Quest'anno, a Modena, la "fortuna" è stata presa piuttosto sul serio.
Infatti l'intero "Festival della filosofia" (17-18-19 Settembre) è stato dedicato ad approfondire, attraverso dibattiti, letture, conferenze e mostre, i vari aspetti, filosofici, della dea bendata.
A me, insieme ad altri cento artisti, hanno chiesto: "Are you a lucky artist?"
La mia risposta è stata quella che vedete qui sotto.
Selfportrait with my daughters Gia and Diana, Sicily 2008
(Sembro abbastanza fortunato, no?)
L'immagine era esposta, insieme alle altre, alla Biblioteca Poletti, al Palazzo dei Musei, una bellissima biblioteca dedicata esclusivamente ai libri d'arte.
Le opere non erano "originali", ma le pagine "ingrandite" dal volume edito da Skira.
Qui sotto un paio di snapshots di Settimio Benedusi dedicati al catalogo della mostra.
Curata dall'ottima Francesca Lazzarini, la mostra, il catalogo, e quindi le cento risposte visive dei cento artisti sono, ovviamente diversissime tra loro, tutte molto interessanti e divertenti, a riprova che la fortuna, nell'arte come nella vita, non è cosa da poco...
"Are you a lucky artist?"
A cura Di Francesca Lazzarini
Catalogo Skira.
Qui sotto invece tre immagini scattate alla grande retrospettiva dedicata a Daido Moriyama ed esposta alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
La mostra è tutta in un bianco e nero sgranato, rabbioso e potentissimo.
Moriyama, un pò come Araki, è uno di quei fotografi compulsivi che scattano tutti i giorni tutto il giorno.
(Mi chiedo come fanno. Voglio dire, quando lo trovano il tempo di sceglierle ?)
Street photographer. Nomade. Il cane nero è un pò il suo autoritratto.
Una specie di Winogrand giapponese.
Un pò di Araki qui e là.
Però Moriyama non è uno sporcaccione, è più malinconico, rabbioso.
Cane sciolto.
Da vedere.
Daido Moriyama
Modena
Fondazione Cassa di Risparmio
Ex ospedale Sant'Agostino.
A cura di Filippo Maggia
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More from "A picture a day..."
Domenica 26 Settembre si è chiusa la mostra "A picture a day takes the doctor away" alla "No Panic Gallery" del SiFest di Savignano sul Rubicone.
Di questa mostra ho già parlato, e qui voglio solo approfittare della sua fine per mostrare il lavoro che avevo esposto.
1_8_2010>31_8_2010
Photographed by Toni Thorimbert with IPhone Hipstamatic.
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Somewhere.
Ambientato a Los Angeles e in buona parte allo Chateau Marmont, mitico Hotel delle - vere - star, il film di Sofia Coppola, con il suo Leone d'Oro, ha diviso il pubblico e la critica.
Personalmente, la prima parte me la sono goduta, la luce è bellissima, e i personaggi sono perfetti, mentre sulla seconda, finale compreso, sospendo il giudizio.
Allo Chateau ci sono "sceso", per lavoro, un paio di volte, verso la fine degli anni novanta.
Un albergo fatto per viverci, come appunto fa il protagonista del film e come faceva Helmut Newton sei mesi all'anno quando svernava a Los Angeles.
Non a caso, nel film aleggia a più riprese il suo fantasma e secondo me ci sono almeno tre evidenti citazioni.
(Le avete viste anche voi?)
Sopra: Los Angeles, 1996.
Qui sotto: L'ingresso alla rampa dello Chateau con il famoso billboard della Marlboro, Los Angeles, 1988.
Somewere
Directed by Sofia Coppola
with Stephen Dorff, Elle Fanning.
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White magazine>The green attitude.
Mauro Balletti
Settimio Benedusi
Cosimo Buccoleri
Chico De Luigi
Paola Dossi
Albertina D'Urso
Brigitte Niedermair
Oriani e Origone
Marco Sanges
Silvia Tenenti
Toni Thorimbert
Numero speciale di "White" dedicato alla fotografia d'autore e consacrato ad un tema di indubbia attualità: "The green attitude".
