PAINTING BY PHOTOS
Nelle fotografie di Saul Leiter ci sono taxi, ombrelli, pioggia e neve, specchi, riflessi e vetrine.
E persone.
Potrebbe sembrare la descrizione del lavoro del “solito” fotografo di strada di New York: situazioni sorprendenti, intuizione e abilità nel cogliere l'attimo.
Di solito l'attimo è in bianco e nero.
Ma non è così.
Il terreno d'azione di Saul Leiter è lo stesso, tuttavia il risultato è su un altro livello.
Immagini colorate, vicine all'espressionismo astratto.
E nessuna miseria o tormento umano.
Solo la ricerca del bello.
Di solito l'attimo è in bianco e nero.
Ma non è così.
Il terreno d'azione di Saul Leiter è lo stesso, tuttavia il risultato è su un altro livello.
Immagini colorate, vicine all'espressionismo astratto.
E nessuna miseria o tormento umano.
Solo la ricerca del bello.
Taxi (1957) spiega bene il metodo compositivo di Saul
Leiter e l'incantevole uso del colore. Non si riconosce il passeggero né il
tassista, il modello dell'auto, il luogo, ma non ha importanza, anzi questa
apparente mancanza aggiunge una nota di mistero, di ritmo e movimento e
possiamo fantasticare.
Ah, il rosso è il colore preferito di Leiter, che amava
indossare calze rosse e, quando gli capitava di pensare a se stesso, pensava ai
colori.
Saul Leiter nacque a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1923
in una famiglia di ebrei devoti e si trasferì a New York City nel 1946 per fare
il pittore, abbandonando gli studi del Talmūd, gettando nella più profonda
tristezza il padre, non proprio un allegrone in partenza, che considerava i
fotografi dei buoni a nulla.
Molto significativo anche l'atteggiamento della
madre: non ti impedisco di dipingere.
Puoi farlo di nascosto in soffitta
(sarebbe stato sconveniente se qualcuno avesse saputo) e intanto continui gli
studi teologici.
Malgrado ciò, o forse proprio grazie a ciò, Saul Leiter
aveva l'allegria nel cuore.
Favolosi i suoi sketchbooks
che amava particolarmente dipingere. “Stai solo pensando e i disegni sono
l'espressione delle tue riflessioni”.
A New York conobbe Richard Pousette-Dart (1916 - 1992),
l'artista astrattista membro della New York School of Painting, che
lo incoraggiò a dedicarsi alla fotografia.
Iniziò così a fotografare per le strade del suo quartiere,
l'East Village, negli stessi anni in cui si stava affermando il fenomeno dei
fotografi di strada, producendo immagini in grande quantità, in un primo
periodo in bianco e nero
La Kodachrome fu introdotta sul mercato nel 1935 e fu la prima
pellicola a colori accessibile a tutti, venduta in rullini 35 mm bell'e pronti.
Forse per questo piacevano molto a Leiter che era povero in canna e, dice lui,
molto pigro. Di sicuro gli piaceva la particolare resa cromatica basata sulla
sintesi sottrattiva: la prima pellicola ad usare quel metodo.
I colori di Saul Leiter sono unici. Lo speciale effetto
della Kodachrome fu enfatizzata, modificata, virata dalle sperimentazioni usando
rullini scaduti, o alterati dalla temperatura e trattando i chimici di stampa
in modo personale, così, per vedere l'effetto che faceva.
Meraviglioso uso della profondità di campo, dei segni
grafici e, appunto, dei colori. Immagine suggestiva, romantica ed eloquente:
siamo in America, amico, non si vede forse? C'è da consegnare la posta.
Negli anni '40 e '50 il mondo della fotografia d'arte
considerava la fotografia a colori inopportuna e volgare, adatta solo a bassi
utilizzi commerciali.
Ed in questo, nella ricerca e sperimentazione sul colore,
Leiter fu un pioniere se pensate che anche Henri Cartier-Bresson diceva:
“La fotografia a colori? E' qualcosa di indigesto, la
negazione di tutto il valore tridimensionale della fotografia.”
Leiter non si sentiva parte del movimento estemporaneo dei
fotografi di strada o di qualsiasi gruppo di artisti, pur apprezzando il lavoro
di Eugene Smith (1918 - 1978), Louis Faurer (1916 - 2001) e Robert Frank (1924).
A lui non interessava il giudizio degli altri, era appagato dalla
consapevolezza di essere bravo e gli piaceva semplicemente uscire per strada
con la sua macchina fotografica per catturare certi momenti senza alcuna
pianificazione, senza un'idea di cosa avrebbe fatto: “...io sono una persona che ogni tanto
usa la macchina fotografica con un tocco di intelligenza, ma non troppa” ed
era convinto che tutto è fotografabile ed essere fotografo ti insegna a guardare
e ad apprezzare ciò che vedi.
Saul Leiter è un raro esempio di artista puro, un artista
che non è mai sceso a compromessi. Si è dedicato alla ricerca del bello per
esclusivo piacere personale perché la fama e i soldi non gli interessavano.
Aveva il rifiuto per ogni forma di “autorità costituita” e non si preoccupava
del suo ego.
Ecco due foto prese dallo stesso punto, probabilmente
dall'interno di un caffè dove Leiter se ne stava a guardare fuori.
Attraverso la condensa sulla vetrina, ha scattato fotografie davvero
significative. Geniale quell'effetto delle “pennellate a mano” sulle goccioline
della finestra la cui immagine vista attraverso è un po' astratta e un po'
figurativa.
