Un omaggio a Blow up?
Come molti della mia generazione, sono diventato fotografo praticamente grazie a questo film.
Quindi, nel nostro piccolo, ci abbiamo provato.
A Luca Roscini piaceva la parte finale del film, quella con i mimi ( In effetti, quella dove David Hemmings si rotola nei fondali con le ragazze è stata già parecchio sfruttata, anche da me...)
(Invidio chi non l' ha ancora visto - Blow Up. Perchè ha ancora un capolavoro assoluto da scoprire. Ma... l'abbiamo visto tutti, giusto?...)
Allora, ecco il risultato:
Più efficace per il racconto, sicuramente superfluo per la moda, qui sotto il mio layout originale, con tutte le immagini:
E qui il backstage, sempre ben fotografato da Giorgio Serinelli:
Cent'anni di Antonioni.
Style magazine
Photographed by Toni Thorimbert.
Styled by Luca Roscini.
Grooming + Makeup: Roman Gasser.
Backstage photography by Giorgio Serinelli
Click on the pictures to enlarge.
The interview: Leah Arwen, "scattina da spiaggia" in Cesenatico.
Al Si Fest ho conosciuto Leah, giovane appassionata di fotografia reduce dalla sua esperienza di "scattina da spiaggia".
Ero curioso, e ho trovato le sue risposte interessanti.
L'umiltà è sempre una buona lezione.
(I visi delle persone nelle sue fotografie sono obliterati per ovvi motivi di privacy)
Leah Arwen @ work.
T.T: Ciao Leah, questa estate hai fatto la “scattina” da spiaggia. Come definiresti questa esperienza e cosa ti ha lasciato?
L.A: Ho migliorato il rapporto con le persone che non sono solita frequentare, ho abbattuto alcuni paletti o limiti che alloggiavano nella mia mente.
Mi ha insegnato che, se le persone non sanno "chi sei", tu sei una nullità qualunque che è li per vendergli qualcosa, la foto in questo caso.
E' stata una buona scuola di umiltà... Magari la sera prima sei a Milano a scattare il concerto di Lenny Kravitz e il giorno dopo in spiaggia sei trattata come una che vende tappeti...
Mi lascia il ricordo della bassa marea alle 8 del mattino, con la spiaggia ancora semi vuota... le chiacchiere con le signore anziane, con i ragazzi del salvataggio in torretta e, la parte più bella, i baci e le conchiglie in dono dai bambini.
Mi ha lasciato energie positive, anche se spesso non ce la facevo più o non sopportavo alcune persone poco cordiali, posso dire che è stato positivo.
Anche se non so se lo rifarei... Una volta sola forse basta per conservare un buon ricordo.
T.T: In che cosa consisteva esattamente il tuo lavoro?
L.A: Scendevo in spiaggia verso le 8:30 e iniziavo a scattare, i bambini, in particolar modo, chiedendo a chiunque.
Passeggiavo avanti e indietro, in una striscia di spiaggia di circa 1 km, sia sulla riva che passando tra gli ombrelloni, e poi…. chiedi, chiedi, chiedi...e quando va bene scatti, scatti, scatti!
Facevo circa 10 scatti a persona. Alcuni ti chiamavano anche per farli... In questi casi ovviamente il lavoro è facilitato e puoi scattare anche di più... oppure alcuni bimbi dopo 3 o 4 scatti non volevano più saperne, ed eri fortunato se ne avevi 2 buone foto...
T.T: Quali sono le regole perché una foto “venda” in spiaggia? C’è un modo di farle che viene recepito meglio di altri?
L.A: Saper costruire un bel rapporto con il cliente: Ci vuole tanta simpatia, saper chiacchierare, giocare con i loro bambini, e poi fare delle "belle" foto-ricordo, quelle che loro, pur avendo una compatta con schermo a 17 pollici, non sarebbero in grado di fare per mancanza di gusto nella composizione, nel taglio e prospettiva. La formula che usavo solitamente era: "Ciao!! La facciamo una foto a questa bella bimba?" :) condito con un mega sorriso...
T.T: Quali sono i clienti “tipo” ?
L.A: Ci sono quelli che ti guardano e ti sorridono, ti invitano a domandare, ma la risposta è sempre no, ci sono quelli incazzati, anche in vacanza... e pensi che ti diranno di no... Invece ti lasciano lavorare tranquillamente. Quelli che non ti rispondono neanche, trattandoti con indifferenza, quelli che sono tranquilli e disponibili e ti fanno fare diversi "set" durante la loro vacanza, perchè hanno soldi da spendere, o quelli che ti fanno fare diversi "set" e comprano solo due foto perché di soldi ne hanno pochi.
