Sorry, no post this sunday...
I am driving to Arles!
To know more about the "Rencontres Internationales de photographie d'Arles":
http://www.rencontres-arles.com/A11/Home
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Toni Thorimbert > Lectio Magistralis > Ispirazioni > Triennale > 27 July 2013
Diane Arbus, N.Y.C. 1963 > Toni Thorimbert, Pioltello. 1973
AFIP + CNA
presentano:
Toni Thorimbert
"ISPIRAZIONI"
Lectio magistralis
Introducono: Alessandro Cattelan > La Pina
Triennale
Viale E. Alemagna 6
Milano
Giovedì 27 Giugno 2013
Ore 19,00
Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti.
Dopo la conferenza, open bar al Superstudio di via Forcella 13 (in cortile)
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In the beloved memory of Claudio Rocchi
Claudio Rocchi photographed by Toni Thorimbert in Rome, 2010.
Primi anni settanta.
Deserto dei tartari. Il grande nulla all’orizzonte.
Veniva qualche gruppo straniero a suonare. Mi ricordo che c'erano i mitici Grateful Death al Palalido, zona San Siro.
Noi invece venivamo da Pioltello, l’esatto opposto.
Si prendeva uno scassato trenino giallo, poi, in teoria, diversi tram. Ma al concerto non ci arrivammo mai, ma neanche vicino. Troppe canne.
Eravamo hippies di periferia, e per noi "capelloni" Claudio Rocchi era un mito.
Aveva una trasmissione alla radio: “Per voi giovani” - pensa te che titolo - su RaiDue, al pomeriggio.
Voce bellissima, la sua. Suadente. Tutto in lui sembrava venire da un altro pianeta. Le sue canzoni, le cose che diceva, la musica che metteva.
Noi eravamo tutti Claudio Rocchi e Claudio era tutti noi.
Tanti anni dopo, siamo diventati amici, varie storie. Era figo e stava bene. A Milano faceva le prove in studio da me. Girava un film magico in Sardegna. Andavamo a mangiare insieme in Toscana dagli Hare Khrishna, dove lui era stato il capo. Poi stava meno bene, e girava con questa Jeep Cherokee nera. Mi piaceva questo contrasto, tra lui comunque un po’ spirituale, e la Jeep. Ci buttava le stampelle dentro, e le chitarre.
Poi si era innamorato durissimo di Susanna. Era veramente felice. Stava a Roma da lei quasi sempre.
Qualche tempo fa - era un po’ che non lo sentivo - gli ho mandato una mail.
Tutto bene? Come stai?
Ecco la sua risposta, con la sua inconfondibile “voce” :
“mio caro amico, ti saluto.
Forse ti è arrivata qualche corrente particolare di sensibilità percettiva.
Di fatto, ultimamente la situazione è mutata radicalmente. Dopo avere viaggiato negli ultimi anni alternativamente tra stampelle e bastone, il cedimento di una vertebra ha provocato l'invasione del midollo spinale, lasciandomi, nel giro di dodici ore, senza l'uso delle gambe. Sono al momento e da una quindicina di giorni in ospedale a Roma, per accertamenti che non lasciano spazio a novità di sorta, ma sono volti a preparare una gestione "possibile" di questa nuova condizione quando sarò dimesso.
Non ho perso il buonumore e, oltre a sbrigare gli affari correnti di lavoro, ho deciso che è arrivato il momento di scrivere la mia bio ufficiale. La chiamerò "la settima vita", visto che è di fatto quella che mi accingo a vivere.
Ti abbraccio, e se passerai da Roma mi farà certo piacere vederti."
Era metà Maggio. Non sono passato da Roma.
Cosa faccio adesso?
Claudio Rocchi era nato l'8 gennaio del 1951 e ci ha lasciato il 18 giugno 2013. Aveva 62 anni.
L'appuntamento per ricordarlo è mercoledì 26 Giugno 2013, all'Auditorium Parco della Musica a Roma, al concerto di Franco Battiato.
