Le letture portfolio di Arles


Molto istruttivo, ragazzi.
Intanto un pò di matematica: : più uno è bravo, meno se la tira, meno uno è bravo, più se la tira.
Esiste una variante: quello, scarso, che in realtà se la tira, però facendo finta di essere molto timido.

La timidezza, per me, è la scusa degli stronzi.

Di cosa parlo?
Letture portfolio.
Arles 2018.
Le ho fatte insieme ad Andrea Pacella, marketing manager di Leica. Uno che, come si dice, parla poco ma va in giro armato.
Ci vede da Dio, e fa centro.
Esperienza bellissima.
Dalle 14 alle 17 per quattro giorni, tavolo in fondo al cortile di Voies Off all'ombra di un grande platano.

Livello medio dei lavori: alto.
Bella roba. ben fatta, interessante.
Pochi italiani abbiamo visto. Che in generale stanno ok, ma non so, mi sembra che noi facciamo fatica a stare al passo di progetti che hanno un respiro internazionale.
Ma sarebbe davvero un discorso lungo.
Una volta ci avevo provato: "il problema della fotografia italiana è la mamma", avevo detto.
La Mamma, M maiuscolo, che sta a casa, ti stira e ti cucina gli spaghettini.
Una volta era certamente così, adesso in teoria tutto è cambiato, o no?
Ammetto che non so che cazzo dire di veramente costruttivo a proposito.
Ci penserò.

Comunque, qua sotto vi presento il lavoro di tre autori che amo molto e che usano la fotografia per sviluppare un approccio al mondo molto diverso tra loro.
Jeanne fa reportage, cioè usa la macchina fotografica per inserirsi in una realtà che non è la sua, Enrique, all'opposto, è uno che fotografa solo il suo mondo, la sua vita quotidiana, la realtà che lo circonda, mentre Philippe è praticamente un ricercatore per il quale la fotografia non è che il coronamento di una ricerca, la testimonianza di una tesi preconcetta.

Jeanne Taris



la fotografia come chiave d'accesso al mondo:

Lei, quasi sessant'anni, ha un'energia contagiosa.
Il suo soggetto è la comunità gitana di Perpignan.
Lo so, quello dei gitani è un tema molto frequentato. Abbiamo visto mille foto, ma Jeanne si fa spazio nella tradizione della fotografia classica di reportage con occhio fresco e spavaldo.
Si ingaggia, ci mette tutta se stessa.
Io amo molto questo suo atteggiamento di partecipazione tridimensionale, totalizzante.
Oggi, è vero, l'atteggiamernto che va di moda è proprio il contrario: sguardo "oggettivo" e distante, colori rarefatti e una specie di spocchia per il mondo.
La Jeanne invece va dritta a cercare il sangue, il sudore, la polvere da sparo. Ormai è zingara pure lei, e mi piace.

































per saperne di più: http://jeannetaris.com/


Enrique Fraga



Fotografare la propria vita.

Enrique è un manager di una multinazionale che passa la sua vita in viaggio per lavoro.
Business class, eh, mica turistica,
Hotel e aereoporti sono la sua vita e il soggetto del suo progetto.
le foto, meravigliose, sono algide e disadorne come il business-lounge di una Vip-area, e la solitudine è assoluta, assordante.
Enrique alterna dettagli di aereo, corridoi anonimi di alberghi, città viste all'alto a fugaci visioni della sua bellissima moglie, sola nel suo letto.

A me questo lavoro spezza il cuore.























per saperne di più: https://www.youtube.com/watch?v=55iBquJ3EQk


Philippe Braquenier



la fotografia come illustrazione di una tesi di ricerca.

Questo è giovanissimo.
Una macchina da guerra.
Ha fatto già due libri, uno più bello dell'altro.
Non so nemmeno dove trova il tempo.

Il progetto che ci ha mostrato è incentrato sulle problematiche che sempre più emergono rispetto alle tecnologie di immagazzinamento dei dati.
Scatta in banco ottico e pellicola 4X5, da solo, in giro per il mondo.
Il suo vero lavoro non è scattare: è studiare.
Individuare, chiedere autorizzazioni, scrivere, prendere aerei, capire. Poi fotografare.
Fate un giro sul suo sito.
Davvero merita.















Per saperne di più: https://philippebraquenier.com/

Bonus track, Andrea Pacella ed io at work:



Il sito dei rencontres d'Arles:
https://www.rencontres-arles.com/


Click on the pictures to enlarge.

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