"Alta Società": A fashion essai for "Io Donna" magazine.
Here the backstage:
"Alta Società"
Io Donna magazine
Styled by Silvia Meneguzzo
assisted by Laura Caldarola
Hair by Gianluca Guaitoli
Make up by Roman Gasser
Model: Luisa @ D'management
Photographed by Toni Thorimbert
Backstage photography by Claudio Rizzolo.
Shot at Villa Necchi, Circus Studios and Lia Rumma art gallery, Milano.
Click on the pictures to enlarge.
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13 commenti:
Si poteva sviluppare un servizio intero declinando una sola foto del tuo bellissimo lavoro. Hai scritto una storia e tante storie con una notevole carica creativa e comunicativa. Vedo un sacco di citazioni e un sacco di intuizioni. La mia preferita é quella sulla terrazza con lo sfondo metropolitano. Sei stato bravo/fortunato anche con tutti quelli che hanno lavorato con te e per te. Tutti bravissimi. Poi devo dire una cosa. Sullo stesso numero di Io Donna c'é un servizio di Marco Laconte, un nostro ex assistente. É bello vedere un "ragazzo di bottega" diventare un bravo fotografo.
Non vorrei abbassare il livello della conversazione, ma ora è necessario. Spesso questo blog è, per me ignorante, molto didattico. Chiedo quindi a Matteo di spiegarmi almeno alcune delle numerose citazioni e intuizioni. Se ti va ovviamente.
Grazie Corrado
Ciao Corrado, molto volentieri ti spiego il mio punto di vista. Hai ragione che spesso i commenti sono un pó superficiali ma, sai, il tempo!
Spero solo di essere abbastanza chiaro, di non essere noioso e di non dire sciocchezze.
Prima di tutto trovo molto bella la struttura del servizio. Toni doveva realizzare tante foto con una moda molto variegata. In questi casi si rischia di diventare noiosi, ripetitivi. Bravo quindi a scegliere di muovere la storia con diverse situazioni. Ha usato tante tecniche e molte chiavi di lettura, per valorizzare i vestiti. Per questo dicevo che ha usato un numero di idee che potevano reggere molti servizi. Mi vorrai scusare se non parlo di tutte le foto, userei troppo tempo! Ne scelgo alcune.
Le foto a pagina 3 e a pagina 15, hanno riferimenti alla pop art. La ripetitività, nel primo caso della modella nel secondo caso delle ombre, sono caratteristiche peculiari degli artisti pop. Nel primo caso il riferimento lo suggerisce il disegno grafico del vestito, nel secondo le "plissetature" della gonna sono riprese dal "polittico" sullo sfondo.
La mia preferita é quella con lo sfondo metropolitano. Il vestito ha un che di pigiamesco, giusto quindi collocarlo in una situazione di fuori/dentro. Mi piace il modo con cui ha usato la luce sulla modella perché annulla la profondità e falsa la prospettiva. Se noti, l'esposizione della donna é del tutto uguale a quella dello sfondo, creando un sorprendente effetto scenografico. Mi ricorda in qualche modo le foto di moda di Ugo Mulas.
Pagine 13 e 14. Una modella viene verso di noi, l'altra se ne va. Quella che viene verso di noi, ha il movimento sottolineato da un elemento scenografico geniale. Il rotolo del fondale di carta, é disposto in modo di suggerire una prospettiva simile a quella che avrebbe una strada. Pensa al concetto. Toni voleva raccontare una donna determinata, sicura che ha percorso un tragitto lungo. Questa sensazione viene rafforzata dal fatto che la foto é realizzata in studio, eliminando cioé tutte le sovrastrutture che avrebbero reso la foto troppo scontata. Spesso Thorimbert ha usato questo contesto. Ricorda che Toni "arriva dalla strada". Cresce, anche fotograficamente, sulla strada. Diventato "adulto" ripulisce la strada. C'é un fotografo, forse il piú grande fotogiornalista italiano, Aldo Bonasia, che ha sicuramente ispirato Thorimbert. Ricordo un servizio realizzato in studio, in cui riproduceva scene metropolitane. Lo sfondo era tutto bianco, c'erano persone che interagivano tra loro e un solo elemento entrava in scena ad accennare una scena metropolitana. Ricordo bene quel lavoro perché ho fatto la comparsa!