Due pagine per ogni autore, e la promessa di una totale, o quasi, libertà creativa.
Ma "The green attitude" non mi entrava.
Legato agli abiti da sposa poi, mi sembrava veramente difficile.
Idee, idee, idee, le ho pensate tutte, alla fine odiavo il concetto stesso di "idea". Volevo solo fare delle fotografie.
Un paio di giorni prima dello scatto, dal giornale mi hanno mandato le polaroid degli abiti.
Erano davvero bellissimi. Mi sono sentito meglio.
Erano loro che avrebbero comandato. Me la potevo giocare in casa.
Il numero è da collezione.
Qui sotto alcuni scatti dal backstage.
White
"The green attitude"
September 2010
Photographed by Toni Thorimbert
Fashion editor: Elena Todros
Hair and Make up: Mimmo di Maggio
Assistant and backstage photography: Claudio Rizzolo.
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Istambul>Basilico>Le Stelline.
Come un grande ritrattista Basilico coglie con sicurezza i tratti somatici salienti della città, il suo carattere, e adegua il suo sguardo alla sua struttura, ai suoi meridiani, alle sue trasformazioni.
Nessuno come lui.
Non le fa dall'alto, non sono fatte dal basso. Non c'è trucco, preconcetto, mestiere, ma solo pura visione empatica, affezionata, dedicata.
Emozionante.
Istambul 05_010
Gabriele Basilico
Fondazione Le Stelline
Corso Magenta 61
Milano
dal 16 settembre al 31 Ottobre 2010
Top: Gabriele Basilico photographed by Toni Thorimbert at the exhibition opening.
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Hendrix>Baron Wolman>Photology
Stefania Molteni, Baron Wolman.
T.T, Baron Wolman, Elia Festa.
Una bellissima mostra dedicata a Jimi Hendrix a quarant'anni dalla morte.
Le foto sono di Gianfranco Gorgoni, David Redfern, Jorgen Angel e Baron Wolman.
Baron Wolman è una leggenda.
E' stato emozionante incontrarlo in galleria, fare una foto con lui ed avere un'autografo sullo splendido catalogo edito da Photology per l'occasione.
Se non lo conoscete ( per dirne una, è stato il primo fotografo di Rolling Stone...) consiglio vivamente un viaggio nel suo sito: www.fotobaron.com
Da non perdere.
"Hendrix now"
Photology
Via della Moscova 25
Milano
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Vive la difference! Some random images and a little report from the "Si Fest".
Qui sopra: "Una foto al giorno toglie il medico di torno": La sala della galleria NO PANIC dedicata alle foto "Iphone" di Fabio Novembre, da sinistra, Settimio Benedusi e Toni Thorimbert.
Bellissime, allegre, vitalissime, a mio parere forse le più belle di tutto il Si Fest, le foto di Fabio Novembre erano dedicate alle sue figlie. Settimio ha invece fatto trentuno foto di cieli. Mi ha detto che si è imposto di scattarne veramente una sola al giorno. Ne sono venuti fuori trentuno stati d'animo. Bello.
Sulle mie glisso per il momento: Farò magari a breve un post dedicato.
Qui consiglio vivamente di cliccare sulla foto per ingrandirla.
Roger Ballen: Il nome più importante del Si Fest di quest'anno, però una mostra un pò risicata.
Opere recenti che non avevo ancora visto.
Alcune stampe sono bellissime, ma molti scatti sono ormai troppo "messi in scena" e trovo che hanno perso un po di freschezza.
Questa che pubblico, per esempio, non mi piace particolarmente, ma era una delle poche fotografabili per via dei riflessi.
Jacopo Benassi mentre "allestisce" la sua mostra da NO PANIC.
