianta con il banco ottico, foto di lampade, di arredamento, pubblicità di cioccolatini che si scioglievano al calore delle lampade, e niente computer…ovviamente.
Fabio era il mio capo, lo adoravo e mi stava anche sulle palle.
Come tutti i capi, mi ha sicuramente sfruttato: niente orari e niente di niente, in più, uno stipendio discutibile. Ma, appunto, niente in confronto a quanto io l’ho sfruttato. Ho imparato a memoria tutti i suoi gesti, i suoi trucchi e tutte le sue parole. A distanza di trent’anni il mio ricordo di lui è preciso, attuale, indelebile. Secondo me, io ero bravo. Lui fumava come un turco, ma se c’ero io a tiro non ho mai lasciato che la sigaretta se l’accendesse da solo. Gli ho ribaltato lo studio, l’ ho riordinato, riorganizzato, ripulito, ho lavorato, senza discutere giorno e notte, sabati e domeniche. Se chiedete a lui probabilmente non dirà le stesse cose: dirà che mentre lui smanettava sotto il panno nero della Sinar io masticavo la cicca sbiascicando orrendamente, che d’estate portavo gli zoccoli e facevo un casino in giro per lo studio, che sbattevo le sue preziose bottiglie di rosso d’annata come fosse aranciata, che la mattina ero sempre in ritardo (vero) e che me la tiravo come un gallo, mentre non sapevo fare quasi niente. Che dire? Il capo è il capo. Io mi sentivo come un samurai, la guardia del corpo, colui che grazie alla sua abnegazione raggiunge il paradiso, il nirvana. Fabio era l’Imperatore, colui che sa, colui che può fare e disfare, colui che possiede i tuoi giorni e il tuo destino, e d’altra parte, come definire uno che, già vestito in abito da sera, giusto prima di andare alla Scala, ridipinge di bianco tutto il limbo, soffitto compreso, senza sbavarsi addosso neppure una minuscola goccia di vernice? Un mito.
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Some pages from "Overall" a fashion essai for "Io Donna" magazine.
Sebastiano Zerbo and Paolo Beltramo: The privilege to be a photographer, this month on "Riders" magazine
Novembre 2009
Un reportage su Sebastiano Zerbo, pilota di grandissimo talento, zingaro delle piste, famoso "ammazzatrofei", persona veramente unica e speciale, e un ritratto (ispirato alla pioggia del Quatar che quest'anno fermò la MotoGP) del sanguigno e molto tosto "Paolobeltramodaibox".
Onestamente, due storie da non perdere su Riders, raccontate con la solita lucida crudezza da Moreno Pisto.
Nelle foto qui sotto: a Misano con Moreno Pisto e Sebastiano "Nuccio" Zerbo e al Mugello, fotografando Paolo Beltramo.
Sebastiano Zerbo and Paolo Beltramo photographed by Toni Thorimbert.
Backstage pictures by Niccolò Rastrelli.
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More from "No Max...No party": As promised, I was there...and it was fun!
Milano, 5 Novembre 2009
Qualche immagine di backstage dal mio set allestito durante la festa di Max al "temporary store" Peuterey di via Tocqueville.
Nella seconda foto, dall'alto, sono con Alessandro Bolzoni, storica presenza di Max, oggi agli eventi speciali, poi, il direttore Andrea Rossi con Lucilla Agosti, Matteo Becucci e Ambra Marie, e la sempre bellissima e provocante Lucilla.
Tutti i ritratti realizzati in quell'occasione tra breve sul sito di Max
Backstage pictures by Niccolò Rastrelli.
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I'll be there: No Max...No party!...to celebrate the magazine restyling...definitely the place to be...
Come da invito, stampato sul nuovo numero di Max ora in edicola (invito da ritagliare, così non avete problemi alla porta...) molto ben re-stilizzato dall'art director Giovanni Russo, finalmente tornato al grande formato e alla carta opaca, come era agli albori, negli anni '80 quando a crearlo e dirigerlo era il mitico Paolo Pietroni, io ci sarò, Giovedì 5 Novembre dalle 19,00 in poi al Peuterey experience in Via De Tocqueville 11 a Milano, per fotografare chi viene e chi vuole.
Le foto saranno pubblicate sul sito di Max e a insidacabile giudizio, pare che le migliori performances lo saranno anche sulla carta volutamente non patinata del giornale.
Non mancherà, in veste di "madrina" della serata e parte di una performance dell'artista Nicola Artico, anche la bellissima Lucilla Agosti, di cui non resisto alla tentazione di pubblicare una ritratto qui sotto.
Ci vediamo Giovedì!
Lucilla Agosti photographed for Max magazine by Toni Thorimbert
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More from "DUE" : The exhibition catalogue, edited by Skira, is now on sale on the best bookshops.
Novembre 2009
Visto in una vetrina a Venezia il catalogo di "2" in buona compagnia: in basso nell'inquadratura si vede il catalogo di "1", che contiene le immagini di Basilico, Mimmo Jodice, Franco Vaccari, Fontana e Ghirri, sulla destra, Mario Giacomelli e più sotto un bel volume Magnum...
Qui sopra qualche riproduzione dalle mie pagine del catalogo.
"Due"
Andreoni
Campigotto
Ferrero merlino
Pirito
Rivetti
Thorimbert
Catalogue edited by Claudia Fini and Francesca Lazzarini.
Texts by Andrea Landi and Filippo Maggia
Edited by SKIRA for Fondazione Fotografia, a project Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Price: Euro 24,00
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