A postcard from Venice and some reflection about the impact of contemporary art



Venezia, Punta della Dogana, 26 settembre 2009

Riflettere, questo è quello che mi esorta a fare in questo periodo l’oroscopo del capricorno di Vogue Paris.
Cosa meglio dell’arte contemporanea per innescare qualche commento e, appunto, qualche riflessione, sullo stato delle cose. A Venezia, per esempio c’è “Mapping the studio: Artists from the Francois Pinault collection” una bellissima mostra negli spazi di Punta della Dogana sapientemente restaturati su progetto di Tadao Ando.
Purtroppo fotografare lì è davvero vietato e dopo essermi fatto beccare (e sgridare malamente) un paio di volte della security ho dovuto lasciar perdere. Comunque poco male, una mostra del genere va vista di persona e ben poco avrebbero potuto fare le mie immagini rubate per descrivere la ricchezza e la bellezza di quell’allestimento. Siccome è passato già qualche giorno, è buffo come, tra le opere che molto colpiscono al momento, penso agli incredibili diorami dei fratelli Chapman, o alla stanza dedicata a Cindy Sherman con in mezzo la statua di Jeff Koons e Cicciolina, o alle famose opere di Murakami, Paul Mc Carthy, Richard Prince e chi più ne ha più ne metta, alla fine molto mi ha lasciato l’opera di Fischli e Weiss. Cinquecento (o ottocento, non ricordo) pagine pubblicitarie di tutti i generi e di ogni genere di prodotto semplicemente (ma sapientemente) accostate e messe in fila su lunghi tavoli protetti da un vetro. Al primo impatto un lavoro abbastanza freddo, bruttino e un pò incomprensibile. Ma invece che darmi per vinto, ho incominciato a girare tra i tavoli, a darmi tempo, cercando di aprire gli occhi, il cuore e la mente e appunto, a riflettere. E improvvisamente l’opera è esplosa, bellissima, nella sua assoluta semplicità e verità. Arte come pura riflessione sul mondo e sull’immagine, sul desiderio, e che non aggiunge nulla all'esistente, ma solo organizza e svela. Per me, un capolavoro.
Poi esci e sei sul mare, di fronte a te San Marco e sulla punta estrema il ragazzino gigante, bianchissimo e nudo di Marc Quinn con la rana in mano.
Prima della fondazione Pinault, Punta della Dogana l’ho sempre vista, come credo tutti, da San Marco, ma oggi qui abita l'Arte, un motivo valido per incontrare un nuovo punto di vista. E così, con la sensazione da mal di mare di galleggiare in mezzo alla laguna, con i transatlantici che passano enormi e i motoscafi e le gondole attorno, e la gente, i turisti, e questo totem bianco, non sai bene cosa e dove guardare, cosa sentire, e sei costretto a mettere in discussione molte delle tue immagini già codificate: Venezia, le proporzioni del mondo, la vicinanza con gli altri, sconoscuti, su questa specie di zattera alla deriva che è l’Arte, e che è la vita, e a dover scegliere, tra mille possibili, un tuo punto di vista, e crederci, e fartelo bastare.


Mapping the Studio
: Artists from the François Pinault Collection
Venezia, Punta della Dogana
a cura di Alison M. Gingeras e Francesco Bonami
dal 6 giugno 2009 al 1 gennaio 2020

Punta della Dogana
Dorsoduro, 2
30123 Venezia
Fermata di vaporetto: Salute (linea 1)

Click on the picture to enlarge.

3 commenti:

settimio ha detto...

bellissimo, bravo

Matteo Oriani ha detto...

bravissimo, bello

Marina ha detto...

Bellissimo e bravissimo, è vero.
Lavoro per la Pinault Collection e mi sembra importante dire due cose, anche se a distanza di sette anni dal tuo post, che leggo solo ora:
1) dopo l'apertura di Punta della Dogana è stata combattuta - e vinta - una dura battaglia contro il NO PHOTO urlato dai guardasala. Oggi chiunque può fotografare indisturbato le opere esposte a Palazzo Grassi e Punta della Dogana (a meno che l'autore dell'opera non dichiari esplicitamente che preferisce di no).
2) Il Boy with frog sulla Punta era di Charles Ray, non di Marc Quinn. E nella mostra attuale è diventato grande... visitare per credere!