Vedi bambini esteriormente bellissimi, pieni di giochi inutili, ma con una tale indifferenza verso tutto, che si divertono a prendere e torturare granchi... e i genitori lasciano che tutto ciò accada... e vedi altri bambini, con forme di handicap fisici, e quindi non belissimi per la società, che riescono a divertirsi anche solo giocando con l'acqua e la sabbia, con sorrisi ed occhi che ti rimangono nel cuore.
Oppure i bimbi costretti a far le foto quando non ne hanno assolutamente voglia, e sentire frasi raccapriccianti da parte dei genitori, del tipo: "se fai le foto ti compro quella macchina che hai visto al negozio" "se non fai le foto, niente gelato" e poi e poi... queste sono quelle standard...
T.T: E’ complicato oggi, con le leggi sulla privacy o con la spiccata sensibilità delle persone verso le fotografie scattate ai minori?
L.A: Molte persone vivono di media e Tv, quindi è difficile fargli capire che stai veramente lavorando e hai tutti i permessi del comune, e che quelle foto verranno stampate solo per loro e poi cestinate. Nessun sito, nessun giro nel web, nulla di tutto ciò, ma spesso hanno paura e non si fidano!
T.T: Quanto tempo hai lavorato ?
L.A: Ho lavorato 2 mesi e mezzo
T.T: E quanto hai guadagnato?
Poco, ma in effetti non mi sono impegnata come avrei dovuto e l'ho presa molto alla leggera per non stressarmi troppo. E’ davvero difficile doversi vendere ogni mattina, entrando nelle vite altrui, con una faccia tosta che non ti appartiene...
Guadagnavo circa 750 euro ogni due settimane. Lavoravo 3 ore al mattino e 3-4 ore di sera, senza orari precisi e potevo gestirmi il mio tempo.
Avrei potuto fare di più, ma io non volevo fare le cene o le feste negli alberghi. Altri fotografi, che lo facevano, guadagnavano anche 500 euro in due ore, in una sera…
The interview:
Leah Arwen
photographer at Cesenatico beach.
Click on the pictures to enlarge.
Ero curioso, e ho trovato le sue risposte interessanti.
L'umiltà è sempre una buona lezione.
(I visi delle persone nelle sue fotografie sono obliterati per ovvi motivi di privacy)
Leah Arwen @ work.
T.T: Ciao Leah, questa estate hai fatto la “scattina” da spiaggia. Come definiresti questa esperienza e cosa ti ha lasciato?
L.A: Ho migliorato il rapporto con le persone che non sono solita frequentare, ho abbattuto alcuni paletti o limiti che alloggiavano nella mia mente.
Mi ha insegnato che, se le persone non sanno "chi sei", tu sei una nullità qualunque che è li per vendergli qualcosa, la foto in questo caso.
E' stata una buona scuola di umiltà... Magari la sera prima sei a Milano a scattare il concerto di Lenny Kravitz e il giorno dopo in spiaggia sei trattata come una che vende tappeti...
Mi lascia il ricordo della bassa marea alle 8 del mattino, con la spiaggia ancora semi vuota... le chiacchiere con le signore anziane, con i ragazzi del salvataggio in torretta e, la parte più bella, i baci e le conchiglie in dono dai bambini.
Mi ha lasciato energie positive, anche se spesso non ce la facevo più o non sopportavo alcune persone poco cordiali, posso dire che è stato positivo.
Anche se non so se lo rifarei... Una volta sola forse basta per conservare un buon ricordo.
T.T: In che cosa consisteva esattamente il tuo lavoro?
L.A: Scendevo in spiaggia verso le 8:30 e iniziavo a scattare, i bambini, in particolar modo, chiedendo a chiunque.
Passeggiavo avanti e indietro, in una striscia di spiaggia di circa 1 km, sia sulla riva che passando tra gli ombrelloni, e poi…. chiedi, chiedi, chiedi...e quando va bene scatti, scatti, scatti!
Facevo circa 10 scatti a persona. Alcuni ti chiamavano anche per farli... In questi casi ovviamente il lavoro è facilitato e puoi scattare anche di più... oppure alcuni bimbi dopo 3 o 4 scatti non volevano più saperne, ed eri fortunato se ne avevi 2 buone foto...
T.T: Quali sono le regole perché una foto “venda” in spiaggia? C’è un modo di farle che viene recepito meglio di altri?
