Quest'anno ho fatto qualche copertina di dischi.
Mi piace fare le copertine.
L'idea di riempire quel quadrato.
Aver a che fare con gli artisti, con i musicisti, la possibilità di viverli, di stare con loro, di imparare da loro, è parte del grande privilegio di essere un fotografo.
La musica ha un grande nesso con la fotografia. Mi sembra che la musica sia capace di produrre immagini nella nostra testa, nel cuore.
Insomma, io senza musica proprio non potrei vivere. Forse potrei vivere senza fotografia, ma non senza musica.
Comunque quest'anno ho iniziato davvero in bellezza:
Nina è uno splendore. Punto.
Qui sotto una mia foto dal backstage..
E qui qualche schermata dal suo sito web dove ci sono altre immagini da quel set:
Poi mi ha chiamato Lorenzo da New York. E abbiamo fatto la copertina di Sabato, il primo singolo del nuovo disco:
la storia di questa immagine è largamente raccontata a questo link:
http://www.tonithorimbert.blogspot.it/2014/12/sabato-jovanotti.html
Certo, ho un po' di nostalgia per i tempi del vinile: usciva il disco, era grande, 32X32cm, quadrato. Dava una soddisfazione incredibile.
Questa qui sopra è stata la mia prima copertina.
Cornelius Cardew.
In realtà è un retro di copertina, diciamo che in questa faccenda, come in molte altre, ho iniziato entrando dalla porta di servizio.
Facevo l'assistente di Fabio Simion all'epoca e lui scattava per la Cramps, mitica casa discografica alternativa che produceva musica sperimentale e gli AREA di Demetrio Stratos
L'Art director era Gianni Sassi.
A me facevano fare quello che Fabio non aveva voglia o tempo di fare, ma è stata una buona scuola.
Andavo ai concerti, facevo i backstages. Imparavo, e me la godevo.
Upgrade.
Sempre Cramps.
Steve Lacy
Piccola la foto, ma almeno era in copertina. 1974.
Poi vabbè, Ornella. 1980. Avevo 23 anni.
la storia di questa copertina è raccontata qui:
http://www.tonithorimbert.blogspot.it/2010/03/ohhhh-ornella-nice-to-meet-you-again.html
Nel 1985 due pezzi da 90:
Vasco.
E Baglioni!!!
Era al top.
C'erano soldi.
Andai fuori Londra, studi di registrazione nella campagna inglese. Lui stava lì. Non lo vedevo mai. Mi faceva sapere che non se la sentiva. Che non aveva l'ispirazione per le foto. Non stava bene. Aveva l'influenza.
Una sera approda, davvero dal nulla, Loredana Bertè. Niente foto.
Un giorno andammo ad Ostia. Mi piace Ostia, è come essere in periferia, ma al mare.
L'insicurezza era totale.
All'epoca ero pettinato un pò come Claudio.
Occhi malinconici, naso importante.
L'enturage diceva: ma voi vi somigliate!
Ma non credo che a lui questo piacesse molto, anzi.
Volo Milano > Roma.
Ci vedevamo io e Claudio in un bar in cima ad un monte. Aperitivo.
Parlavamo. Cioè lui parlava, io ascoltavo.
Sotto di noi tutta Roma.
Solo idee. Non foto.
Pezzettini di carta ripiegati a simulare un album triplo, quadruplo, quintuplo.
taxi, aereoporto, Milano.
Questo diverse volte.
Feci sopralluoghi.
Alla fine optammo per la terrazza dell'Hotel Hilton.
L'idea era questo sguardo di Claudio sulla vastità dell'urbe. Una delle facciate, ripiegandosi era fotografata di notte.
Un altro giorno provammo a fare altre foto sul Ponte Milvio, un altro posto di Roma che mi piaceva molto. C'era un cielo nero, di tempesta.
Alla fine ne venne fuori il retro, fotografato con un 500mm a specchio.
Ho ritrovato recentemente una polaroid fatta - non so da chi - nel backstage:
Poi va bene, ne ho fatte altre...nel 1988 la Oxa
I Matia Bazaar
Gino Paoli
e per tornare ad oggi..."Perfetto" l'ultimo album di Eros Ramazzotti
Mi piace fare le copertine, l' ho già detto.
Ma la cosa buffa è che mi piaceva farle anche prima di fare il fotografo.
Quando facevo il batterista, in cantina.
Questo reperto l'ho trovato adesso a casa di mia madre.
Avevo 14 anni e suonavo in una "one man band".
"Le origini"
e nei miei sogni " Le Origini" avrebbero fatto un disco (dal titolo davvero bislacco): " Mi dispiace...alberi"
E questa era la copertina!
Dentro c'erano i testi delle canzoni e i miei disegni. Mi vergogno talmente che non sono riuscito nemmeno a leggerli.
Le foto le avevo scattate sotto casa con la macchina di mio padre. Una Yashica. E sviluppate e stampate nel suo studio. lui faceva il grafico. Mi piacevano da matti i trasferelli per scrivere i titoli.
Vabbè, dai.
Passiamo oltre.
Darò a questo punto una notizia utile:
Ad Arles, fino al 20 Settembre nel contesto degli Incontri Internazionali di Fotografia c'è una grande mostra dedicata alle copertine dei dischi dove si scopre che persino i Becher hanno fatto una copertina dei Kraftwerk
La mostra è super interessante, se passate da quelle parti ne vale decisamente la pena:
Click on the pictures to enlarge.