T del 1950 ha un effetto ancor più indefinito, quasi
misterioso.
Questa foto si intitola Walk with Soames, 1958
Solo in rare occasioni poche sue foto furono esposte al
pubblico, come al MoMA nel 1953 in una mostra curata da Edward Steichen (1879 -
1973), fotografo, pittore e curatore di musei e mostre.
Uno che ci sapeva fare
e se ne intendeva: mitico esponente della fotografia pittorialista, autore della
famosa foto The Pond-Moonlight del 1904.
Una delle 3 versioni esistenti
fu venduta per 2,9 milioni di dollari ad un'asta nel 2006. E' stata la foto più
costosa al mondo prima che Rhein 2 di Andreas Gursky (Lipsia, 1955)
fosse venduta nel 2011 per 4,3 milioni di dollari.
Abbiamo già visto la serie dei vetri bagnati,
adesso passiamo ai riflessi o collages:
Solo nel 1992 le fotografie “private”di Leiter, ma solo
quelle in bianco e nero, furono accessibili al grande pubblico perché Richard
Avedon (grazie ancora Richard!) suggerì a Jane Livingston, curatrice della
Corcoran Gallery of Art di Washington, di includere Saul Leiter nel libro “The
New York School: Photographs, 1936-1963”.
Nel volume, oltre a Saul Leiter, troviamo Diane Arbus,
Richard Avedon, Alexey Brodovitch, Ted Croner, Bruce Davidson, Don Donaghy,
Louis Faurer, Robert Frank, Sid Grossman, William Klein, Leon Levinstein, Helen
Levitt, Lisette Model, David Vestal e Weegee. Impressionante no?
Da quel momento, la Howard Greenberg Gallery di New York
rappresenta Saul Leiter.
Ho cercato di dare un certo ordine alla immensa produzione di
Saul Leiter dividendo le foto in piccoli gruppi perché ho notato che Leiter
aveva diversi modi di guardare.
Riflessione: tutte, o quasi, le foto di Leiter sono verticali.
Strano, per un fotografo che non pensa di pubblicare le sue foto.
Taxi, 1956
Reflection, 1958
Sono rimasto un po' lì a cercare di spiegare la bellezza di
queste immagini, ma ho deciso che non ce n'era bisogno. Mi sono venute in
soccorso due citazioni:
“Ho sempre pensato che la fotografia sia come una
barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.” Ansel Adams.
“Il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi
non ci sia bisogno di spiegarla con le parole.” Elliott Erwitt
Molto significative sono le fotografie in cui la scena
avviene in una piccola zona dell'inquadratura.
Le scene sono come “spiate”, il che enfatizza la sensazione
di casualità e quella percezione di mistero, di cui accennavo nella prima
fotografia del taxi, lasciando spazio alla nostra immaginazione.
Saul Leiter accettava di avere un committente solo
se poteva fare ciò che voleva, come nella pubblicità per un negozio di scarpe
in cui troviamo ancora il “soggetto” nascosto da una quinta, in questo caso un
ombrello
In queste composizioni, riconosco un parallelismo tra la
volontà di Leiter di essere ignorato, di non voler apparire che ha caratterizzato
tutta la sua vita, e le parti “nascoste” nelle fotografie.
E' un esercizio di stile superlativo, un virtuosismo di rara
intensità eppure ottenuto con una semplicità disarmante.
Come qui:
dove una insignificante e poco attraente poltiglia nevosa,
diventa un capolavoro grazie a un tocco di genio. La maestria narrativa di Saul
Leiter trova la massima espressione con la semplice ma sapiente presenza di una
fetta di un ombrello rosso e cappotto nell'inquadratura.
Chi sarà quella
signora con l'ombrello, che aspetto avrà e dove sarà diretta? Anche lei ha il
diritto all'anonimato e a procedere per la sua strada un po' ai margini, senza
che nessuno le chieda perché e percome.
Avere l'ambizione
di essere ignorati ma lasciando un segno influente del proprio passaggio.
Tutto ciò a cui
Saul Leiter ha sempre ambìto.
Buone vacanze!
Compiti per le vacanze:
1) Guardare“In No Great Hurry”, super documentario del regista inglese Tomas Leach scaricabile con 10 dollari:
(ma dovrete fare i conti con una musica di sottofondo
stucchevole)
2) Trovare fotografie recenti di Saul Leiter in digitale.
Dopo la scomparsa della pellicola, Leiter si è adattato al
digitale. Nel documentario si vede Leiter fotografare per strada con
macchinette digitali e vengono mostrate alcune foto recenti: On The Bus, 2010,
Menù, 2010, 3rd Avenue, 2008. Ma in internet non ne ho
trovato traccia.
3) Comprare, leggere e guardare “Early Color”
http://www.amazon.it/Early-Color-Saul-Leiter/dp/3865211399/ref=sr_1_3?ie=UTF8&qid=1404376905&sr=8-3&keywords=saul+leiter
Sono riconoscente al mio assistente, Alberto Macchi, che un giorno mi ha chiesto: ma tu conosci Saul Leiter?
Grazie a Wendy per il suo amore.
Matteo Oriani. Editor at large,
The blog behind the images.
Matteo Oriani è un fotografo. Colto ed acuto osservatore delle immagini e delle menti che le producono. Insieme a Raffaele Origone forma il duo professionale Oriani-Origone. Nelle loro foto danno vita ad oggetti altrimenti inanimati.
Questo è l'ultimo post prima dell'estate. Il blog riapre a Settembre... Buone vacanze a tutti! ( TT)
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