Voyeuristic photographs of people having sex, shot with infrared film: Some examples of the work of Kohei Yoshiyuki...









Luglio 2009

Segnalo un lavoro che mi pare intrigante e di gusto molto..."giapponese".
Nel sito da cui provengono le fotografie che qui pubblico, l'autore è intervistato niente di meno che da Nobuyoshi Araki in persona, che gli tributa un entusiastico riconoscimento.
Il nostro Yoshiyuki, armato di pellicola all'infrarosso e di un certo sangue freddo, ha passato qualche notte nei boschetti dove le coppie e gli omosessuali esibizionisti si appartano per fare sesso sapendo di essere guardati, e alle volte toccati, da voyers sconosciuti. Un bel groviglio!

Segnalo anche il sito da cui ho tratto questa notizia e dove potete leggere, in inglese, il divertente dialogo tra Araki e Yoshiyuki:
www.americansuburbx.com
Grazie a Silvia Meneguzzo per la dritta!

Photographs by Kohei Yoshiyuki

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A postcard from Arles: Giovanna Calvenzi, the famous photo editor and curator in front of a big picture by photographer and street artist "JR".





Luglio 2006

Coincidenze: avevo appena finito di riprodurre per il blog questa doppia pagina da un Marie Claire con il bellissimo lavoro di JR in una favela di Rio (consiglio di cliccare sulla foto per ingrandirla) mentre ricevevo via mail una "cartolina" da Arles da Giovanna Calvenzi, la famosa photo editor e curatrice, fotografata davanti ad una grande foto-opera-installazione di JR.
Non potevo non approfondire e non segnalare.
Il sito di JR: www.jr-art.net
Straordinario.

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More from "Domani", the song to benefit the people of Abruzzo: some of our backstage pictures as published by italian "Vanity fair" magazine.



Luglio 2009

Con il testo, pregevole, di Paolo Giordano, famoso autore del best seller "La solitudine dei numeri primi" è uscito questa settimana un'altro servizio sul backstage di "Domani", questa volta sul "Vanity fair" italiano. Il Pop è pop, e anche qui, la grafica, con i nomi dei cantanti scritti a mano sulle foto potrebbe destare qualche perplessità. ma l'importante è che se ne parli....Qui sopra la doppia pagina d'apertura del servizio.

The backstage of "Domani". Photographed exclusively by Toni Thorimbert and Niccolò Rastrelli.

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Annie Leibovitz. At Work.



