The interview: Silvia Meneguzzo, Senior fashion Editor, Io Donna. Italy.
Silvia Meneguzzo photographed by Claudio Rizzolo
T.T: Puoi raccontarci le tappe del tuo percorso professionale?
S.M: Non avevo mai sognato, e neppure pensato di fare la Stylist o la Fashion Editor.
Quando ero ragazza, per me, come per la maggior parte dei miei coetanei, era importante "fare politica";
Era mia madre a scegliermi i vestiti ed è stata lei ad insegnarmi quel rigore e quel senso dell'armonia che credo siano indispensabili per questo lavoro.
A scuola, la mia materia preferita era la matematica e i miei interessi scolastici sono sempre stati indirizzati verso il campo medico-scientifico.
(Anche se ricordo con precisione un'estate, ero poco più che quindicenne, e sfogliando casualmente un giornale, avevo notato la campagna pubblicitaria di Charles Jourdan: le foto erano di Guy Bourdin ed erano stupefacenti.)
La mia irrequietezza e fame di esperienze mi hanno allontanata dall'Università per approdare a Londra all'inizio degli anni'70 e proprio lì, alla famosa Photographers' Gallery, una sera ho conosciuto Toni Meneguzzo, un giovane fotografo italiano che, se per tutti era “speciale” artisticamente, per me lo fu sotto ogni punto di vista... e dieci anni dopo divenne il padre di mia figlia.
Insieme a lui ho imparato a guardare la realtà con occhi nuovi e come un "garzone di bottega" sbirciavo la vita in ogni cosa; quando Toni si trasferì a Parigi per cominciare "la fotografia di moda" andai con lui e iniziai a conoscere fotografi, art directors, designers e artisti di ogni genere.
A Milano sono arrivata all’inizio degli ‘80. Il mio primo vero lavoro da redattrice di moda è stato a 100 COSE, un mensile della Mondadori allora diretto da Chicca Menoni. Era una redazione giovane, eravamo un gruppo di amici pronti a sperimentare e a metterci in gioco.
Con Carla Sozzani ho collaborato per gli speciali di Vogue e anche questa è stata un’esperienza fortemente formativa. Con lei e il suo gruppo di lavoro ho sperimentato i nuovi linguaggi della fotografia e della moda.
Poi anni di libera professione con giornali italiani e stranieri, maschili e femminili; un continuo variare di pensieri e progetti, un lavoro frenetico ma decisamente stimolante sul piano creativo.
Verso la fine degli anni '90 sono stata chiamata a Io Donna per lavorare accanto a Fiorenza Vallino e a Bruna Rossi. A Io Donna ho imparato quanto sia importante far parte di un gruppo e come questo ti possa far crescere professionalmente.
Ora il nuovo direttore Diamante D'Alessio ha riprogettato il giornale e ne ha amplificato la comunicazione. Con lei sto sperimentando un linguaggio ancora più incisivo e diretto.
Mi piace il fatto di avere la possibilità di pensare ad un'immagine che vive anche sulle nuove piattaforme digitali.
T.T: Puoi raccontarci come nasce e con chi sviluppi un’idea per un servizio di moda ?
S.M: In linea generale è il direttore, con la direzione artistica, che stabilisce un certo tipo di linguaggio, il "modo" in cui il giornale comunica. Su questa traccia generale ogni redattore cerca di portare il suo contributo attraverso delle proposte.
Le idee vengono condivise nelle riunioni della redazione moda, gli spunti sono tanti e spesso i servizi nascono dalla combinazione di più idee.
Una volta deciso a quale fotografo affidare il servizio è con lui che il concetto viene elaborato.
Con lui si parla dell'emozione che si vuol trasmettere, si decide il cast, dove scattare,, se in location o in studio.
T.T: La fotografia e la moda. Puoi raccontarci questa relazione?
S.M: Se partiamo dall'idea che la moda comunica attraverso l'immagine, possiamo dire che la fotografia è l'alfabeto che la moda usa per raccontarsi.
Sono sicura che una buona fotografia faccia sempre la differenza, sopratutto in un mondo così sovraesposto e invaso dalle immagini.
Credo che molto presto anche nel web la qualità fotografica sarà riconosciuta come indispensabile.
Per “qualità” intendo la precisione tecnica e artistica del mezzo fotografico, un equilibrio che può emozionare e arrivare non solo agli occhi, ma soprattutto al cuore.
T.T: Sfogli giornali e riviste di moda. Cosa ti colpisce?
Sfoglio tanti giornali.
Tantissimi. Mi perdo.
Leggo e guardo tutto, anche quello che trovo nella tasca del sedile di fronte in aereo.
Tutto mi racconta e mi stimola il pensiero. A volte non si trova nulla di interessante ma è sempre bello cercare.
E’ anche un modo per vedere come altri hanno sviluppato le collezioni di moda di stagione in stagione. Il confronto mi accresce e mi stimola. D’altra parte non credo che anche in altre sfere artistiche, magari considerate più "nobili" si possa ignorare il lavoro di chi ci sta intorno.
T.T: La tecnologia evolve e i linguaggi della moda dovranno adeguarsi. Secondo te, in che direzione?
S.M: I cambiamenti nel modo di fare comunicazione non dipendono solo dall’evoluzione tecnologica ma anche dai cambiamenti culturali e sociali, comunque trovo interessante immaginare una fotografia in movimento che sappia narrare sia come singolo frame stampato sul giornale sia “movimentato” se sfogliato sull’ Ipad.
T.T: Un giovane e promettente fotografo ti fa vedere il suo lavoro e tu decidi di usarlo per la tua prossima storia di moda. Cosa c’era nel suo book?
S.M: Sicuramente qualcosa di unico, di inedito. Qualcosa che non hai mai visto.
D’altra parte, un buon equilibrio tra stylist e fotografo consiste nel fatto che il primo sa guardare e cogliere quello che il secondo sa vedere e comunicare.
Riuscire a percepire la visione di un fotografo è importante e mi aiuta molto.
Non è un compito facile quello di creare un’immagine e un'emozione che sappia colpirti nel profondo, come un flash della mente e del cuore.
Però questo è qualcosa che non so esprimere con le parole, non a caso sono sempre stata più brava in matematica.
Silvia Meneguzzo + T.T. for Io Donna. Trieste, 2007
Photographed by Niccolò Rastrelli
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1 commento:
l'ultima foto, ...nella mia città, ...un bellissimo redazionale,....lo tengo ancora quel numero.
SuperToni.
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