To know more about Claudio Rocchi:
http://digilander.libero.it/gianni61dgl/claudiorocchi.htm
http://www.claudiorocchi.com/frame.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Rocchi
http://xl.repubblica.it/articoli/ricordando-claudio-rocchi/3925/
English translation:
Early seventies.
Desert of the Tartars. Nothingness on the horizon.
Some foreign group came to play. I remember there were the legendary Grateful Death at Palalido, near the San Siro stadium.
Instead we were coming from Pioltello, right opposite.
You had to take a screwed up little yellow train, then, in theory, several trams. But we never arrived to the concert, not even close. Too much weed.
We were suburban hippies, and for us “mop-haired” Claudio Rocchi was a myth.
He had a radio show: "For you youngsters" – what a title – on RaiDue, in the afternoon.
Beautiful voice he had. Mellow. Everything about him seemed to come from another planet. His songs, the things he said, the music he put.
We were all Claudio Rocchi and Claudio was all of us.
Many years later we became friends, lots of stories. He was cool and feeling fine. In Milan he did his rehearsals in my studio. He filmed a magical movie in Sardinia. We used to eat together in Tuscany by Hare Krishnas, of which he had been a leader. Then he was less well, and rode this black Cherokee Jeep. I liked this contrast between him, still kind of spiritual, and the Jeep. He threw into it both crutches and guitars.
Then he deeply fell in love with Susanna. He was really happy. He was almost always in Rome, at her place.
Some time ago - it was a while since I hadn’t heard from him - I sent him an email.
Are you okay? How are you?
Here is his reply, with his unmistakable "voice":
"My dear friend, hello.
Maybe you were reached by some particular stream of perceptual sensitivity.
In fact, lately the situation has changed radically. After having traveled in recent years alternately with crutches and a walking-stick, the collapse of a vertebra has caused the invasion of the spinal cord, leaving me, within twelve hours, deprived of the use of legs. At the moment and from a fortnight I am in a hospital in Rome for tests that are not showing news of any kind, but are intended to prepare a “possible” handling of this new condition when I will be dismissed.
I haven’t lost my good mood and, in addition to my current business, I decided that it’s time to write my official bio. I'll call it "The seventh life," since that is actually the one I am going to live.
I send you a hug, and if you stop by in Rome I will be surely happy to see you. "
It was mid-May. I haven’t stopped by in Rome.
What do I do now?
Claudio Rocchi was born on January 8, 1951 and left us on June 18, 2013. He was 62 years old.
The date to memorialize him is Wednesday, June 26, 2013 at the Auditorium Parco della Musica in Rome, at the concert of Franco Battiato.
Tanslation by Francesca Stella.
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Analog rehab.
Una pista è una pista, ma Monza è un’altra cosa.
E' speciale, così perduta dentro a questo grande parco, Monza lasciata da sempre un po’ andare.
Monza per me sono mezzogiorni assolati di prima estate, quand’ero proprio ragazzo. Andavamo a vedere le macchine, qualche rara volta c’erano le moto.
La curva parabolica, le reti, sbirciare nei box dove non potevi assolutamente andare. Non avevamo mica i biglietti, scavalcavamo.
Il panino lo portavamo da casa.
Io facevo le foto con la Yashica di mio padre. Con l’obiettivo 50, il normale. Una parola che dice tutto, e che soprattutto, a Monza, serve a poco.
In camera oscura, a casa, con l’ingranditore, cercavo di enfatizzare al massimo le macchine o le moto. Le foto si sgranavano e mi eccitavo quando nel rullino trovavo un panning* venuto bene o una Giulietta in curva su tre ruote.
“Facciamo un servizio su Monza, ma lo vorrei scattato come una volta, tutto in pellicola”
Me lo chiede, guarda caso, Stefania Molteni, photeditor di Riders, che di tutto il mio passato a Monza non sa nulla, ma di come vanno le tendenze della fotografia ne sa parecchio.