Si trattava di una specie di sgabuzzino chiuso, con lucchetto, da una porticina, però c'era uno spazio dal quale potevi sbirciare. Dentro, illuminato da un neon, una scopa, spazzatura e qualche foto messe in modo che non si potessero veramente vedere.
Il titolo: "Funeral oration"
Da vedere il suo blog: www.talkinass.tumblr.com
Dalla mostra "Global Photography-True Stories"
Altre "True stories": Un progetto di Cesare Cicardini con i barboni della stazione centrale di Milano.
Foto fatte proprio dai barboni, molte sono straordinarie.
Autoritratti, ma anche ben altro: Frammenti, visioni, esplosioni.
Si può, ed è bene, saperne di più cliccando: www.imagesoftheinvisible.com
Una foto di Fellini mentre gira con Giulietta Masina. Notare il tipo che cammina dietro alla Masina per ammorbidire la luce.
Bel sistema, lo voglio provare anche io qualche volta.
Mattino, Hotel Rubicone.
Un dettaglio dalla mostra di Chico De Luigi, sempre alla NO PANIC GALLERY.
Questa opera, fatta da due foto mi è piaciuta tantissimo.
Un dittico, stampe molto grandi.
Fumo di un enorme incendio.
Piccolissimo, (nella stampa di sinistra) c'è un elicottero.
Di Karin Apollonia Muller.
Karin Borghouts fotografa la natura come viene rappresentata e come si integra con la realtà negli zoo o nei parchi a tema.
Un bel lavoro. L'idea, portando le figlie agli zoosafari mi era venuta, e avevo fatto anche qualche scatto. Ma lei lo ha fatto seriamente.
Ogni tanto, girando per mostre vedi realizzati dei progetti che avresti voluto fare ma che poi, per qualche motivo, non hai intrapreso.
Mark Steinmetz: moooolto America.
Martin Parr: Moooooolto english...
Alle mie spalle.
Camminando per le vie di Savignano, con Jacopo Benassi, dopo pranzo.
Vede questo coso, me lo indica e dice: - Anche questa è una mostra fotografica - ride - forse la più bella del festival - Vero -, dico io, scatto la foto, e dico - questa la metto nel blog -
Si Fest 2010
Savignano sul Rubicone
"Abitare mondi"
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“ A picture a day takes the doctor away” >Si Fest>NO PANIC>Savignano sul Rubicone > 10-11-12 September 2010
Era piuttosto serio, Chico De Luigi, quando mi ha chiamato qualche giorno prima delle vacanze, per chiedermi di partecipare ad una mostra collettiva alla NO PANIC GALLERY nell'ambito del SI FEST di Savignano sul Rubicone.
Mi lanciava, a suo modo, una sfida: fare una foto al giorno, durante le vacanze, con il mio Iphone.
"Una foto al giorno toglie il medico di torno" è infatti il titolo di questa mostra che negli spazi della NO PANIC GALLERY esporrà le immagini di alcuni blogger "quotidianisti"(Chico De Luigi, Jacopo Benassi ed altri) e quelle di tre "random bloggers": Settimio Benedusi, Fabio Novembre e il sottoscritto, noi, uniti anche dal mezzo espressivo: L'Iphone.
Qui sotto pubblico un'estratto dal testo introduttivo di Michele Smargiassi.
(cliccate QUI se volete leggere l'articolo per intero)
Coincidenze: Questo testo cita estesamente un brano de "L'avventura di un fotografo" di Italo Calvino, un libro "per le vacanze" che avevo caldamente consigliato nel mio ultimo post, prima di partire per la Puglia e per la mia "foto al giorno"...
".....Perché una sola al giorno? O perché solo due o tre? Perché non dieci, perché non una ogni ora, meglio ancora una ogni minuto? A pensarci bene, perché non fotografare senza interruzione, a ripetizione, saturando ogni istante, unico intervallo obbligatorio il tempo necessario al metabolismo della fotocamera per deglutire uno scatto e riaprire subito le sue fauci voraci?