Nella foto al suo fianco una donna se ne va. Strano, é in un ambiente chiuso e sembra non avere via d'uscita. Anzi davanti a lei sembra esserci un camino. Di che colore sono le fiamme? Rosse, arancioni? Anche il vestito, guarda caso! E un piccolo spacco sul polpaccio sinistro ha proprio la forma di una fiamma.
Un altro tema caro a Thorimbert, l'errore fotografico, lo troviamo nella foto numero 18. Guarda la gonna a pannelli arancioni. Guarda le strisciate di luce dello stesso colore. Sono le riproduzioni delle "bruciature" che si creavano sui negativi quando entrava luce nei rullini. Geniale, no?
Le ultime due foto. Le ombre ricorrono spesso nel lavoro di Thorimbert. Ricordo una sua foto con l'ombra del profilo del suo viso proiettato sulla camicetta bianca di una modella. Citazione, a sua volta, di un altro grande fotografo, Robert Frank, grandissimo fotografo nato in Svizzera nel 1924 ma cresciuto in America. Qui i vestiti hanno le righe. Guarda che bello l'effetto delle ombre proiettate sulla donna che formano righe parallele. Similitudini, paralleli.
Mi fermerei qui e concludo dicendo che adoro questo modo di fare fotografia. Dove tutto é molto pensato ed elaborato, ma senza troppa enfasi. Realizzato con una forza interpretativa potente, mai scontata. Fotografie perfette concettualmente ma "sporche". Gli errorini e gli sporchini testimoniano una sicurezza intellettuale (e tecnica) del tutto unica.
P.s. La numero 16 é in controluce. Non sarà mica una citazione benedusiana?
dietro a ogni grande uomo c'è una grande donna...Silvia Meneguzzo. Credo che insieme abbiate raggiunto una perfetta sintonia ed equilibrio, un gusto stilistico "upper class"!
La fiamma!!!!! Che dire Matteo, grazie. Tu forse non lo sai ma mi hai aperto un mondo. Ora come farò a vedere foto pensando che dietro si nascondono cose che mai immaginerei?
caro toni, come già ti dissi via sms, questo è veramente un gran servizio.
io l'ho visto sull'ipad, e quando sono arrivato alla prima immagine del servizio (ed essendo appunto sull'ipad non avevo ancora visto il credito...) ho pensato: cazzo che bella questa, secondo me è di toni.
e infatti... ;-)
è un servizio molto interessante perchè lo vedo un po' come una jam session di jazz dove sembra tutto un casino, ma poi i vari strumenti si uniscono per arrivare ad un comune e sensatissimo risultato.
in questo servizio sembra tutto a cazzo (luci diverse, location diverse, tecniche diverse...) ma andando avanti si scopre che a cazzo proprio non c'è nulla.
una specie di grande virtuosismo.
adesso, a parte la straordinaria esegesi (!) del grandissimo matteo, forse sarebbe carino che tu ci spiegassi. yes, raccontaci per favore il percorso mentale, l'approccio e quant'altro che ti hanno portato a questo risultato.
please! ;-)
Grazie a tutti e a Settimio che con la sua domanda mi permette di raccontare la genesi di questo lavoro. Si, io lo vivo proprio come fare un pezzo di musica, magari proprio un pezzo jazz.
