More from the October issue of Riders magazine: Andrea Dovizioso.

E' Domenica 23 Ottobre, sera.
E' un giorno molto triste: Marco Simoncelli è morto in pista a Sepang, questa mattina.
Doveva esserci anche lui, in queste foto con Andrea.
Erano un po' tanto rivali, loro due - l'idea era di fotografarli come grandi-bambini, o bambini - grandi, con le loro minimoto originali, quelle di quando si correvano contro da piccoli.
Sapevamo che difficilmente avrebbero accettato di scattarle insieme - stesso posto, stesso momento - così avevamo deciso di farli uno per volta, poi montare il servizio e magari fare anche un fotomontaggio per l'apertura. Ma poi - problemi vari - Sic le foto non le ha fatte.
Ho anche pensato di non metterlo questo post.
Poi, spero sarete d'accordo, ho deciso di pubblicarlo, esattamente come era già pronto e scritto, in memoria di Marco, e in onore di Andrea.





La nebbia. E proprio non capivo. E meno capivo, più aprivo. Aprivo e il bianco ormai spappolava la diapositiva. Per forza, i flash sul fondo li tenevo tre, quattro, anche cinque diaframmi più potenti della luce sul soggetto.
Erano altri tempi, diciamo gli inizi degli anni ’80. Pochi ci capivano veramente qualcosa, e le foto uscivano sul giornale così, tutte velate.
Un disastro.
Il bello è che poi, a come fare un bianco decente non ci sono mica arrivato da solo, grazie ad un mio ragionamento, ma me lo dovette spiegare, se non ricordo male, proprio un assistente di Toscani: “ quattro diaframmi? ma sei pazzo? ma basta un terzo di stop, ma anche meno! “
Ah...grazie...
Comunque sono sempre stato intignato con il bianco. Mi piaceva e mi piace ancora molto. Quando ho iniziato, lo vedevo usare molto da Toscani, naturalmente. Un bel bianco che aveva, appunto, pochissimo “ritorno”. Sul soggetto usava l’anulare o una luce più morbida, alla Benetton per intenderci, luce che faceva con un grande bank sopra la macchina (- sopra – è un eufemismo- il bordo del bank doveva toccare praticamente la lente della Mamiya 6X7) e un pannello riflettente sotto.
Un bel bianco contrastato e brillante lo faceva anche Bill King: i modelli erano scatenati: saltavano, ballavano. Bello.
Ecco, forse il punto è proprio quello. Cioè, se usi il bianco, lì davanti deve succedere qualcosa.
Secondo me, il fondo bianco ti dice inequivocabilmente: Questa foto è “finta”. E’ una messa in scena.
Ma in cambio ti dice anche: però quello che vedi, il soggetto, è assolutamente reale.
Per questo, la luce naturale in ombra, quella di Avedon di “In The American West” è quella che mi piace di più, e che infatti uso spesso: Tecnicamente (meno male) è semplice: devi "solo" trovare un muro rivolto a nord e metterci il fondale. Punto.
Trovo che il fondo bianco con l’ombra è proprio un’altra cosa. Può essere Ok, ma non dice assolutamente la stessa cosa.
Lo usava Herb Riits, per esempio. Metteva una parete bianca sul tetto di casa sua, a West Hollywood, in piena luce del pomeriggio. Fotografie elegantissime: bianco perfetto e ombra nettissima. Terry Richardson fa un bianco “moderno” e indubbiamente succedono molte cose davanti alla parete bianca del suo studio, ma l’ombra portata del flashetto, ti sta dicendo: “Sai, eravamo qua 'sto pomeriggio, ci siamo messi lì, abbiamo fatto un pò di cazzate e anche un pò di foto”.
Con l’ombra, il fondo, diventa uno sfondo. Non è più un “limbo”, che per definizione, è luogo di passaggio, territorio indefinito dove gli equilibri sono precari, il destino incerto e il tempo perde il suo spessore terreno.
Il limbo è il luogo della solitudine - e non importa in quanti siamo - lì sei sempre solo, anche tu che scatti.
Se il bianco è banale non perdona – si vede.
Sul bianco devi essere un po' più onesto. Non ti puoi aggrappare a molto. L'ombra non c'è, non c’è l'inquadratura: Devi per forza trovare profondità, empatia, un nesso tra gli elementi, e sopratutto un nesso tra te e il tuo soggetto.
Un piccolo semplice teatro di emozioni e sentimenti, sospeso tra la vita e la morte.













Riders magazine
October issue.
"Come ai vecchi tempi"


Andrea Dovizioso photographed by Toni Thorimbert.

Photo editor: Stefania Molteni.
Written by Moreno Pisto.


Photographic assistance and backstage photography: Giorgio Serinelli.
Assistant: Davide Farabegoli.


Click on the pictures to enlarge.

5 commenti:

Giuseppe Milani ha detto...

In uno dei tanti giorni di assistente, un fotografo mi disse " puoi essere bravo, puoi definirti un fotografo come tutti quelli che trovi ora in giro, puoi usare attrezzature costosissime, ma prima di arrivare a farti veramente pagare e dominare il fondo bianco dovrai sudare e sputare sangue per farti strada in questa gara" come hai scritto te, non puoi aggrapparti a molto.

Alessandro Bianchi ha detto...

Il bianco è amore oppure odio.
lo amo senza mezzi termini, è il nulla e il tutto contemporaneamente.
È cazzuto perché sembra facile ma per fartelo alleto sputi sangue.
È ruffiano perché isola il soggetto dandogli potenza.
È angelico perchè è candore.
È diabolico perchè puoi creare fantasmi con le ombre o con i bordi bruciati del soggetto.

Il bianco è quello che vuoi tu.

Settimio ha detto...

Questo testo è semplicemente geniale.

mammananna ha detto...

Condivido pienamente il commento di Settimio
Saludos
Pippo

Toni Thorimbert ha detto...

;-)