Nel film sono tutti negri, tranne il prete che è un bianco ma non somiglia affatto ad un prete. E’ vestito come un militare ma ha gli occhi buoni.
I neri suonano.
La macchina da presa si sposta da destra verso sinistra.
Ci sono baracche. I negri suonano una grancassa.
Suonano una canzone tipica da banda. Potrebbe essere New Orleans, poi la macchina ancora carrella e si vedono altri negri che tirano giù da un camion dei fagotti come di stracci, ma da un fagotto spunta un braccio. Sono corpi, sono morti, cadaveri.
Le mosche sono così tante da oscurare quasi lo schermo, si capisce che fa un caldo e un puzzo infernale perchè il camion è pieno di morti; alcuni fagotti sono più piccoli: sono bambini.
Nessuno sa che cazzo sono ‘sti morti, perché stanno in quel camion, nemmeno Settimio, che ha girato il film.
Ad Haiti, per una Onlus.
Me lo fa vedere, e ancora ne parla con la voce di un fotografo fighetto capitato là e certamente sconvolto, ma del film non gliene frega niente, non vuole farne “un reportage” grazie a Dio. Non so nemmeno se ha fatto delle foto di questa roba.
Belen dice a Settimio che lei, invece, vuole essere fotografata con un pannellino bianco.
Settimio, che non lo ha mai usato in vita sua e disprezza profondamente quelli che lo usano, cede.
Belen esce in copertina. Lo “speciale costumi” da bagno di Sportweek non esce più.
Nessuno sa esattamente perché.
La crisi.
Settimio fotografa il mare con una macchina enorme, la più grande macchina fotografica mai costruita.
Spende un sacco di soldi, che non ha, per la pellicola. Ma le foto del mare che fa con l’iphone sono meglio.
Mangiamo zuppe di Udon di sabato a pranzo in un giappo a Milano.
Non ci sono più soldi. Fa tutto cagare. La fotografia non ha più valore, non vale niente.
Settimio parte da Imperia per Milano, a piedi. Lo ha fatto da ragazzo, pieno di belle speranze, lo rifà oggi, senza quasi più speranze. Ha in tasca 20 euro per le emergenze. Per il resto scambia cibo e alloggio con fotografie. Dice: “vediamo se la fotografia vale ancora qualcosa”.
Qualcosa vale. Qualcuno dice no, ma molti dicono si, scambiano cibo, un gelato, per un ritratto.
Un letto per un ritratto. Scambiano storie. Settimio e queste persone scambiano storie. I ritratti sono belli, tutti noi li vediamo su Facebook e su Instagram.
Le foto sono semplici ma le persone sono felici. Stanno scambiando. I piedi di Settimio sanguinano.
Settimio cambia la foto del profilo di Istagram. In questa foto nuova sembra ciò che è: un uomo buono.
Ma la gente non guarda. Guardano i propri piedi.
Si mette in mutande con sua madre. Il papà è morto, lui lo cancella con Photoshop dalle foto di famiglia.
Fa una mostra. Niente di tutto questo è veramente nuovo, niente di tutto questo è fotograficamente “cool” .
Ma niente.
Lui va avanti, e mentre ad Imperia c’è la regata delle barche dei miliardari lui va in mare di notte coi pescatori, stampa i loro ritratti e li attacca, enormi, sui muri del porto.
Non è nuovo nemmeno questo. Ma per i pescatori è molto nuovo e molto bello. I pescatori lo amano perché lui li ha guardati. Gli regalano il pesce. Lo regaleranno a lui tutta la vita. Se vado là e dico che sono suo amico lo regalano anche a me. Tutta ‘sta roba appare sui social. Ma non è merda social.
La crisi continua. Spietata. Dice settimio: "il mio successo è la causa del mio insuccesso".
Finalmente un Vero Cliente chiama. Vuole fare la “campagna pubblicitaria”
Le foto sono quello che sono, ma Settimio incalza: "Fotografiamo anche tutti gli operai che hanno costruito questo posto". Il posto è un centro commerciale del lusso, un fantasma ex novo in un decadente film di fantascienza.
In mezzo al nulla. Devi farti largo tra i lupi per arrivarci, davvero. Ma loro ci credono, e ok. Va bene. Crediamoci.
Un lunghissimo muro pieno di operai fotografati su fondo bianco. Niente di nuovooooooo…..
Sorridono felici, ecco forse questo è nuovo, cazzo hanno un lavoro, devono essere felici. Ma non tutti vedono.
La fotografia “alta” è occupata ad osannare fotografi cinesi che fotografano pali della luce in Alaska.
Il cliente pompa, Settimio risponde: “Io non esiste”.
