Oliviero "Jesus" Toscani
I direttori creativi fanno cagare, e va bene, le agenzie di pubblicità sono un covo di parassiti, e ci sta, la televisione fa schifo, siamo tutti d’accordo, gli artisti, guai, Dio ce ne scampi, le redattrici di moda? stendiamo un velo pietoso.
Insomma, non è che gli vada bene tutto, al Toscani.
Oddio: Iliprandi è ok, Benetton: ok, Vivianne Westwood, lei è una grande, Gianni Berengo Gardin ok, anche se è un comunista.
Tiene banco alla sua maniera l'Oliviero in Triennale. "Il magnifico fallimento" è il tema della sua serata.
Non si parla certo del suo, mi pare, dato che il suo credo si può così riassumere: "Quello che faccio io è ok, quello che fanno gli altri no".
Mi ricorda un pò Grillo, o forse Grillo ricorda lui. Probabile che Oliviero preferisca questa versione.
Ma le foto che scorrono sugli schermi sono tanta roba.
Noi dobbiamo tutti tanto al Toscani.
Voglio dire: Max Kansas City, New York, anni settanta: il bar in assoluto più figo del mondo, lui aveva già messo giù un flash e il fondale. Lui c'era. E quelli giusti li ha fotografati tutti tutti. A me piacciono tanto i gruppi. Nessuna foto di gruppo oggi può prescindere dai gruppi di Oliviero, sono belli, sono da studiare.
Ma poi... dai... tutto. Inutile elencare: Colors, Benetton, Esprit, Il Club Med, la bambina appena nata su fondo bianco.
Chi mi ama mi segua. Aiuto.
Toscani photographed by Thorimbert. Milano, 18 April 2013.
Per anni ho sognato Oliviero. Giuro.
Sogni complicati, lunghi, vere e proprie storie, di cui ora - ovviamente - non ricordo i dettagli.
Quei sogni che sembrano veri, molto realistici, tanto che con Oliviero ho una confidenza che nei fatti è quasi ingiustificata. Lo conosco, è vero, e l’ho fotografato più volte negli anni, ma non molto di più.
Mi ricordo una volta per Sette, l’allegato del Corriere, allora diretto da Pietroni.
Una grande fatica stargli dietro. Oliviero aveva - e ha - un’energia inesauribile.
Avevo detto, ma tanto per dire “sarebbe bello fare delle foto con i cavalli in un bel paesaggio vasto…” non avevo ancora finito la frase che stavamo già caricando due Appaloosa sul trailer, guidato per 50 km, scaricato, sellato, lui e il figlio Rocco - allora aveva si e no 10 anni - galoppato avanti e indietro in lontananza, ricaricati i cavalli, rifatti 50 kilometri, rimessi i cavalli in scuderia Tempo: un’ora, forse due, massimo.
Ma la cosa più difficile fu convincerlo che NON volevo fare una foto di famiglia in cucina con un cavallo. “Dai, portiamo un cavallo in cucina” diceva, e io: “Ma non voglio, dai, viene fuori una foto alla Toscani" , “Eh, allora, che male c’è?” diceva lui. "Beh, c’è che le foto le voglio fare a modo mio".
Questo gli era piaciuto.
Perché alla fine di tutto quel “non mi va bene un cazzo” se lo chiami c’è, se gli chiedi, lui ti risponde.
Oliviero è il papà burbero della fotografia italiana. E come tutti i papà, quando sei piccolo stravedi, e quando diventi più grande, le sue battute, il suo ego, le sue fisse, ti fanno arrabbiare, ti annoiano.
Però, dentro di te, speri che ti prenda ancora una volta per mano, che ti porti da qualche parte, che ti faccia un regalo.
E Oliviero un grande regalo ce l’ha fatto l’altra sera in Triennale.
Atmosfera bella, come d'altri tempi, come quando potevamo credere davvero in tutto questo; bello Gastel in prima fila, seduto in terra, e tanti ragazzi, e tanti "vecchi ragazzi" in piedi, fin fuori, non ci si stava.