Zurich, 19 July 2009

E’ bello il libro di Annie Leibovitz.
In inglese, è scritto con la semplicità formidabile della lingua parlata, come se la Leibovitz ti stesse raccontando le sue avventure, giù nel bar sotto casa.
Ne ho sentite tante su di lei, anche di prima mano. Avevo un assistente a New York che aveva lavorato con lei. Diceva che, assistenti, erano minimo in dieci e che nello studio c’erano valanghe di flashes a noleggio che non usavano mai, tenuti lì per mesi: roba che costava una fortuna. E che in viaggio, Annie stava al telefono tutta notte con il suo analista e che pagavano conti d’albergo spaventosi. Mega produzioni, con tre, quattro locations di scorta ogni volta, prenotate, pagate, e mai usate.
Naturalmente non c’è niente di tutto questo nel suo libro. Nessuna confessione piccante, nessun trucco veramente segreto viene veramente svelato, ma solo il racconto, quasi modesto, di come Annie Leibovitz fa le sue fotografie.
Parla dei suoi maestri, dei fotografi che rispetta e che l’hanno ispirata: Robert Frank, Diane Arbus, Avedon e Penn. Parla dei suoi inizi a “Rolling Stone” e del suo tour con i "Rolling Stones” dove dice “ I did everything you are supposed to do when you are in tour with the Stones”.
Parla della foto di Lennon e Yoko Ono, scattata poche ore prima che Jhon fosse ucciso da un pazzo davanti a casa. Di “Gap” e “American Express” le sue prime straordinarie campagne pubblicitarie che vinsero, direi a ragione, ogni tipo di premio.
Parla del famoso scandalo ( nel 1991!) per la copertina di Vanity Fair con Demi Moore nuda e incinta, di atleti e di ballerini, del processo O.J. Simpson e dei suoi reportage di guerra a Sarajevo e in Ruanda, della moda per Vogue e delle sue famose foto di gruppo.
Già i gruppi. Ci spiega ciò che avevamo già un po’ indovinato, e cioè che li ha sempre fatti “ a pezzi” cioè con più macchine fotografiche messe una in fianco all’altra, e che li ha sempre montati, successivamente, al computer. Ma dice anche, con una certa onestà, che per quanto ben fatto, un ritratto di gruppo non avrà mai la forza di un soggetto singolo. Parla a lungo della Regina d’Inghilterra e delle situazioni assurde di quel set, ma anche di Obama, Shwarzenegger, Patty Smith, Nicole Kidman e Jhonny Depp. Del loro carisma e di come la luce accarezzi con favore i loro volti.
Un racconto molto maschile, non per forza simpatico. Dice che non ha mai cercato di “mettere a suo agio” nessuno, che non chiede mai di sorridere per una foto. Dice che il suo modo di creare un’intesa è di parlare con franchezza, fare richieste precise e lavorare insieme al soggetto fino a creare una situazione condivisa.
Nel libro, ci sono, ovviamente, le foto di cui racconta, ma anche, molto curiose, le foto di “backstage” dai suoi set: Flashes, ombrelli, gli “octa” , i ventilatori, generatori, cavi, corde, pesi, cavalletti, gli enormi schermi per la luce montati in mezzo al deserto, o il suo tipico fondo grigio messo lì, come in uno studio, nel mezzo di una lussuosa suite di un grande albergo.
Parla della transizione, dapprima difficile, poi sempre più entusiasta, dalla pellicola al digitale. Parla dei suoi assistenti, e di come adorano farle notare se fa uno scatto sfuocato, dell’importanza degli “stand In”, le controfigure su cui provare la luce e l’inquadratura prima che arrivi il vero soggetto.
In mezzo a tutto questo ben di Dio riusciamo anche a sapere mille altre piccole, fondamentali, cose: che il cavalletto lo porta sempre, ma che poi non lo usa quasi mai; che odia quando i suoi assistenti continuano a misurare la luce con l’esposimetro e la forzano a fare una foto “esposta giusta” mentre lei la vuole fare “scura”; che qualche volta le grandi idee per le sue famose foto non le ha avute lei, ma qualcuno che passava di lì, e che la sua bravura è stata solo nel fare “clik”; che dopo un po’ che lavora in studio le viene voglia di mettersi a tracolla una Nikon e andare in giro a fare delle foto meno “costruite” e che comunque, per un fotografo avere il proprio studio è come avere una macchina sportiva, non è certo la cosa che ti fa fare foto migliori, che quando fai la moda devi ricordarti che è il vestito che comanda; che nelle doppie pagine non devi mettere mai nessuno nel mezzo dell’inquadratura perché se no finirà per scomparire nel mezzo della piega del giornale; che prima di fotografare qualcuno è bene sapere chi è, cosa fa, cosa ha fatto, e sopratutto chi l’ha fotografato, e come, prima di te; che in esterni, la luce più bella per un ritratto è uno o due metri dentro ad un portone, e che, (anche a lei) fa un po' strano quando dicono: “hai colto l’anima di tizio, o caio”, dato che sai bene che in un ritratto è già tanto riuscire a far somigliare qualcuno a se stesso. Insomma, una piccola meraviglia. L’ho letto tutto d’un fiato. Poi, era notte, ho spento la luce, e prima di addormentarmi ho pensato: “ Che bello…, Annie Leibovitz è proprio come me….”

Annie Leibovitz
At Work

Jhonatan Cape London
237 pagine.
In vendita in Corso Como 10 Milano
45,00 Euro.

(Un lungo e ben documentato articolo di Andrew Goldman sugli attuali, enormi, problemi finanziari di Annie Leibovitz si trova, naturalmente in inglese, sul sito del New York Magazine.)

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"Ancillotti" The historical motorcycle brand and logo revive in the passionate hands of Roberto Giliberti.

Autodromo del Mugello, 12 Luglio 2009

Una bella storia di passione per le moto e per le corse quella che vede Roberto Giliberti "Chief financial officier" della PisaSuperyachts riprendere in mano la proprietà del mitico marchio Ancillotti"
Già realtà un paio di 125cc, una da cross e una da velocità che ha debuttato al Mugello in occasione del Campionato Italiano Velocità e in cantiere uno "Scrambler" 350cc che sarà presentato al Salone del Motociclo di Milano a Novembre.
Qui sotto alcune immagini dalla giornata di gara al Mugello.



Un esemplare della 125 da Cross: tutti componenti sono di assoluta eccellenza.



Roberto Giliberti in posa in mezzo alle due "Friba" 125 da competizione. Quella di sinistra porta i colori della "Ancillotti".



Un dettaglio delle grafiche sulla carena. Il marchio Ancillotti è talmente bello che sarà utilizzato per una linea di abbigliamento super stilosa, e indiscrezioni raccolte nel paddock suggeriscono che in questa operazione potrebbe essere coinvolto come consulente Tommaso Pecchioli, animatore del famoso brand fiorentino "GERARD LOFT"





Sulla linea di partenza: a destra della volenterosa "ombrellina" il giovane pilota napoletano Ciro Pizzo, Francesco "cavins" Cavini all'acquisizione dati, Massimiliano "Sega" Marchesini e Roberto Giliberti ( il boss non ha soprannome...)



Momenti di tensione prima del via...



Una qualifica non proprio fortunata ha tenuto i nostri colori un pò fuori dalla mischia dei primi, costringendo Pizzo ad una gara solitaria e un pò in rimonta. Ma l'importante oggi è farsi vedere e conoscere...