La pubblicità è terribile: Blade Runner per i bambini dell’asilo: Puoi avere un ritratto di Settimio Benedusi GRATIS, ti rendi conto?
Ma questa è la legge.
Parcheggio a kilometri di distanza. Cerco tracce di Settimio tra negozi di Liu Jo deserti. Seguo delle persone, che fortunatamente vanno proprio lì. E c’è questo stanzone enorme. Non è una galleria cool. Lo studio fotografico è un bugigattolo dipinto di verde acido con dentro un tubo al neon da 9,90 al Brico. Ma le foto sono stampate grandi, Settimio ha un camice bianco, il tecnico della stampante anche, l’assistente anche. E’ un dettaglio importante: loro sono lavoratori, operai della fotografia. Oppure sono come il prete coi chierichetti: officiano la messa della fotografia, la dispensano come un'ostia, una benedizione. Lo studio è un confessionale. Settimio attacca le foto con una sparapunti. Dice tutto felice: "praticamente le faccio per questo, per attaccarle con la sparapunti". Spem, spem, fa la graffetta nel muro di cartongesso.
Entriamo nel bugigattolo, sorrido, Settimio scatta. Non puoi non sorridere te lo dico. E’ impossibile, nonostante io abbia imparato da Lapo a strizzare gli occhi e a fare la faccia da figo, sempre. Ma qui, è come nel saloon, come in chiesa, devi lasciare le armi all’ingresso, qui si entra disarmati, capito? Tutti lo siamo, sorridenti come beoti nelle foto di Settimio nel centro commerciale. Capito la storia?
“Lasciate una traccia del vostro passaggio” diceva Vaccari alla Biennale di Venezia del 72.
Il 1972, non so se mi spiego.
Aveva piazzato una cabina da fototessere, la gente aveva fatto la mostra facendosi le foto e attaccandole al muro. Era diventata un' “Esposizione in tempo reale” così l’aveva chiamata, il Vaccari.
Nasce tutto da lì. Avedon: “In the american west”: si stagliano i cowboys sul fondo bianco. Ma Dick lavora soprattutto per passarci lui, alla storia, altro che “io non esiste”, così fa il buon Toscani con “Razza umana” titolo che già contiene sinistri presagi di estinzione, grande ambizione e quel zic di disprezzo, quello che Oliviero volentieri regala al mondo che poco condivide.
Ma Settimio, lui no. Lui ti guarda. Ti accarezza, ride, è felice come un bambino.
“Io non esiste” : il suo Io o il tuo IO? Siamo una moltitudine, siamo unici, siamo vivi, siamo nella merda: c’è qualcosa di salvifico in tutto questo.
Niente di tutto questo è “cool” Settimio potrebbe ambire a diventare il fotografo meno cool del mondo, ma il suo fallimento sta diventando il suo successo.
Guardiamo i numeri: “Io Non esiste” gli ha fruttato una cifra che non fatturava da anni. L’azienda che ha staccato l’assegno ha ricevuto in cambio un evento di tre giorni, portato centinaia di persone in mezzo al nulla, legato il brand ad un’emozione positiva che è stata rimbalzata da tutti su tutti i social media possibili e immaginabili, con un ritorno di immagine, contatti e likes incalcolabile; una operazione, semplice, positiva, comprensibile, vera, e allo stesso tempo, di fatto, totalmente virtuale, con risultati di penetrazione che nessuna strategia da ufficio stampa coi loro fakes contenuti social del cazzo poteva mai ottenere.
La gente si è portata a casa una fotografia stampata, grande, bella. Una bella foto, una fotografia non "alta", ma bensì una fotografia "bassa", molto terrena, uno sguardo affezionato e umano, mica un “selfie”, mica una pugnetta, come la vuoi chiamare, è chiaro il concetto?
Energie sono state scambiate, parole, battute, stronzate.
Un’identità è stata R E S T I T U I T A.
Tu esisti. Io, forse, non esisto, ma tu si che esisti. Cazzo, hai detto niente….
Umanità. Questa è la parola che aleggia qui, tutto intorno a tutto questo. Si sgranchisce le gambe, l' Umanità, e appare inattesa, sotto forma di una faccia sorridente, come un valore, merce di scambio, prodotto semi lavorato industriale, fototessera, traccia del tuo passaggio, di tu quello che ti pare.
Però c'è.
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8 commenti:
E' bello avere amici. L'amicizia è un dono prezioso.
Gran bel post ed esemplare il "nuovo" percorso di questo "nuovo" Settimio!
Beh che dire, sono commosso hai scritto una fotografia
Con voi la fotografia è viva
Mi piace,mi piace molto.
E' un'immenso piacere leggere queste tue righe.
<3
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