“Perché una volta che avete cominciato, [...] non c’è nessuna ragione che vi fermiate. Il passo tra la realtà che viene fotografata in quanto ci appare bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata, è brevissimo. Se fotografiamo Pierino mentre fa il castello di sabbia, non c’è alcuna ragione di non fotografarlo mentre piange perché il castello è crollato, e poi mentre la bambinaia lo consola facendogli trovare in mezzo alla sabbia un guscio di conchiglia. Basta che cominciate a dire di qualcosa: “Ah che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo!” e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita. La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia”
Italo Calvino
Gli amori difficili.
Quando Italo Calvino narrava con l’abituale stupefacente minuziosa lucidità la bulimia fotografica del suo Antonino Paraggi, Internet non esisteva ancora. Il fotoamatore travolto dall’impeto di depositare la propria vita in strati geologici di immagini aveva a disposizione come ricettacolo dei suoi prodotti solo oggetti materiali, come album, cassetti, scatole da scarpe. Anditi privati, vicoli ciechi, contenitori fisici di immagini accessibili solo a pochi destinatari, personalmente scelti e convocati dal fotografo. La “via della pazzia” sarebbe stata ben più saponata sotto i piedi del maniaco Paraggi se avesse potuto disporre di un blog: l’album planetario, il cassetto che tutti possono aprire, la scatola da scarpe che arriva in ogni casa connessa. Un blog può essere pericoloso per la salute mentale di un fotografo...."
Qui sotto il programma della NO PANIC GALLERY mentre, per il programma del SI FEST vi consiglio di cliccare su: http://www.savignanoimmagini.it
Il SI FEST è uno dei migliori festival di fotografia italiani e la galleria NO PANIC è una "zona franca" molto interessante, sempre vitale e in-telli-gente-mente provocatoria.
Direi che ci vediamo lì!
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Back to school: A Vasco Rossi cover + Dani Pedrosa for "Riders" + TV star Ambra Angiolini for "Io Donna"
Torino, 22 Aprile 2010. Arriva Vasco. Le auto scendono dalla rampa che porta direttamente ai corridoi dei camerini del palazzetto. Prima un'auto della polizia, poi la Bentley, poi un'altra auto per il seguito. Vasco scende, fa una battuta, gli vado incontro, ci salutiamo. Imboccano tutti il corridoio, quello con i neon. C'è "Roccia" il fedelissimo, Fini, il manager, c'è la Tania. Faccio tre passi di corsa e mi ci metto davanti, scatto camminando all'indietro lungo il corridoio, è lunghissimo, fortunatamente, perchè mi rendo conto che, maledizione, anche se ero lì già da mezz'ora, non ero assolutamente pronto, e così, mentre continuo a camminare come un gambero e a scattare alla rinfusa, cerco di regolare l'esposizione, il punto di fuoco, di non andare a sbattere, mentre loro vengono avanti tosti, tranquilli, ma mica piano, anzi...
Vasco suona nei palazzetti.
Posti più piccoli, molte date nello stesso posto. Tour de force.
I fans sono lì, vicinissimi. Molto diverso da un concerto allo stadio.
Nessuna celebrazione.
Vasco non si nasconde, è invecchiato. Non nasconde la pancia, porta jeans a vita alta. Non gliene frega più un cazzo. Si mette a nudo, si consegna ai suoi fans, così com'è. Allarga le braccia, le gambe, il concerto è lungo e lui è generoso, come sempre.
E' duro.
Suona molti pezzi vecchi,i primi, quelli meno famosi, alla chitarra, da solo.
Ero emozionato, non lo nascondo.
Ho lavorato molto con Vasco.
Ma l'ultima volta che l'ho fotografato era il 1996.
Quattordici anni fa.
Qui sotto alcuni ritratti nel tempo (ma in studio ne ho cassetti pieni...)
Qui sopra: 1985, per "Max", la prima foto che gli ho scattato. A Rimini.
La ragazza nel letto alle sue spalle. Chissà chi era...
La copertina di "Cosa succede in città", Milano, sempre 1985.
