"Altari", the exhibition.




INAUGURAZIONE/OPENING
MARTEDI'/TUESDAY 20 marzo 2012, ore 18.30


Fondazione Marco Biagi
Modena, Largo Marco Biagi 10


Porta il titolo "Altari" la nuova personale di Toni Thorimbert, promossa da Fondazione Marco Biagi e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e curata da Fondazione Fotografia. Concepita come intervento site specific, la mostra resterà allestita stabilmente fino a fine 2012, visibile al pubblico nel normale orario di apertura della Fondazione Biagi.

Intervento di forte intensità, "Altari" è strutturato su due serie di immagini completamente diverse per contenuto, stile e modalità di presentazione, eppure tra loro complementari nell’indagare la fragilità dell’uomo all’interno di un mondo – quello del lavoro – i cui valori e riferimenti appaiono oggi in continua mutazione.
Nove poster di grandi dimensioni, incollati al muro come tante affiches elettorali, fanno da controcanto ad altre nove fotografie, di minimo formato, riprodotte sotto forma di cartoline e distribuite al pubblico negli spazi di mostra. Se le prime appaiono volutamente impersonali le seconde sono quanto di più intimo e prezioso, proiettando il lavoro su una dimensione volutamente interiore.


ALTARI
Toni Thorimbert

Fondazione Marco Biagi
Modena, Largo Marco Biagi 10

Orari di apertura
dal lunedì al giovedì 8.30-13 e 14.30-17.30
venerdì 8.30-13

2 commenti:

Gilberto Rossi ha detto...

Non mancherò di visitarla

Matteo Oriani ha detto...

Quello che fa questa foto eccezionale, azzeccando in pieno il concetto concettuale pianificato, è l'espressione della bocca.
Il gesto delle mani, la postura, lo sbilencamento del corpo, la luce, il "costume" sono perfetti. Il progetto viene svolto nel modo più coerente. Cioè, volevo dire che, come la solito, il concetto è pianificato a tavolino (a letto, a tavola, in macchina, sul tram), ma poi, quello che rende una foto unica e inimitabile, all'interno di un progetto, è l'improvvisazione, la casualità, la coesione, la sensibilità a cogliere l'attimo, appunto, che congela un soffio.
Abbiamo, il mio Amore ed io, partecipato al progetto da "attori". Ho ascoltato Toni al telefono e email che mi spiegava. Non avevo capito praticamente una bega. Sono sicuro che lui parlava per ascoltarsi e capire lui stesso, prima di me, come, cosa e perché fare. Avevo accettato l'invito, ovviamente. Quella domenica pomeriggio mi aspettavo di trovare un banco ottico, un cavalletto, una struttura strutturata. Invece c'era una specie di merenda spensierata. In apparenza.
Vabbé, dài, finisco.
La bocca di Toni racconta in un modo spaventosamente (nel senso etimologico del termine) preciso la precarietà. Provate a guardare la foto coprendo la bocca e poi scoprirtela. Notevole, vero? Ecco perché questa foto è di una intensità enorme. Il corpo di un clown con l'espressione di stupìto, attònito confronto con la realtà.
Piccola nota poi me ne vado. La "nostra" foto è una delle 9 foto scelte per la mostra. Tanti amici hanno partecipato con un entusiasmo e una dedizione favolose. Io meno: era un giorno balordo per me. Ma è stata scelta anche la nostra (del mio Amore e mia). Perchè? Ok, è una bella foto, alcuni dettagli del "costume" e dalla postura sono bellissimi. Ma. Quello era il pomeriggio di un giorno speciale per me. Avevo salutato all'aereoporto, uno dei miei figli che partiva, forse per sempre, per andare lontano. Più lontano dell'Australia. Andava proprio in Australia a vivere. 20 anni, giusto così. Come mi sentivo? Molto "precario".