The photographic duo Oriani Origone



Sono venuti, qualche giorno fa, in studio a farsi fare il ritratto, Raffaele Origone e Matteo Oriani, il più longevo ( e straordinario) duo fotografico italo-mondiale.
Una foto realizzata per soddisfare "Contributors", quelle deliziose ed ambite rubriche dei giornali dove in un ritratto e qualche riga devi descrivere te stesso e il tuo lavoro.

Loro, generalmente, lo fanno così:

Nel nostro mestiere abbiamo felicemente lavorato con un art director che disegnava stupendi layout ad acquarello, abbiamo affidato i nostri negativi ad uno stampatore che lavora con il grembiule da cucina tirolese ricamato con edelweiss e cuori e abbiamo avuto per maestro un vero gentiluomo che assomiglia ad un grande regista italiano.

Ci siamo assuefatti a banchi ottici di grande formato, sviluppatrici Polaroid e Nikon. Ormai custodiamo tutta la roba in un armadio corazzato.
Adesso siamo lievemente dipendenti delle più sofisticate apparecchiature digitali.

Ci stiamo ancora chiedendo se ci abbia procurato più eccitazione la prima volta della lenta, crescente, magica apparizione di un’immagine in bianco e nero su un foglio di carta immerso in acido oppure l’immediata, lisergica, dematerializzata, perfetta comparsa di un’immagine su uno schermo. A colori. Piatto. Che non ha neanche il tubo catodico.

Matteo Oriani ama disegnare archi di curve sulla neve e preparare cibi appetitosi in cucina.
A Raffaele Origone piace tracciare sicure rotte sul mare con calcolate linee rette e mettere a disposizione il suo equilibrio a chi vuole bene.

La nostra lunga esperienza ci permette di usare l’improvvisazione come metodologia scientifica.


Per saperne di più potete cliccare sul loro sito:
http://www.orianiorigone.com

Raffaele Origone and Matteo Oriani photographed by Toni Thorimbert

Click on the picture to enlarge.

3 commenti:

Alessandro Bianchi ha detto...

Manca una cosa, o meglio non manca perchè si percepisce molto bene e non è da scrivere in modo diretto su una presentazione.
Però ho voglia di dirla anche a chi non sa leggere tra le righe.

Mi è bastato vedere Matteo Oriani un paio di volte per dire a me stesso: "Ecco un vero dandy!!! Ma uno vero, non uno dei tanti che si spacciano per tale".
Matteo è raffinatissimo e mai banale, ha uno spiccato gusto personale che se ne sbatte delle mode passate e presenti e non gli importa di anticipare quelle future.
Lui è Lui punto e basta, è una presenza che si nota e si nota con piacere, che fa riflettere e fa venir voglia di sconquassare tutti i canoni estetici che cercano di imporci coloro i quali hanno il potere di decidere cosa piacerà domani a chi non ha la forza e la sicurezza di sentirsi individuo e non numero.
E' sicuramente un essere superiore per quanto riguarda il concetto di estetica, cosa rara ma necessaria per chi fa un lavoro come il nostro.
Tutto questo non significa che  Matteo è uno che pensa solo a vestirsi bene ed è accecato e concentrato sulle frivolezze, non voglio essere frainteso.
Tutto questo significa che Matteo è anche, ma non solo, estetica allo stato più elevato.


Purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente Raffaele Origone, ovviamente mi sono fatto delle idee su di lui, idee e pensieri che mi sono entrati in testa guardando le loro foto ed essendo in contatto con alcune persone con le quali ci sono anche loro e siccome una persona si circonda di un mondo che ha  le sue stesse vibrazioni credo che se esprimessi i miei pensieri non sarei molto lontano dalla realtà...
Essendo però solo mie impressioni, senza nessun riscontro reale, me ne sto zitto e tengo tutto per me anche se avrei da esprimere solo pareri positivi.

Matteo Oriani ha detto...

I trucchi del mestiere.
Luce: naturale. Cioé la "luce" che c'é nella peggior giornata buia e grigia e piovosa di Milano. Filtrata attraverso il vetro opalino di una finesta di quelle dei seminterrati, schermata da un polistirolo nero e ribattuta da uno bianco.
Attrezzatura: Canon EOS "qualcosa" con un obbiettivo Nikon degli anni '80 montato grazie ad un adattatore. A causa di questo accrocchio non si vede una bega nel mirino perché quando si chiude il diaframma si oscura di conseguenza anche il mirino.
Cosí, una piccola lezione. Grazie Toni.

raffaele ha detto...

italo-mondiale mi piace un casino!