E così - grazie mille - ci sono tornato, proprio come una volta, con due corpi Nikon senza motore. Niente digitale, lasciata proprio a casa.
Coincidenze.
Perché io sono in piena rieducazione analogica.
Ora racconto: un po' di tempo fa ero in crisi. Odiavo ormai la mia G10 che tra quando schiacci e quando scatta passano ore.
L’ IPhone? Lo uso, naturalmente. E' la Polaroid di questi tempi.
Ho chiesto in giro. Gli amici mi hanno detto: “prova questa, la usa anche Terry” o “prova questa, la uso anch’io”…
Mi entusiasmavo - per tre secondi - poi tristezza.
Mi sembravano tutte così brutte.
Così ho aperto la mia blindata. Dico, qualcosa troverò magari qui.
E ho tirato fuori la mia Nikon F3.
Gli ho messo dentro un rullino di HP5, 400 Asa, bianco e nero, 36 pose.
E da quel giorno sono proprio felice.
E’ bella la resa della pelle, con la pellicola. Niente Photoshop. Lo sfuocato è delicato, poetico.
Quando inquadro, ci vuole un po’ per impostare tempi e diaframmi e mettere a fuoco. Non puoi avere fretta. E fai giusto "Click".
E quel click non è un suono astratto, digitale.
E’ dovuto a una tendina, a un diaframma, a uno specchio. Roba che si muove veramente e che muovendosi fa rumore.
Sul dorso della macchina non c’è niente. Non c’è uno schermo da fissare come un babbeo tra una raffica di scatti e l’altra.
Con la pellicola devi aspettare, anche giorni.
E l’attesa è dolce di fantasie sulle tue foto: come saranno?
“Speriamo che siano venute”. Che bella frase. Piena di speranze, di desiderio. Di amore.
Le persone amano farsi fotografare con una macchina a pellicola.
Non saprei dire esattamente perché, probabilmente il mio atteggiamento è diverso.
Sono più rilassato, meno legato al risultato.
L’esperienza del ritratto si fa più concreta, più vera. Più importante.
In tutto questo non c’è niente di veramente nuovo per me.
Ho scattato in pellicola per quasi trent’anni, ma questo è il momento di un ritrovato amore.
Come una persona che credevi di aver perduto e che oggi inaspettatamente ritrovi. Ti accorgi di quanto ti era mancata, di quanto la tua vita fosse fredda e vuota senza di lei.
Una persona con la quale puoi essere proprio te stesso, pienamente, di nuovo, finalmente.
Riders
June Issue.
"Domenica sono andato a Monza ( per l'ultima volta forse)"
Photographed by Toni Thorimbert
Photo Editor: Stefania Molteni
Dedico questo post alle mie figlie Gia e Diana.
Naturalmente fotografate con la mia Nikon.
Credits:
Gia + Diana photographed by Toni Thorimbert using a Nikon F3
Toni Thorimbert photographed at Monza circuit by Stefania Molteni using Iphone
The "Nikons" photographed by Toni Thorimbert using Iphone + Instagram App.
* il "panning" è una tecnica con la quale si fotografa un soggetto in movimento seguendolo con la fotocamera in modo che lo sfondo risulti mosso.
English translation
A track is a track, but Monza is a different story.
It is special, so lost within this great park, Monza always left somehow to itself.
Monza means to me sunny noons in early summer, when I was a kid. We went to see the cars, on rare occasions there were motorcycles.
The parabolic curve, the nets, the peeks into the box area that was absolutely inaccessible. Having no tickets, we trespassed.
We had sandwiches brought from home.
I shot pictures with my father’s Yashica. With the 50mm lens, the normal one. A word that says it all, and most importantly, in Monza, is quite useless.
In the darkroom, at home, with the enlarger, I tried to emphasize the most of the cars or motorbikes. The photos grained out and I was excited when in the roll I found a good panning* or a “Giulietta” car bending on three wheels.
"Let’s do a reportage of Monza, but I would want it shot as in the past, all with film."
