Donald Thompson, nel suo brillante saggio “Lo squalo da 12 milioni di dollari” piazza Maurizio Cattelan al 21° posto nella lista dei 25 artisti contemporanei più importanti.
Ma il 21° posto non deve trarre in inganno: prima di lui ci sono, tanto per dire, Jasper Johns ( al primo posto) Andy Warhol, Josef Beuys al settimo, Bacon e Freud, Jeff Koons al tredicesimo , Murakami, Tapies.
Dopo Cattelan, Gursky (unico, diciamo...fotografo) e al venticinquesimo Basquiat.
Come c’è arrivato Thompson? facendo una media tra liste redatte per lui da critici, galleristi ed esperti, tenendo conto dei record d’asta, ma anche basandosi sulla citatissima affermazione di Walter Sickert che sosteneva, già nel 1910, che l’importanza da attribuire agli artisti si trova nella risposta alla domanda: “Hanno realizzato cose tali che sarà impossibile d’ora in poi, per quelli che li seguiranno comportarsi come se essi non fossero esistiti?”
Pausa.
Esterno sera. Milano. Via Nino Bixio. Le Dictateur. Solid Sweat. Inaugurazione, performance, fotografia, arte.
Cioè, Cattelan, Ferrari, Pepe, Presicce, Vascellari.
Nomi che hanno un certo peso.
Spero nessuno se ne abbia a male, ma il primo pesa come un macigno.
Il “crowd” somiglia molto agli artisti.
Un frigo bar con delle birre. Open bar. Lo apri e le prendi.
Incontro Pier Paolo Ferrari. Non ci conosciamo, ma ci conosciamo.
Mi illustra la sua opera. Siamo in una piccola stanza nera: dall’alto si proiettano le immagini di un inquietante personaggio avvilluppato in un sudario e sdraiato su una lastra di marmo tanto da sembrare un bassorilievo. Mentre mi spiega, ogni tanto Pier Paolo scappa dietro la tenda per far partire una macchina del fumo Rosco. Parliamo di cose da fotografi. Scattate in pellicola. Comunque sono belle. Anche belle le sigarette di Pepe. Pepe è “Le dictateur”, il motore di questo spazio-evento e della rivista omonima che viene pubblicata in tiratura limitata.
In uno statement- manifesto trovato su Internet parla del progetto:
...“Le Dictateur è la massima espressione del dominio della volontà personale”...
...“La libertà di scelta e di movimento è fondamentale. Per certe cose la democrazia non serve, anzi depotenzia in misura proporzionale alle persone che decidono”
In questo senso per mantenere alta la vitalità della propria creazione, bisogna che sia il più personale e soggettiva possibile. Che non sia stata sottoposta al vaglio di consigli, suggerimenti, votazioni, amputazioni.
Le dictateur è una figura che esercita il potere anche per una sorta di filantropismo: le persone vogliono ribellarsi al principio di autorità ma poi, se qualcuno si fa carico delle decisioni, sono più contente e tranquille.
Non so bene cosa pensare, comunque la grafica del catalogo è sua ed è bellissima, non mi viene voglia di ribellarmi neanche a me.
L’arte contemporanea ha il pregio di mettere in questione ciò che diamo per scontato.
E così me ne torno a casa , come è giusto, un pò dubbioso.
Ma i miei dubbi, o le mie riflessioni, sono legate a ciò che ho visto? O a quello che non ho visto?
Nella fruizione dell’arte chi è il vero dittatore?
Lo spettatore, come sosteneva Bonami in occasione della sua Biennale, o il mercato? L'autonominato, e credo, autoironico "dittatore" Federico Pepe o il celebrato "brand" Cattelan?
In che modo possiamo “partecipare” l’arte, in un mondo che pare dominato dal vento della dittatura?
Secondo Thompson - ma non è detto che sia vero- c’è un’arte decisiva oggi: Pena l'oblio, saper fare tutte le mosse necessarie per diventare un "artista-brand".
Solida Sweat, la copertina del catalogo con la grafica di Federico Pepe.
Le Dictateur
Dietro le quinte della performance di Luigi Presicce.
A destra, Luigi Presicce
The crowd
Qui sotto due immagini dal lavoro di Federico Pepe.
Pagina di Vascellari dal catalogo.
Qui sopra: L'opera di Cattelan e Ferrari esposta come una carta da parati in galleria.
Qui sopra: L'opera vista in catalogo.
Qui sotto: Pier Paolo Ferrari sul catalogo.
Qui sotto: Uno scatto fatto mentre l'opera di Ferrari va in dissolvenza.
Qui sopra: Pier Paolo Ferrari fotografato da Toni Thorimbert.
To know more: http://ledictateur.it/
Click on the pictures to enlarge.
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2 commenti:
Voglia di riflettete a lungo e contemporaneamente di istintività quasi animalesca. Non riesco a trovare vie intermedie.
personalmente faccio davvero fatica a comprendere l'arte contemporanea, sarà colpa del libero mercato, non c'è più il "signorotto" di turno che finanzia e mantiene l'artista, di conseguenza l'artista deve diventare brand...
Sempre personalmente preferisco l'arte espressa nelle foto di mr. TT e dei suoi "amici di merende" :)
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