A beautiful book: Enzo Tiezzi: "Sacro e Sorriso, Natura e mercati tra Gange e Chichiastenango"
Maggio 2008
A diversi mesi di distanza dall'inaugurazione della mostra ai Magazzini del Sale di Siena sono finalmente venuto in possesso del bellissimo catalogo della mostra di fotografie di viaggio di Enzo Tiezzi.
Già il titolo è sublime: "Sacro e Sorriso" sono due parole meravigliose, combinate insieme diventano puro anelito di vita e di speranza. Il catalogo, di perfetto formato e ben impaginato è edito da "Gli Ori" di Siena ed è completato dai testi critici di Pietro Cascella, Giorgio Celli, Antonio Melis, Carlo Alberto Parmeggiani e del sottoscritto, che per l'occasione aveva scritto:
"Forse Enzo Tiezzi è un amante del paradosso. Non lo avrei detto, a prima vista.
La sua figura è carismatica, la sua presenza si impone, immediata. La sua parola è cortese e diretta, il suo sguardo non è altero ma limpido, forse appena velato da quell’ombra umida e malinconica di chi sa.
La sua casa, appoggiata alle mure storiche di Siena, è un luogo d’amore e di cultura, che letteralmente trabocca delle mille e mille cose che danno senso al mondo e alla vita di un uomo: libri, oggetti, immagini, piante, mobili, colori, specchi, alberi e una vista mozzafiato.
Però Enzo mi prega, davvero umilmente, chiedendomi queste righe, di perdonare il suo non essere assolutamente fotografo.
E’ qui il paradosso: Perchè un uomo sensato come lui dice una cosa all’apparenza così poco sensata? Chi è un fotografo? cosa rende l’uomo fotografo? Sarebbe come chiedersi: cosa rende un uomo padre?
Ma io devo credere ai suoi dubbi, alle sue immagini, e al senso del suo operare: devo capire cosa si nasconde dietro al paradosso, qual è il messaggio nascosto tra le pieghe della sua invocazione.
Le foto di Enzo Tiezzi sono o non sono le foto di un fotografo? in che modo dobbiamo entrare in contatto con queste immagini?
Aleggia nell’aria un “qui pro quo”. E’ un problema tecnico? non credo, le foto di Tiezzi sono in generale molto buone tecnicamente. E’ un problema di soggetto? Forse Tiezzi mette le mani avanti: sa, o percepisce, che la fotografia di viaggio, naturalistica, è vista oggi, in certi ambienti un po’ snob e sofisticati della critica, come una parente datata del documentarismo colto contemporaneo? forse.
Non sono furbe? E’ possibile. Nel mio caso, fare fotografie è il mio mestiere, e la mia qualità è di essere anche un po’ furbo, magari senza che questo uccida la mia verità più profonda.
Ma Tiezzi è innocente! Candido come le sue vesti, ha un contratto solo con se stesso, con la verità del suo viaggio, del suo obbiettivo. Tiezzi studia e scopre, si meraviglia, lui per primo, della riuscita e della bellezza inequivocabile delle sue immagini, si compiace della prodezza tecnica che gli ha permesso di bloccare il volo del piccolo uccello intento a beccare un fiore, e io lo ascolto e gli sorrido benevolo, io che le so tutte (o quasi) le prodezze. Ma, attenzione: io gli sorrido benevolo veramente! Tiezzi riesce, accettando con meritevole umiltà di non essere “quel” fotografo, a sgombrare il suo campo visivo dalla pesantezza del ruolo e dall’ingombrante massa dell’apparecchio fotografico. Non è quello che vorremmo tutti? lievitare leggeri, mondati da aspettative ed ambizioni terrene, creare immagini che vivano di vita propria, fotografie che, come frecce scoccate dalle forti braccia di un saggio, arrivino dritte al cuore, al centro del nostro proprio bersaglio? Noi fotografi che appunto le facciamo, le fotografie, che le costruiamo, le ritocchiamo, noi così spregiudicati, concentrati a ficcare quanto più ego possibile in quel rettangolo tanto da dimenticare, meschini, che la fotografia in realtà esclude il mondo, lo fa a pezzi, lo smembra, lo francobolla, lo appiattisce, lo riduce, lo comprime. Il Fotografo, l’Artista dice la sua. Va bene, è bravo. Ma è prevedibile, reduce da un atteggiamento in fondo vecchio, già visto. Tiezzi, invece, ingenuo come un monaco zen, produce un’opera aperta: i contorni delle sue immagini non sono definiti, limitati e chiusi.
Lui cammina e cammina, traversa laghi e fiumi e montagne e confini. Guarda.
E, più che fotografare, abbraccia. Le sue fotografie non si sforzano di dire, ma lasciano dire, così come l’acqua prende, senza sforzo, la forma del vaso, le sue foto riescono ad adattarsi al nostro occhio e al nostro mondo con naturalezza, la sua curiosità, la sua meraviglia ci contagiano e il suo punto di vista ci appare naturalmente nostro.
Non male, per uno che, a sentir lui, non è nemmeno fotografo.
Toni Thorimbert
Non so come, ma procuratevi questo piccolo capolavoro: E' importante...
Enzo Tiezzi (Siena 1938) è docente di Chimica fisica all'Università di Siena.
Una sua biografia più completa la trovate su: www.unisi.it/ricerca/dip/stcb/pag_tiezzi.htm
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