Per chi non c'era, la conferenza di Oliviero Toscani si può - e si deve - vedere al seguente indirizzo: http://youtu.be/VmIAtzm3IX4
Grazie Oliviero, grazie ad una rinata AFIP, al suo presidente Giovanni Gastel, ad Antonio Mecca di CNA e a tutti quelli che stanno rendendo possibili queste "lectio magistralis di fotografia e dintorni".
La mia, intitolata "Ispirazioni" sarà l'ultima, il 27 Giugno.
Qui sotto il poster ufficiale con tutti gli appuntamenti:
English translation:
Creative directors are crap, okay, advertising agencies are a den of parasites, perfect, television sucks, we all agree, artists, God help us, fashion editors? Let’s draw a veil.
I mean, not so many things suit Toscani.
Iliprandi is ok, Benetton: ok, Vivianne Westwood is great, Gianni Berengo Gardin is ok, even if he is a communist.
Oliviero in Triennale holds the stage his own way. "The magnificent failure" is the theme of his conference.
A title which is probably not referred to him, given that his belief can be summarized as: "What I do is ok, what others do is not".
Somehow he reminds me of Beppe Grillo, or perhaps Beppe Grillo reminds me of him. Oliviero would probably prefer this version.
But the photos that run on the screen are great stuff.
We all owe a lot to Toscani. I mean, Max Kansas City, New York, in the seventies: absolutely the coolest bar in the world, he had already set a flash and a background. He was there. And the cool ones, he photographed them all. I really like the groups. No group photo today can disregard the groups of Oliviero, they are beautiful, and deserve to be studied.
But then again… everything is just wow. Useless to mention: Colors, Benetton, Esprit, Club Med, the newborn baby shot on a white background.
The Jesus campaign: “Let the one who loves me, follow me. Help!!!.
For years I have been dreaming Oliviero. I swear.
Complicated dreams, long, real stories, of which now - obviously - I do not remember the details.
Those dreams that seem true, very realistic, to the extent that I have with Oliviero a confidence that in fact it is almost unjustified. I know him, that's true, and I photographed him several times over the years, but not much more.
I remember once for “Sette” magazine, then directed by Pietroni. Keeping up with him was really hard. Oliviero had – and still has - unlimited energies. I said, but just for the sake of it: "It would be nice to take pictures with horses in a vast beautiful landscape..." Before I had finished the sentence we were already charging two Appaloosa on the trailer, we drove for 50 km, unloaded the horses, saddled them, he and his son Rocco - he was about 10 years old - galloped back and forth in the distance. Then we reloaded the horses, redid 50 kilometers, put back the horses in the stables. Duration: one hour, maybe two, at most. But the hardest thing was to convince him that I did NOT want to do a family photo in the kitchen with a horse. "Let’s bring a horse in the kitchen," he said, and I replied: "No, come on, it would end up to be a Toscani-style photo", "So, what's wrong?" he said. "Well, I want to do the photos my way."
He liked this.
Because at the end of all that "nothing suits me", if you need him he is there, if you ask him, he'll respond.
Oliviero is the gruff father of Italian photography. And like all dads, when you're small you dote on him, and as you grow older, his jokes, his ego, his obsessions wind you up, you get bored.
But, deep inside, you hope he will take you by the hand once more, lead you somewhere, make you a gift.
And Oliviero the other night at the Triennale made us a great gift.
Nice atmosphere, like in the old times, when we could really believe in all this; nice to have Gastel in the front row, sitting on the ground, and the young guys and "old boys" standing, even outside. We couldn’t fit in the room.
For those who were not there, the conference by Oliviero Toscani can - and must - be seen at the following link: http://youtu.be/VmIAtzm3IX4
Thank you Oliviero, thanks to a renewed AFIP, to its president Giovanni Gastel, to Antonio Mecca of CNA and to all those who are making these "Lectio magistralis of photography and beyond" possible.