Asking me this, strangely enough, is Stefania Molteni, photo-editor for Riders Magazine, who does not know anything of all my past in Monza but knows a lot about the trends of photography.
So - thank you very much - I went back there, just as those times, with two Nikon bodies without any motor. No digital at all, I left it at home.
Coincidences.
Because I am in full analog rehab.
Now the story: some time ago I was in crisis. I hated my G10 camera that had ages of click delay.
IPhone? I use it, of course. It is today’s Polaroid.
I asked around. Friends told me: "Try this, even Terry uses it" or "Try that, I use it myself"...
I got excited - for three seconds - then just frustrated.
They all seemed so ugly.
So I opened my vault. I said to myself, maybe I'll find something here.
I took out my Nikon F3.
I loaded a roll of HP5 film, 400 ASA, black and white, 36 poses.
And since that day I'm really happy.
The texture of the skin is beautiful, with film. No Photoshop. The focus is delicate, poetic.
When I frame, it takes a while to set shutter speed, aperture and focus. You can’t be in a hurry. And then you just do the "Click".
That click is not an abstract, digital sound.
It’s due to a shutter curtain, a diaphragm, a mirror. Stuff that moves, and that makes noise by moving.
On the back of the camera there is nothing. No screen to look at like a sucker between a burst of shots and the other.
With film you have to wait, even days.
And the wait is sweetly filled with fantasies about your photos: how will they be?
"I hope they come out." What a beautiful phrase. Full of hope, of desire. Of love.
People love to have their pictures taken with a film camera.
I can’t say exactly why, probably my attitude is different.
I am more relaxed, less tied to the result.
The experience of portrait becomes more concrete, more real. More important.
In all this, there is nothing really new to me.
I have been shooting with film for almost thirty years, but this is the time for a rediscovered love.
Like a person you thought you had lost and now you unexpectedly find again. You realize how much you have been missing her or him, how your life was cold and empty without that.
A person with whom you can just be yourself, fully, again, finally.
Riders
June Issue.
"On Sunday I went to Monza (maybe for the last time)"
Photographed by Toni Thorimbert
Photo Editor: Stefania Molteni
I dedicate this post to my daughters Gia and Diana.
Of course photographed with my Nikon.
*The "panning" is a technique by which you shoot a moving subject following it with the camera, so that the background appears blurred.
Translation by Francesca Stella.
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Recently published: The beautiful actress Luisa Ranieri for Io Donna, the amazing bass player Saturnino for Max, and something HOT by Luca Beatrice
Io Donna
Luisa Ranieri, cover story.
Photographed by Toni Thorimbert
Styled by Silvia Meneguzzo
Hair+Makeup: Emiliano Restuccia
Backstage photography by Giorgio Serinelli
Max
Saturnino.
Photographed by Toni Thorimbert
Styled by Alessandro Calascibetta
Grooming by Luca Lazzaro
Backstage photography by Giorgio Serinelli
HOT
Galleria De Magistris
Via Sant'Agnese 16 Milano
An exibithion curated by Luca Beatrice + Benedetta De Magistris.
Here below some images from the catalogue:
Araki
Alva Bernadine
Richard Kern
Mario Schifano
Lady Tarin
Toni Thorimbert
The exhibition include also artworks by Jean Cocteau, Francesco De Molfetta, Daniele Galliano, Antonio Guccione, Peter Klasen, Plinio Martelli, Sabrina Milazzo, Mog, Fulvia Monguzzi, Arash Rodpour, Francesco Tricarico, Christian Zucconi+Mustafa Sabbagh + Sex toys by Boris Hoppek and Karim Rashid. Condoms by Keith Haring.
To be visited until 6 July 2013.
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The problem of Italian photography? The Italian mother!
Fotoincontri, San Felice sul Panaro.
Le mamme sono saltate fuori verso le due e mezza di notte, al Cacao Bar di San Felice sul Panaro.