L.A: Saper costruire un bel rapporto con il cliente: Ci vuole tanta simpatia, saper chiacchierare, giocare con i loro bambini, e poi fare delle "belle" foto-ricordo, quelle che loro, pur avendo una compatta con schermo a 17 pollici, non sarebbero in grado di fare per mancanza di gusto nella composizione, nel taglio e prospettiva. La formula che usavo solitamente era: "Ciao!! La facciamo una foto a questa bella bimba?" :) condito con un mega sorriso...
T.T: Quali sono i clienti “tipo” ?
L.A: Ci sono quelli che ti guardano e ti sorridono, ti invitano a domandare, ma la risposta è sempre no, ci sono quelli incazzati, anche in vacanza... e pensi che ti diranno di no... Invece ti lasciano lavorare tranquillamente. Quelli che non ti rispondono neanche, trattandoti con indifferenza, quelli che sono tranquilli e disponibili e ti fanno fare diversi "set" durante la loro vacanza, perchè hanno soldi da spendere, o quelli che ti fanno fare diversi "set" e comprano solo due foto perché di soldi ne hanno pochi.
Vedi bambini esteriormente bellissimi, pieni di giochi inutili, ma con una tale indifferenza verso tutto, che si divertono a prendere e torturare granchi... e i genitori lasciano che tutto ciò accada... e vedi altri bambini, con forme di handicap fisici, e quindi non belissimi per la società, che riescono a divertirsi anche solo giocando con l'acqua e la sabbia, con sorrisi ed occhi che ti rimangono nel cuore.
Oppure i bimbi costretti a far le foto quando non ne hanno assolutamente voglia, e sentire frasi raccapriccianti da parte dei genitori, del tipo: "se fai le foto ti compro quella macchina che hai visto al negozio" "se non fai le foto, niente gelato" e poi e poi... queste sono quelle standard...
T.T: E’ complicato oggi, con le leggi sulla privacy o con la spiccata sensibilità delle persone verso le fotografie scattate ai minori?
L.A: Molte persone vivono di media e Tv, quindi è difficile fargli capire che stai veramente lavorando e hai tutti i permessi del comune, e che quelle foto verranno stampate solo per loro e poi cestinate. Nessun sito, nessun giro nel web, nulla di tutto ciò, ma spesso hanno paura e non si fidano!
T.T: Quanto tempo hai lavorato ?
L.A: Ho lavorato 2 mesi e mezzo
T.T: E quanto hai guadagnato?
Poco, ma in effetti non mi sono impegnata come avrei dovuto e l'ho presa molto alla leggera per non stressarmi troppo. E’ davvero difficile doversi vendere ogni mattina, entrando nelle vite altrui, con una faccia tosta che non ti appartiene...
Guadagnavo circa 750 euro ogni due settimane. Lavoravo 3 ore al mattino e 3-4 ore di sera, senza orari precisi e potevo gestirmi il mio tempo.
Avrei potuto fare di più, ma io non volevo fare le cene o le feste negli alberghi. Altri fotografi, che lo facevano, guadagnavano anche 500 euro in due ore, in una sera…
The interview:
Leah Arwen
photographer at Cesenatico beach.
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Nina rocks!
Io adoro Nina Zilli.
Ha una faccia così bella che stai male, è brava, simpatica, tosta.
Lei ci si mette.
Secondo me era Riders al 100%.
L'abbiamo portata nei campi con una KTM.
Noi siamo andati in terra, lei no.
Me la immaginavo un pò Mad Max, un po' guerriera, un po' crossista.
Me la immaginavo con un look così:
E così è stato:
Cliccate sulla foto qui sopra e ingranditela: E' lo scatto perfetto. Dal backstage di Giorgio Serinelli direttamente in "apertura".
E qui sotto ancora back:
Nina Zilli
Riders magazine
September issue
Photographed by Toni Thorimbert
Backstage photography by Giorgio Serinelli
Photo editor Stefania Molteni
Click on the pictures to enlarge.
Ha una faccia così bella che stai male, è brava, simpatica, tosta.
Lei ci si mette.
Secondo me era Riders al 100%.
L'abbiamo portata nei campi con una KTM.
Noi siamo andati in terra, lei no.
Me la immaginavo un pò Mad Max, un po' guerriera, un po' crossista.
Me la immaginavo con un look così:
E così è stato:
Cliccate sulla foto qui sopra e ingranditela: E' lo scatto perfetto. Dal backstage di Giorgio Serinelli direttamente in "apertura".