My conference, entitled "Inspirations", will be the last, on June 27th.
Translation by Francesca Stella.
Click on the pictures to enlarge.
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11 commenti:
bellissimo racconto !
sara
Ho fatto la miglior scuola di fotografia possibile in Italia negli anni della mia formazione, anni '80: ho fatto l'assistente a Gastel. In quegli anni intensi ho imparato a dividere i fotografi in due categorie: quelli che lasciavano le porte dei loro studi aperte (Edimoda, Suprstudio, Pin-Up studio a Parigi....) permettendo a chiunque lo chiedesse di entrare, e quelli che si barricavano dentro per proteggere gelosamente i propri "segreti". Gastel, Toscani, Fabrizio Ferri, Roberto Carra, avevano gli studi allegramente pieni di assistenti di altri fotografi, osservatori, studenti, portinai, elettricisti, venditori di attrezzature dotografiche, truccatori e contabili di concessionarie di automobili. Altri, "famosi" fotografi "alla moda" dell'epoca, si barricavano per non scambiare nulla con nessuno. Ora quei nomi non dicono più niente.
Un giorno ero a Parigi con Gastel a lavorare. C'era Toscani che lavorava in uno studio attiguo al nostro. Un bel momento passo davanti allo studio di Toscani. La porta era aperta. Ehi, tu, sei l'assistente di Giovanni? Si, dico io. Vieni un po' qui. Ci vedi bene? Si, dico, benissimo. Guarda un po' queste dia sul visore.
Sapete? Le diapositive che si facevano una volta. Si guardavano su un visore retroilluminato per sceglierle una volta arrivate dal laboratorio di sviluppo. Era sempre una cerimonia che celebrava un mezzo miracolo. Un momento molto intenso e molto intimo. Chiede, secondo te sono a fuoco? Chiedeva a me, l'ultimo arrivato, un perfetto sconosciuto, se le sue Foto erano a fuoco o no. Grande.
Due storie bellissime in un unico post.
Una storia è la sua signor Toni, e grazie per averla condivisa.
L'altra è la sua signor Matteo. Ed ha un sapore di antico. Quasi come fosse una reliquia da ammirare in religioso silenzio.
Grazie tante a entrambi.
Il mondo della fotografia è bello per noi amatori anche grazie alle persone che come voi condividono le esperienze.
Stefano Ricciuti
toni ciao,
ti ringrazio per le tue bellissime impressioni e critiche nei miei confronti per la mia Lectio alla Triennale.
mi fa molto piacere che tu voglia ancora essere preso per mano da me, considerando questo un regalo, questo mi commuove.
Eccomi qui pronto per questo regalo,la mia porta, non solamente quella dello studio, è sempre aperta, vienimi a trovare, adesso faccio del vino che ti posso garantire è molto più buono di tutte le agenzie e art directors che ci soffiano sul collo, come l'asino e la mucca facevano al vero Jesus, mentre siamo impegnati a cercare di far per loro delle belle fotogtafie.
I comunisti come Berengo è vero che sono OK! e ti posso garantire che anche tantissime cose che fanno gli altri lo sono.
con affetto, ciao.
oliviero
Oliviero, guarda che poi passo davvero!!!!
Un abbraccio
Toni
Cosa poter dire su Oliviero Toscani, che non sia stato detto?
Probabilmente nulla di più.
Ricordo, però, che passavo le ore, da ragazzo ai tempi della scuola, a fissare e studiare - col naso all'insù - le gigantografie della sua campagna pubblicitaria per Benetton. E così traevo ispirazione, cercando di carpirne i segreti e i "trucchi" del mestiere. Ancora oggi, di tanto in tanto, vado sul suo sito a sbirciare i suoi lavori.