Infatti, si decide il "tema" poi si raccolgono gli elementi (vestiti, ispirazioni letterarie e immaginifiche) che comporranno il pezzo, diciamo... "di cosa parla la canzone". in funzione di questi elementi si decide poi dove andare ad "incidere" (le locations), poi è il momento di suonare: tutti insieme ma anche separatamente a seconda del proprio ruolo (ma il parrucchiere è come un sax ?).Una volta "suonato" il tutto, io torno in sala (il mio studio) con le tracce (i files), li scelgo e comincio a dare una struttura (sequenza) al pezzo.
Poi indico agli "ingegneri del suono" (i ritoccatori) quali sonorità "spingere", campionare, acutizzare in ogni singolo suono (o foto)
E' molto importante partire, tutti, con un'idea abbastanza precisa di come sarà il pezzo una volta finito, perchè se no uno rischia di perdere il filo e finire chissà dove tanto per il gusto di suonare. In corso d'opera sono moltissime le foto che facciamo e poi scartiamo e poi ri-scattiamo, magari con luci o abiti leggermente diversi in modo da non uscire fuori tema. In questo, il digitale è un grande vantaggio perchè ti permette di "suonare" e verificare il tuo pezzo in tempo reale. Più che un "servizio di moda" cerchiamo, con Silvia e gli altri, di compiere una riflessione per immagini sullo stato della moda.
Sono stato troppo serio?
Spero di no!
Grazie a tutti ;-)
xxx
T
E quanto é importante l'improvvisazione?
http://www.youtube.com/watch?v=HPqK1JJOFxw&sns=em
Scusate, ma questo spunto sulla musica, il jazz, l'improvvisazione, le jam session, mi piace assai e vorrei condividere anche questo:
http://m.youtube.com/index?desktop_uri=%2F&gl=IT#/watch?xl=xl_blazer&v=GLCGWh-VZhI
Una parte del servizio é ambientata a Villa Necchi Campiglio, in via Mozart, 14 a Milano. La villa é stata donata dall'ultima delle sorelle Necchi (macchine da cucire) al Fai, Fondo per l'Ambiente Italiano, in quanto non c'erano eredi. Per chi non conoscesse il FAI, consiglio di andare ad informarsi su internet. E' una fondazione molto seria, solida e attiva con una "dote" culturale e artistica di elevatissimo livello. Una su tante, la Villa Panza di Biumo a Varese con una straordinaria collezione di artisti contemporanei dagli anni cinquanta. Meravigliose le installazioni di Dan Flavin.
Ma volevo parlare di un architetto, in realtà. Un architetto che ha rifatto parte degli arredi di villa Necchi originariamente progettata secondo uno stile razionalista da Piero Portaluppi (Milano 1888 - 1967). Il suo nome é Tommaso Buzzi (Sondrio 1900 - Rapallo 1981). Buzzi ha collaborato a lungo con Gió Ponti, con la rivista Domus, é stato direttore creativo dii Venini. Consiglio un approfondito giro su internet per conoscerlo perché ne vale la pena. Una della cose piú incredibili (non uso a sproposito questo termine) che ha progettato, é La Scarzuola a Montegiove nel comune di Montegabbione in Umbria. La Scarzuola é un progetto visionario e di una valenza artistica e culturale impressionanti. Ho avuto la fortuna di visitare La Scarzuola due volte. La prima volta per realizzare un servizio fotografico per Vogue Entertaining e poi una seconda volta per Casa Vogue. Si parla di almeno 20 anni fa. In quelle occasioni ho conosciuto Marco Solari, il nipote di Tommaso Buzzi, che ha ereditato quel posto incantato nel 1981 e ne ha curato la realizzazione prendendo spunto da una cassa (letteralmente una cassa, l'ho vista!) piena di disegni, appunti, progetti di Tommaso Buzzi. Tommaso Buzzi era un vero genio e La Scarzuola é un capolavoro.
lascio semplicemente un grande apprezzamento per il fotografo e lo scrittore, un pò come in un libro degli ospiti, grazie
ciao
andrea novaro
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