Qui sopra: Per Amica, 1987. In sala di registrazione, vicino a Modena. sempre in 10X12.
Nelle due immagini qui sopra: Milano, 1991, per il "Lei", durante il (breve) regno di Giovanna Calvenzi. La fotografia di backstage è di Marco Biagiotti.
Max, 1996, deserto del nevada, sulla strada tra Los Angeles e Las Vegas.
Qui sopra, per "Epoca": Il suo pubblico. Torino, Stadio delle Alpi.
90.000 persone. 90.000 facce. Cliccate sulla foto, per ingrandirla.
Questo è quello che vede Vasco quando sale sul palco.
Avevo veramente i brividi.
Qui sotto, "Puigrosa", per "Riders".
Acronimo di Dani Pedrosa, pilota, e Alberto Puig, manager.
I personaggi sono abbastanza noti: Pedrosa, taciturno, Puig, sempre incazzato.
Sempre insieme. Puig Padre Padrone.
Ci ho messo tre giorni, al Mugello per scattare questa storia.
Pedrosa non è facile. troppo schivo.
E' gentile, o almeno lo è stato con me. insolitamente aperto, sorridente. Puig ha una faccia pazzesca. Mi piace.
Qui sotto sono insieme, la foto era necessaria. Nel paddock della Motogp girano tutte le voci possibili sul loro sodalizio.
Qui sopra i loro ritratti. a sinistra Puig. Scattato col sole a picco nella pit-lane.
Faccia da schiaffi, sta parlando con Pisto, giornalista.
Meno male Moreno porta una maglietta bianca. Gli occhi di Puig brillano.
A destra Pedrosa. Scattato nel suo box. Nessuno fotografo va mai nel suo box.
Cerco di diventare invisibile, mi mimetizzo con le infrastrutture. Non respiro.
Alla fine delle prove toglie finalmente il casco. Scatto accovacciato per terra, mettendo l'obiettivo tra le magliette dei suoi meccanici. Per questo la foto è velata. Mi piace. Mi piace che sia così rossa.
Con la Molteni, photo editor, capiamo che per chiudere la storia ci vuole una foto scattata in pista. Riders non lo fa spesso. io non le faccio mai.
Pedrosa è bello quando corre. Pulito.
prove di qualifica, non è facile.
Voglio fare una foto di pista che vada bene insieme alle altre. Cerco un primo piano da sfuocare. Lavoro con un 300mm. le cicco tutte: mosse, sfuocate. Dovizioso mi confonde. Ha gli stessi colori di Dani. Sto sudando. Mille scatti, tutti nulli.
Alla fine becco Hayden che spunta da dietro al casco di un pompiere. Bellissimo. cerco febbrilmente uno scatto di Pedrosa, quasi nello stesso punto. E' lo scatto precedente. Photoshop. inserisco Pedrosa al posto di Hayden. Non ho remore.
La fotografia è solo veritiera. Ma i cordoli del Mugello sono gialli e rossi, hanno veramente i colori della Spagna.
Qui sotto, il mio fondo bianco, montato nell'unico posto all'ombra nella pit lane del Mugello.
Qui sopra, ancora backstage e una foto ricordo con Dani (che sta andando forte).
Qui sotto, Ambra Angiolini per la copertina di "Io Donna"
Ambra: bella, interessante, molto mobile, non facile. Meglio di quanto mi aspettavo. Mio inutile pregiudizio televisivo. Ironica, leggera, seria.
Non facile perchè, continuamente, il suo viso è attraversato da emozioni diverse, mutevoli e tu le devi rincorrere, hai l'affanno. E' come farsi largo, cercare di cogliere una sintesi.
Qui sotto due scatti dal backstage.
Nel sito di "Io donna", www.leiweb.it ci sono altri contributi video dal backstage.
Ambra Angiolini
Io Donna
Styled by Silvia Meneguzzo
Hair: Gialuca Guaitoli
Make up: Roman Gasser
Backstage photography/assistant: Claudio Rizzolo.
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