Saremo una ventina, c’è l’ Oliviero con la Kristi, Gastel, Settimio Benedusi, io, un po’ di ragazzi dai workshops, Chico De Luigi, La Franca, il Davide.
Sottofondo pesante di Rhianna, e anche peggio, musica disco.
Sul viso di Gastel roteano lucine colorate a led.
E’ bello qui. Sabato sera, fuori piove a dirotto, stiamo nel bar con i cappotti, le sciarpe. Fine maggio e fa un freddo della Madonna. Ma la vodka aiuta, specie Giovanni, dal numero di brindisi che gli vedo fare.
Siamo grandi. Anzi siamo proprio noi, "i grandi".
Cosa c’entrano adesso le mamme? Non lo so, ma qualcuno evidentemente le evoca, perché spuntano fuori, come dal nulla, proprio loro: Ci vogliono moooolto bene, naturalmente, ma sono piuttosto arcigne, severe. E come solo le mamme sanno fare, per un po’ occupano totalmente la scena:
Quella di Giovanni, con la erre super moscia: “Giovanni, cavo, ma dimmi…esattamente, cosa ci trovano di così speciale nelle tue foto?...” cazzo, tutti ridono, anche lui, con l’occhio spalancato, ride chissà un filino meno.
Tocca a Benedusi, dice: “Sono nato a Imperia e l’anno scorso ricevo sta cosa, cittadinanza onoraria, anzi, il “premio Città di Imperia” Io e Carli, quello dell’olio. Lui, una potenza. Io con la mia mostra, tutto in pompa magna, il sindaco con la fascia. Col mio bel Prada passo da casa di mia madre. Lei mi apre, mi guarda, sconsolata: “ Mah…Settimio! Sembri proprio il figlio di nessuno!”
Una volta ero da Oliviero, al podere, giù in Toscana. Rocco era piccolo: otto, dieci anni. A pranzo, mega tavolata con tutti: Kristi, i figli, la sorella Maria Rosa, la mamma. Si parla di Fedele, il papà di Oliviero. Grande uomo, grande fotoreporter, inviato del Corriere. La mamma dice: “Eh, Fedele…lui sì, era un gran personaggio…” Chiede Rocco: “ un personaggio grande come papà?” Pausa. Lunga. Tutti con la forchetta a mezz’aria: “più del papà, più del papà…”
Porcaccia miseria, mi cadde la mascella. Voglio dire, ma voi l’Oliviero lo avete mai visto? Quello è una forza della natura, e se c’è un personaggio, oggi, in Italia, lascia stare le foto, ma proprio in generale, quello è Oliviero. Ma niente: soddisfazione zero.
Tutti ridono, Oliviero pure, sogghigna. Vorrei essere stato capace di fargli una foto.
La mia comunque non è da meno. Sottile, affilata: “ Senti Christophe - lei mi chiama così – ma come mai vedo spesso mostre belle dove non ci sono tue foto, e invece mostre brutte dove ci sono? “
Che bello trovarsi, così diversi, ma così uniti dalle nostre mammine care.
Da non credere. Tanti, tanti anni fa - era una conferenza dell’AFIP, credo - avevo detto che il problema della fotografia italiana era la mamma. Erano altri tempi e questa affermazione suonò come una provocazione. Intendevo dire che noi, italiani, mammoni, stavamo troppo a casina, ancorati alle sottane, allo spaghettino, alle camicie stirate e che questo si rifletteva inevitabilmente sulla qualità delle nostre immagini.
Mi sembrava che gli altri, i francesi, gli inglesi, gli americani, fossero più capaci di mettersi in gioco. Poca mamma, meno famiglia. Più internazionali, con uno spirito più avventuroso. Magari più soli, magari più stropicciati, ma più tosti.
Stanotte, qui a San Felice, vedo la mia teoria - purtroppo - confermarsi.
Vuoi vedere che proprio noi, i “maestri” - come ci hanno chiamato per tre giorni qui a Fotoincontri, - ormai un po’ grandicelli anche di età, stiamo ancora lottando per farci vedere da mammà quanto siamo bravi, e ancora non ci siamo riusciti?