Photographed by Toni Thorimbert


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Tafkav: "The Artist Formerly Know As Vanda", a remarkable performance from artist, gentleman rider and long time friend Francesco Monico.









San Casciano Val di Pesa. Luglio 2009

Nella piccola stanza, gli altoparlanti di un impianto stereo collegato ad un computer emettono un suono ritmico, assimilabile al battito di un cuore o ad un respiro.
E' la "vibrazione" di un'orchidea, monitorata e diffusa attraverso un computer.
Detto così, sembra "solo" interessante, ma vi assicuro che dal vivo è un'esperienza coinvolgente ed emozionante.
In fondo non è nemmeno così importante se i suoni, il "respiro della pianta" sono veri, verosimili o farlocchi, ma l'idea, il sogno di poter comunicare, scoprire, e ascoltare il "suono interno" di un fiore, tra l'altro bellissimo come l'orchidea Vanda, è assolutamente affascinante.

The Artist Formerly Known As VANDA (TAFKAV) è un'istallazione costituita
da un fiore d’orchidea (vanda) collegata mediante sensori a un
misuratore di elettricità galvanometrica della pianta, a sua volta
collegato ad un hardware che traduce gli impulsi in Max Msp, e richiama una sequenza di sonorità preregistrate (opera di Steve Piccolo) nel computer.
L’amplificazione di questi suoni, talvolta impercettibili, permette di
cogliere una sorta di linguaggio poetico, simbolo di possibilità di
scambio pianta–uomo.
L’opera pone l’accento sulla necessità e la possibilità di un’estensione della
coscienza umana nel campo cosiddetto non-umano e sottolinea come la tecnologia può arrivare a favorire questo processo, aumentandone esponenzialmente le possibilità
percettive.

Blog: http://tafkav.blogspot.com/

Francesco Monico, allievo di Derrick de Kerckhove e poi di Roy Ascott, ha sviluppato una ricerca sincretica sui media, tecnologia e nuove proporzioni umane, che esprime un'estetica in cui pratica artistica, esperienza didattica e produzione scientifica sifondono in un unico contesto di ricerca.
Dirige il PhD MNode, ed è fondatore e Direttore della Scuola di Media Design & Arti Multimediali della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.


Nelle foto in alto, alcuni aspetti della mostra e dettagli dell'opera TAFKAV mentre, nella foto qui sotto l'artista Francesco Monico in perfetto tema futurista mentre pennella la sua piega alla parabolica della pista di Castelletto a bordo di una Honda CBR 600RR...Non male per essere un artista multimediale...



"Tafkav" pictures by Toni Thorimbert


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On the road btwn Cisternino and Ostuni, Puglia, Italy.



4 July 2009

Photographed by Toni Thorimbert

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Motorbike World Champion and Icon Kevin Schwantz graces the July cover of "Riders"









Luglio 2009

Com'è Kevin? molto cool direi, il numero 34, quello che, per rispetto, nessun altro pilota potrà mai più portare, un mito che va ben oltre il numero delle sue vittorie e del suo, unico, titolo mondiale.
Anche se probabilmente non è così, nel mio ricordo è il primo pilota a strisciare il ginocchio a terra nelle curve.
Oggi è un affabile signore, piuttosto in forma, che insegna motociclismo da pista in America e che si candida a dirigere il team Suzuki in MotoGP.
Molto di più, su di lui e sulla sua storia potete trovare nel pezzo che accompagna le mie foto sull'ultimo numero di Riders ora in edicola. Qui sopra la cover del magazine, una selezione dalle pagine interne e una foto dal backstage.
Il servizio è stato realizzato durante il Gran Premio d'Italia al Mugello.

Kevin Schwantz photographed by Toni Thorimbert


Backstage photograph by Niccolò Rastrelli.

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Actress Micaela Ramazzotti graces the cover of the July issue of"Max" Magazine









Luglio 2009

E' uscito in edicola il numero di Luglio di "Max" con copertina e servizio ( di cui riproduco qui sopra una selezione) dedicato all'attrice Micaela Ramazzotti. Il titolo del pezzo ("cambio vita, mi rivesto") la dice lunga sulle difficoltà che ho avuto a scoprire qualche centimetro di pelle di Micaela, che si è fermamente opposta a bissare, neanche lontanamente, le foto, molto, molto svestite (ma non fatte da me), che proprio Max pubblicò di lei qualche anno fa..Il tempo però passa e le cose cambiano, oggi Micaela è la signora Virzì e comunque, vestita o svestita davvero non credo importi: Micaela è una straordinaria e intensa attrice e spero che questi ritratti rendano il giusto tributo alla sua bellezza.
Voglio qui ringraziare la truccatrice Carla Vincenzino, il produttore Alberto Cancemi e il "press agent" di Micaela Luca Di Nardo per il loro prezioso apporto in questo set.

Micaela Ramazzotti photographs by Toni Thorimbert

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