E qui sotto ancora back:
Nina Zilli
Riders magazine
September issue
Photographed by Toni Thorimbert
Backstage photography by Giorgio Serinelli
Photo editor Stefania Molteni
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Modus vivendi: The new Cividini adv campaign feat. model and actress Giovanna Gorassini is out now
Non voglio dire tanto.
Cividini dopo tre anni torna a sfilare, e sono contento.
Questo post lo dedico a Piero e a Miriam ( e all'Anita che ho visto crescere).
Faccio un brindisi alla nostra intesa, al nostro percorso.
In bocca al lupo per domani. Io ci sarò.
Modus vivendi
CIVIDINI ADV.
FALL/WINTER 2012/13
PHOTOGRAPHED BY TONI THORIMBERT
Model:Giovanna Gorassini.
Hair and Make up: Mimmo di Maggio.
Backstage photography Giorgio Serinelli
Photographed @ Piero Gemelli house, Milano.
The Spring/Summer 2013 collection will show
Saturday 22 September, 3PM @ Circolo Filologico
Via Clerici, Milano.
Click on the pictures to enlarge.
Inspirations. Part one.
Mi ispirano le immagini che mi rendono più libero, che mi aprono porte, mi autorizzano possibiltà. Immagini molto semplici, altre più rischiose, cose molto diverse da me.
Ma mi ispirano anche le immagini che mi confermano atteggiamenti e cose che già sapevo, che stabiliscono con me complicità che mi rafforzano.
"Ispirazioni" si chiamava una mia conferenza-proiezione che ho tenuto in un paio di occasioni l'anno scorso.
Metteva a confronto il mio volume "Carta stampata" con i libri fotografici degli autori che, specie nei primi anni, hanno formato il mio percorso professionale ed artistico.
Qui invece alcune immagini e commenti sulle pagine strappate dai giornali, e che mi hanno ispirato nel mio lavoro e nelle mie riflessioni sul linguaggio e le dinamiche della moda, del ritratto e della pubblicità.
Queste immagini sono tratte da una storia pubblicata almeno 6/7 anni fa.
All'inizio non mi piaceva. Troppo assurda, troppo lontana da me, iperbolica.
Ma poi, nella sua lucida e computerizzata follia, qui tutto è perfetto e sensuale.
La luce, il deserto, lo spessore grigiastro del bianco e nero. Ultracorpi.
L'esatto contrario delle immagini là in alto.
La campagna Stone Island.
Stagione dopo stagione, da anni rigorosamente sempre uguale.
Il "look-book" assurto ad icona.
Potere della ripetizione.
Supremazia assoluta del prodotto. Loro possono.
La amo e basta.
Il brand non sarà "esclusivo", ma questa immagine, scusate, è potentissima.
Non mi interessa proprio come è fatta, se nel deserto ci sono andati o no.
E'un miraggio, una fantasia erotico-sportiva-militaresca.
Pensarla, e poi riuscire a realizzarla deve essere stato emozionante.
Qui invece sicuramente ci sono andati.
"Cammina, non correre" recita l'headline di Camper.
Ora non so, ma questi hanno fatto anni di campagne meravigliose dedicate al puro potere evocativo della fotografia.
La magia, quando incontri queste visioni.
Una "cosa-immagine": Vuole essere fotografata a tutti i costi.
La incontri solo se ti ci metti. Lo sanno bene i fotografi.
Queste immagini, di solito non le regalano, devi proprio scarpinare.
Quasi mi fa venire l'ansia: Sai, metti giù il cavalletto, apri il banco ottico 20x25, avvita l'obbiettivo, e poi l'esposimetro, gli chassis e preghi che non succeda niente, che il camion non metta in moto e se ne vada proprio adesso, per favore...
Lo zampino di Fabien Baron su queste foto.
Lo spruzzo rosso è semplice, però mi era piaciuto. Efficace.
Ho pensato, " ah...vedi, allora si può fare... "
Cosa, esattamente non so.
Quella cosa lì, intervenire teatralmente sulla foto, per enfatizzare un sentimento, un atteggiamento o un contesto. Un dubbio però mi rimane...
Maria Carla fotografata a Roma da Jurgen Teller per Paradis magazine
Possedere fotograficamente lo spazio come fosse tuo: E' molto importante.
Quando scatti in un posto non tuo. Ma deve sembrare tuo, che sei lì da sempre.
Teller lavora sempre ai confini della nostra ( e forse della sua ) "confort zone".
Ai confini del disagio, un pò più in là di dove tu ti saresti fermato.
Un pò più in la della tua paura.
Pericoloso, quindi molto attraente.
Werner Schreyer in cima allo scaffale di un ufficio.