Toni Thorimbert + Oliviero Toscani
Gianni Berengo Gardin + Settimio Benedusi
Chico De Luigi + Oliviero Toscani. Photographed by Toni Thorimbert
Gianni Berengo Gardin + Chico De luigi + Ferdinando Scianna. Photographed by Davide Farabegoli
Gabriele Rigon
Giovanni Cozzi
Giovanni Gastel
All picures by Chico De Luigi unless otherwise credited.
English translation:
The mommies leaped out around two thirty in the morning, at the Bar Cacao in San Felice sul Panaro.
It’s about twenty of us, there is Oliviero with Kristi, Gastel, Settimio Benedusi, me, some guys from the workshops, Chico De Luigi, Franca, Davide.
Background music pumping Rihanna and, even worse, disco music.
Colored led lights spin on Gastel’s face.
It's nice in here. Saturday night, outside it’s raining cats and dogs, we're in the bar with coats and scarves. It’s the end of May and it's freezing cold. But vodka helps, especially Giovanni, given the number of toasts he does.
We are great. We are the ones, "the great".
So what's with mothers now? I don’t know, but someone clearly evokes them, because they come out as if from nowhere: they love us soooo much, of course, but they are rather grim, severe. And as only mothers can do, for a while they hold the stage.
Giovanni’s mother, with her super soft-R accent: "Giovanni, my dear, tell me... what exactly do people find so special in your photos...?" WTF! Everyone laughs, he does too with eyes wide open, but maybe he laughs a tad bit less.
It's the turn of Benedusi, he says: "I was born in Imperia and last year I got this honorary citizenship, actually the "City of Imperia Prize". It’s me and Carli, the one of the olive oil. He’s such a big shot. I have my show, all in grand style, with the mayor wearing the sash. In my beautiful Prada I drop in to my mother's. She opens the door, looks at me, disconsolate: "But… Settimio! You look just like the son of no-one! "
Once I was with Oliviero, at the farmstead down in Tuscany. Rocco was young: eight, ten years old. At lunch, there was a long table with everyone: Kristi, the children, his sister Maria Rosa, his mom. We were talking about Fedele, Oliviero’s father. Great man, great photojournalist, reporter for the “Corriere” newspaper. His mother said: "Well, Fedele… he was indeed a great character…". Rocco asked: "As great as daddy?". Pause. A long one. All were holding their forks in mid-air: "More than your father, way more…".
Holy shit, I dropped my jaw. I mean, have you ever seen Oliviero? He is a force of nature, and if there is a character in Italy today, left aside the pictures, but just in general, that one is Oliviero. But anyway: no satisfaction.
Everyone laughs, Oliviero as well, grinning. I wish I was able to snap a picture.
However, my mother is not far behind. Subtle, sharp: "Listen Christophe - she calls me like that - how come I often see beautiful exhibitions with no photos of yours, and instead bad shows with your pictures?".
How nice to get together, being so different but even so connected thanks to our dear mommies.
Unbelievable. Many, many years ago – I think it was an AFIP conference – I said that the problem of Italian photography were mothers. Those were different times and this statement sounded like a provocation. I meant to say that we, Italians, mama’s boys, were too attached to our dear homes, anchored to mothers’ skirts, always with fresh-cooked spaghetti and ironed shirts, and this inevitably reflected on the quality of our images.
It seemed to me that the others - French, British, Americans - were more able to get into the game. Less mama, less family. More international, with a more adventurous spirit. Maybe more alone, perhaps more rough, but also tougher.
Tonight, here in San Felice, I see my theory - unfortunately - confirmed.
Can’t you see how we, the "masters" - as they called us for three days here at “Fotoincontri” - now grown-ups, still struggle to show mommy how good we are, and yet don’t succeed?
Translation by Francesca Stella.
To know more about FOTOINCONTRI:
http://www.fotoincontri.net/
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