Giorgio Armani
Ho fotografato il signor Giorgio Armani diverse volte, ma solo in due occasioni ci trovammo di fronte io e lui, diciamo da soli, con l’intento mio di scattare un ritratto.
La prima volta per Amica, 1984 più o meno.
Fu tragedia: ero giovanissimo, senza assistente, senza art director, solo col mio complicato banco ottico e una scarsa monotorcia Bowens.
Armani mi mangiò in un solo boccone.
Guardava le Polaroid: “Sei troppo vicino, metti la luce più in qua”
In due minuti prese il comando delle operazioni, con il risultato che la foto non era ne sua ne mia e non venne mai pubblicata.
Ero proprio scottato.
1995: Iwacura, mitico fixer per il Giappone, mi chiama per Brutus.
Vuoi fare Armani?
No.
Poi dissi si.
Come facevo a negarmi una possibilità di riscatto?
Ma ero in totale paranoia.
Andammo che tremavo. Via Borgospesso, nel suo teatro dove allora faceva le sfilate.
Con la mia Rolleiflex. Punto.
Ero deciso a vendere cara la pelle. Re Giorgio non c’era, ovviamente. Chiesi al suo addetto se avevano una stampa della foto ufficiale del signor Armani.
Me la portarono. La fortuna aiuta gli audaci: era grande.
Non so di chi era – la foto - ma era Perfetta.
Le mie mani tremavano mentre aspettavo, saliva azzerata. Il rullino era in bianco e nero.
Armani ci venne incontro con l’aria di chi non ha nemmeno un minuto.
Ma, onestamente, nemmeno io volevo metterci più di un minuto.
Si sedette, gli misi in mano la sua foto. gli chiesi di coprirsi metà faccia.
Scattai tre, quattro volte, non di più, e letteralmente scappai a gambe levate.
Non volevo dargli il tempo di dire A.
Io amo questa foto. Il suo sguardo limpido dietro ad una – necessaria - ufficialità.
Ma credo che anche lui sapeva esattamente cosa stava succedendo.
Semplicemente me lo lasciò fare.
Buon compleanno Capo.
Giorgio Armani, Milano, 1995
for Brutus magazine (Japan)
Sitting editor: Iwacura Kazunori
Photographed by Toni Thorimbert
Click on the picture to enlarge.
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