The Richard Avedon retrospective at "FORMA" the International Center of Photography, Milano.
Avedon. Praticamente lui E' la fotografia moderna.
Anche un cannibale però: nella sua incredibile carriera ha innovato drasticamente, e senza pietà, tutti i generi nei quali si è cimentato: la moda, il ritratto, il reportage. Tanto che alla mostra di FORMA c'è un cartello che vi avverte: Attenzione! Non avvicinatevi troppo alle fotografie: Mordono!
La galleria FORMA svolge, nel panorama degli spazi italiani dedicati alla fotografia, una meritevole funzione divulgativa e didattica. In un paese dove, a livello di massa, il signor Corona è probabilmente il più famoso fotografo italiano, ( se non del mondo, e questo senza neppure essere fotografo) non è missione da sottovalutare.
La mostra di Avedon merita ovviamente di essere vista, e io spero che intere scolaresche ci vadano, ma a mio parere, davvero non è perfetta.
Le stampe sono belle, ma non si sa da chi e sopratutto quando sono state stampate. Le didascalie ci informano che sono ai sali d'argento. Un pò poco per questa mostra, venduta come la retrospettiva epocale di un autore come Avedon. Di alcune si indovina che sono "vintage", o comunque "vecchie", e, dato che alcune sono firmate, sono sicuramente state stampate quando Avedon era in vita. Ma queste sono solo congetture, perchè non ci sono altre informazioni in merito. In generale, la sensazione è che l'opera di Avedon sia molto, troppo più "grande" di FORMA, sia come mero spazio fisico, sia come capacità di gestire la presentazione di un autore così prolifico e complesso, e la mostra appare, specialmente per chi ha avuto la fortuna di vedere, nel 1995, la mostra allestita dallo stesso Avedon a Palazzo Reale, come un'occasione minore e mancata, come un romanzo fatto di parole bellissime a cui manca una valida trama. Forse quattro anni dalla sua morte sono troppo pochi per una significativa riflessione sull'archivio del più grande fotografo professionista di tutti i tempi.
(A proposito di professionismo, vorrei tanto tacere della saletta (nera) dedicata a Versace, ma non ci riesco. Francamente il lavoro di Avedon per Gianni Versace meritava qualcosa di meglio. Mi sbaglio o in fondo sarebbe bastata una sola foto, che so, uno di quei mitici, irripetibili gruppi di modelle e modelli, ma grande come le altre, stampata come le altre e comunque proposta con la stessa autorale dignità delle altre, e non quella "simpatica" accozzaglia di foto trasmesse random su tre monitor dai colori metallici appesi al soffitto come in una camera d'albergo a buon mercato!). Molto altro ci sarebbe da dire, ma mi fermo qui per non infierire. Se avete visto la mostra e avete commenti, sono benvenuti.
Il giorno della morte di Richard Avedon, il primo ottobre 2004, ho cliccato sul suo sito: Lo schermo è diventato nero. Nessuna scritta o suono: solo uno schermo nero. Emozionante e potentissimo messaggio, come se, morto Avedon, fossero sparite non solo le sue immagini, ma tutte le immagini del mondo.
Nell'immagine qui sopra e perchè no, a dispetto di tutte le mie critiche sull'allestimento della mostra, la foto della Monroe vale lei da sola più di tutti gli (inutili?) discorsi del mondo. Vederla dal vero vale davvero la pena.
RICHARD AVEDON
FOTOGRAFIE
1946
2004
FORMA
Centro Internazionale di Fotografia
Milano
Dal 13 Febbraio all'8 Giugno.
Per saperne di più:
www.formafoto.it
www.richardavedon.com
www.culturagay.it/biografie.
Click on the pictures to enlarge/Clicca sulle foto per ingrandirle.
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6 commenti:
Caro Toni,
Sono stato anch’io a vedere la mostra di Avedon. Non ero mai stato alla galleria Forma per una ragione o per l’altra. Spesso l’altra. Quasi mai c’era qualcosa che, secondo me, ne valesse la pena. Non ho più voglia e tempo di vedere cose “carine”.
Ma, insomma, stavolta non potevo non andare: c’era Avedon. Un’ occasione imperdibile. E poi era la mia giornata con la mia figlia più piccola, 14 anni, e l’ho portata con me.
Alla cassa ho fatto lo spiritoso e ho chiesto 2 ridotti: un anziano e una bambina. La cassiera ha fatto un mezzo sorriso e mi ha dato due interi. Si, si io ho solo 48 anni, ma mia figlia? Anche lei intero. 15 Euro. (nota: poi, a casa, ho visto che il biglietto ridotto è fino a 18 anni e costa 6 euro. Evidentemente la cassiera ha scambiato una quattordicenne per una maggiorenne. E io non ho capito che fino a 18 anni si paga ridotto. Vabbé)
Sai Toni, io sono un vecchio rompiballe e mi indigno. Ma come, come diavolo è possibile che una ragazzina di 14 anni paga il biglietto per andare a vedere una mostra? Ma nessuno in questo povero paesino si rende conto della ottusità, della miopia, del provincialismo di far pagare la cultura ai ragazzi, agli studenti. Dappertutto, eh. Non solo da Forma. Triennale, Besana eccetera. Chissà perché non si capisce che un biglietto “gratis” per un ragazzo è un sicuro investimento. Nessuno ha la fantasia per trovare i soldi per coprire il mancatoincassoimmediato. Tanto per non fare nomi tipo Versace invece di farsi pubblicità in quel modo così modesto nella saletta nera con le televisioni un po’ storte, in alto negli angoli con le foto dematerializzate sul plaslma (chissà cosa ne penserebbe Avedon), non poteva pagare i biglietti per i ragazzi? Quella sarebbe una forma di pubblicità veramente costruttiva. Per tutti. O che ci pensi il Comune di Milano, o l’Atm o la Fondazione Corriere Della Sera o Contrasto o una banca o chennesò chi. O Forma stessa. Magari un ragazzo entra gratis e poi compra un libro al negozio. O magari fare come Prada. Alla sua Fondazione c’è sempre qualcosa di speciale. Gratis. E sicuramente Prada non butta via i soldi.
Insomma, ho mantenuto la calma e ho esibito il bancomat. Pausa. Imbarazzo. Stupore. Si può pagare solo in contanti. Sai Toni, con i soldi. Come dal tabaccaio. Per fortuna avevo con me solo una figlia. Se fossi andato la completo…. E per fortuna ho trovato, per puro caso, un biglietto da 20 euro nel portafogli.
Sono entrato. Della qualità mostra hai già detto benissimo tu.
Comunque: che emozione vedere quelle fotografie eccelse. E mia figlia era proprio affascinata dall’eleganza delle donne, dall’intensità della gente, dalla raffinatezza dei vestiti, dall’erotismo mai volgare, dalla fantasia e dal genio. E siamo stati tanto a lungo davanti a Marilyn Monroe.
Poi ti ho mandato un sms, ricordi? Ho usato la scrittura automatica del cellulare e, arrivato alla parola Avedon, ho detto proviamo a vedere se viene. No, è venuto fouri Buffon.
Ciao Matteo mitico contributo. Il finale del cellulare è di un pessimismo che uccide, però davvero hai centrato il bersaglio in pieno: oggi se digiti Avedon viene Buffon, (controllate pure, è vero) cose che fanno pensare...anzi, cose che ti stendono come un diretto alla mascella.
Se invece veniva Valentino Rossi?
Non è che forse siamo tutti in questo giro?
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