Tutte le buone fotografie dovrebbero essere degli “autoritratti”, ma è molto difficile che un autoritratto sia una buona foto.
Settimio Benedusi
L’anno scorso, per vari motivi, mi hanno scattato molte fotografie di ritratto.
Ne ho scelta una. Me l’ha scattata Giovanni Gastel.
One shot. Uno scatto solo.
Giovanni è bravo, la sa lunga, e tra tutti e due facciamo tanti anni dietro - e davanti - a quelle macchine.
Ma se ci ripenso, sembravamo piuttosto due condomini indaffarati che si incontrano casualmente su di un pianerottolo ingombro di cose: flashes, banks, cavalletti, una colonna e la grande Plaubel col soffietto.
Molto vicini e molto distanti.
Il 20X25 ti inchioda. Come fotografo, non puoi sgarrare. Il fuoco. Il momento dello scatto.
Come soggetto, se ci vuoi essere, devi partecipare a quel rigore.
I sensi si amplificano. Gli assistenti tremano. Pure loro, molto attenti. Se sbagli è un guaio.
Io preso, in quella frazione corta di tempo, a ripulirmi da quell’ io ingombrante che ogni tanto sgomita.
Lasciarmi vedere, ecco quello che volevo.
Giovanni ha caricato l’otturatore con l’aria di maneggiare quella levetta per la prima volta in vita sua.
Credo mi ha guardato un attimo, a lato della macchina, non da dietro, e qualcosa mi ha in qualche modo inglobato, anche se ero troppo preso a guardare verso l’obbiettivo per saperlo veramente, e subito subito, i flash hanno fatto un BUM molto forte, come in una fucilazione in cui tutto succede molto più in fretta di quanto immagini, molto diversa da come la vedi nei film, dove la tirano in lungo e i condannati fumano l’ultima sigaretta.
Ma io ero solo felice di essere lì, e Giovanni era sincero e vero e tutto questo ha prodotto questa meravigliosa non-intenzione.
Cedere le armi. Essere vulnerabili. Con-fidarsi.
La guardo e mi chiedo: “quanto ci ho messo di mio?”
Toni Thorimbert photographed by Giovanni Gastel, 20 December 2012
A gennaio di ogni anno mi scatto un autoritratto.
Compio gli anni il primo.
Allora mi faccio la foto. Anche se non ne ho molta voglia. E ogni volta è molto diversa da come vorrei che fosse. Per intenderci, nei miei autoritratti io vorrei somigliare a quello che sembro nella foto in alto, quella di Gastel.
Ma non mi viene mai. Al massimo sembro ebete, mai sereno, men che meno saggio.
Forse perché non lo sono. Forse non lo sono ai miei occhi.
Più difficile che scattarsi un ritratto, c’è solo sceglierlo, figuriamoci commentarlo. Troppe cose fatte troppo da soli.
Comunque, alla fine ho scelto questa.
Self portrait, 1 January 2013
Clicca sulle immagini per ingrandirle.
Comunicazione di servizio:
Nel corso di questi anni è diventata una prassi abbastanza consolidata per me pubblicare un nuovo post ogni settimana, la domenica sera. E' stato bello perchè a me ha dato una disciplina e un ritmo mentre a chi mi segue ha dato la sicurezza di un appuntamento fisso.
Da quest'anno, oltre a pubblicare anche la traduzione in inglese, vorrei provare a privilegiare l'ispirazione e la qualità invece che la regola e la quantità.
Con tanto affetto, buon 2013!
T.T.
ENGLISH TRANSLATION:
Every good photograph should be a “self-portrait”, but it’s rare for a self-portrait to be a good photograph.
Settimio Benedusi
Last year, for a variety of reasons, people were always making portraits of me.
I chose one. It’s the one Giovanni Gastel took.
He took it in one single shot. Just one.
Giovanni’s a talented man, he knows a lot, and the two of us go back many years – both behind the camera and in front of it.
But if I think about it, we used to be more like two busy next-door neighbors who bump into each other every once in a while on the landing, which is full of their stuff: flashes, banks, tripods, a column stand and a big Plaubel with bellows.
So close, yet so distant.
An 8 by 10 nails you down. As the photographer, there’s no second-guessing. Focus and timing is everything.
As the subject, in order to be part of the process, you need to be part of the precision.
The six senses are amplified. The assistants’ nervous tics come alive. Also they know: be alert.
If you make a mistake, it’s a problem.
I was intent, in that short fraction of a second, on erasing my cumbersome other self that sometimes rears its head.
Let myself be seen, that’s what I wanted.
Giovanni cocked the shutter like he was figuring out that little lever for the first time in his life.
I think he looked at me for a second, from the side of the camera, not from behind, and something somehow swallowed me, although I was too busy looking at the lens to know for sure, and right at that same moment, the flashes went BOOM really loudly, like an execution where everything happens much quicker than you can imagine, much different from the way they show it in the movies, where the minutes seem like hours and the convicts smoke their last cigarette.
But I was just happy to be there, and Giovanni was sincere and true, and all this together produced this wonderful non-intention.
To lay down your arms. Be vulnerable. Have trust.
I look at it and ask myself: “How much did I contribute?”
Each year in January I take a self-portrait.
My birthday is on the first.
So I take my own picture. Even when I don’t really feel like it. And every time, it comes out much different from the way I wish it had. What I mean is, in my self-portraits, I’d like to be more like what I look like in the photo above, the one by Gastel.
But I’m never able to do it. At most, I come out looking like a simpleton. Never serene, let alone wise.
Maybe because I’m not. Maybe it’s just me who thinks I’m not.
What’s harder than taking a self-portrait is choosing one, not to mention discussing it. Too many things done all by one’s self.
In any case, here’s the one I ended up choosing:
Apostille:
Over the last years, I was in the more or less regular habit of publishing a new post every week, on Sunday night. It was good because it gave me discipline and rhythm, while it gave my readers the assurance of a fixed instalment.
Starting this year, besides adding an English translation, I’d like to try giving priority to inspiration and quality instead of principle and quantity.
With much affection and gratitude, Happy 2013!
T.T.
Click on the pictures to enlarge.
3 commenti:
Cosa cosa cosa?!?!
Rinunceresti e tradiresti la tua svizzera precisione abbandonando la tradizione della domenica sera???
Abbello nun ce stá a prová!!!
Ti dicessero, cosa ne so, che il moto gp (o guarda, ho preso un argomento a caso!) il prossimo anno sará fatto in giorni a caso, compreso il mercoledì mattina, a te andrebbe bene?!?!? ;-)
Abbiamo tutti poche certezze: lasciaci quella di trovare un tuo nuovo post il lunedì mattina!
Vuoi farci credere che fino a oggi hai preferito la precisione svizzera alla qualità? Non è che ti stai impigrendo? O che la domenica sera vuoi andare a spasso?
Vuoi farci credere che fino a oggi hai preferito la precisione svizzera alla qualità? Non è che ti stai impigrendo? O che la domenica sera vuoi andare a spasso?
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