D'altronde - come ha correttamente il sig. Thorimbert - Toscani è e resta uno dei "padri" della fotografia italiana e mondiale, ed è normale, per noi che amiamo quest'arte, prenderlo ad esempio cercando - se non di eguagliarlo - almeno di avvicinarci. Un po' cone fanno i figli piccoli coi loro papà o i garzoni di bottega coi loro maestri artigiani.
Io lo vedo esattamente così, Oliviero Toscani. E lo stesso vale anche per il sig. Thorimbert, altra fonte inesauribile di ispirazione e confronto per il sottoscritto.
Grazie ad entrambi: sono le persone come voi che mi rendono fiero di fare questo mestiere.
Dio che meraviglia questo vostro scambio, Thorimbert e Toscani. Che meraviglia. Sperimento quotidianamente un mondo di scattini (dei quali indubbiamente faccio parte) arroganti e rinchiusi nel proprio ego. Siamo davvero nani, che purtroppo hanno dimenticato come salire sulle spalle di giganti come voi.
Citando Walt Whitman:
“O me o vita!
Domande come queste mi perseguitano.
Infiniti cortei di infedeli,
città gremite di stolti,
che v’è di nuovo in tutto questo?
O me o vita!
Risposta:
Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
che il potente spettacolo continua
e che tu puoi contribuire con un verso”.
“Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”.
Quale sarà il tuo verso?”
L'attimo fuggente
Grazie per questa cultura condivisa
Ero all'incontro e per una come me che è partita dai trulli e dagli ulivi del profondo sud per esserci è stata un'emozione pazzesca! Esserci e vedervi, abbracciarvi, stringervi le mani, respirare l'aria dei grandi che hanno fatto la storia della fotografia italiana! Che scossa, che botta d'adrenalina! Grandi, grandissimi, che hanno però il tempo per scrivermi un messaggio, scambiare due parole, intrattenersi nell'attesa che tutto inizi... non mi sembrava vero! sembrava tutto possibile, sembrava che la crisi fosse una fiaba cattiva e il domani un mattino profumato. Io ci credo che è così ed è grazie a persone come voi, Tu, Giovanni, Olly (come lo chiamava Gastel), è grazie a persone come voi che si trova quotidianamente la forza e la voglia di creare il bello! Grazie ancora!
Caro Toni hai scritto dell'incontro con Oliviero:
"Atmosfera bella, come d'altri tempi, come quando potevamo credere davvero in tutto questo; bello Gastel in prima fila, seduto in terra, e tanti ragazzi, e tanti "vecchi ragazzi" in piedi, fin fuori, non ci si stava".
Io e Giovanni ci auguriamo vi sia la stessa atmosfera anche in tutte le altre serate, la stessa che si è venuta a creare nelle riunioni del rinnovato Direttivo Afip|Cna nel quale sono entrati molti bravi giovani fotografi. C'erano tutti alla lectio di Toscani, erano entusiasti, ci saranno tutte le altre serate ad "imparare" da voi che siete i loro punti di riferimento, i loro maestri. Fa niente se qualcuno è burbero di carattere, se poi vede che hai sale in zucca, che capisci, che sei bravo a fabbricare le immagini e non dici di te stesso che sei "creativo", il burbero diventa affettuoso come lo è stato Oliviero con te nel rispondere alle tue belle, e non banali considerazioni sul suo lavoro. Grazie per avermi ringraziato, faccio del mio meglio insieme a Giovanni (il vero motore dell'iniziativa) per portare i ragionamenti che si fanno sulla fotografia, e intorno alla fotografia, ad ul livello elevato. Se è vero che siamo nella società dell'immagine, che una fotografia non ha bisogno di traduzione, bisogna essere consapevoli di quello che si vede (se si è utenti) e se se si fa il fotografo "responsabile" di quello che si fa. Poi c'è chi le immagini le fa fare e le distribuisce. Ma questa è un'altra storia. A presto.
Si bello davvero!!! Grazie Antonio per il tuo contributo...alle prossime date!!!
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