Mi piace sempre quando il soggetto non tocca terra.
Qui anche importante il casting.
Quando una foto è strana, meglio avere un protagonista credibile.
Come per Teller nelle foto di prima.
Se no mettere un tipo là in cima può facilmente sembrare una cazzata.
Da Vogue Paris.
Forse di lei, mi piace lei.
Comunque si, il grandangolo, la luce, le mutande.
Lo styling. Molto francese, poco nudo, tanto nudo.
Una immagine che metti là dentro, nel magazzino della testa.
Settare alcuni parametri: Essere molto vicini, rimanere molto chic.
Qui dice: "si puo'"
Bruce Weber. Roberto Bolle. Il Panda.
Non balla qui, Bolle.
Legge il giornale seduto in spiaggia con un panda.
Se non ispira questa...non so.
Abbastanza impensabile, quindi bellissima.
(E poi io penso: "ma il panda l'hanno portato da casa?" sarà che io sono sempre un pò restio ai "props", ma qui si dimostra che - se ti sei portato un panda - puoi fare la differenza.)
Mi piace chi sa scrivere in modo stiloso sulle foto.
Weber lo fa, Duane Michals lo fa.
Ci ho provato, naturalmente, ma a me non viene così bene, anche se, quando lavoravo alla grafica di copertina per il mio "Carta stampata" dopo milioni di prove di font, alla fine il titolo ho dovuto scriverlo io, a mano, col pennarello.
Era roba troppo mia per delegarla al signor Helvetica.
Claudia Knoepfel + Stefan Indlekofer per Marie Claire Italia.
Un vago sapore di Bunuel, un pizzico di Antonioni, anche.
Che bella questa donna nuda, con il segno di costume, che passa incurante in mezzo ai tavoli.
Trovare il giusto movimento per lei. Il cappello. Scattare dalla giusta distanza. Pubblicarla.
Complimenti.
Avrei voluto farla io.
La capisco totalmente.
Saranno i miei anni a cavallo, ma credo che il suo bello sta proprio lì: Anche se a cavallo non ci sei stato mai questa immagine ti ci porta proprio...sopra.
E poi il taglio della foto, la criniera, i finimenti... O mi sbaglio?
David Bellemere per Marie Claire Italia.
Un pò di tempo fa. Ma certe immagini mi fanno venire voglia di fotografare, mi fanno credere in tutto questo.
Quelle che "sembrano" belle ma non lo sono, e sono tante, mi fanno venire voglia di cambiare aria.
Secondo me, queste erano belle davvero.
Mi fanno venire perfino voglia di prendere il pulmino...( quello che prendi all'alba, a Milano, con su la modella mezza addormentata, trucco, capelli, la redattrice, gli assistenti, i flashes, i vestiti...)
Inspirations, part one.
Pages from magazines and advertising campaigns shot by various photographers and artists.
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Ma mi ispirano anche le immagini che mi confermano atteggiamenti e cose che già sapevo, che stabiliscono con me complicità che mi rafforzano.
"Ispirazioni" si chiamava una mia conferenza-proiezione che ho tenuto in un paio di occasioni l'anno scorso.
Metteva a confronto il mio volume "Carta stampata" con i libri fotografici degli autori che, specie nei primi anni, hanno formato il mio percorso professionale ed artistico.
Qui invece alcune immagini e commenti sulle pagine strappate dai giornali, e che mi hanno ispirato nel mio lavoro e nelle mie riflessioni sul linguaggio e le dinamiche della moda, del ritratto e della pubblicità.
Queste immagini sono tratte da una storia pubblicata almeno 6/7 anni fa.
All'inizio non mi piaceva. Troppo assurda, troppo lontana da me, iperbolica.
Ma poi, nella sua lucida e computerizzata follia, qui tutto è perfetto e sensuale.
La luce, il deserto, lo spessore grigiastro del bianco e nero. Ultracorpi.
L'esatto contrario delle immagini là in alto.
La campagna Stone Island.
Stagione dopo stagione, da anni rigorosamente sempre uguale.
Il "look-book" assurto ad icona.
Potere della ripetizione.
Supremazia assoluta del prodotto. Loro possono.
La amo e basta.
Il brand non sarà "esclusivo", ma questa immagine, scusate, è potentissima.
Non mi interessa proprio come è fatta, se nel deserto ci sono andati o no.
E'un miraggio, una fantasia erotico-sportiva-militaresca.
Pensarla, e poi riuscire a realizzarla deve essere stato emozionante.
Qui invece sicuramente ci sono andati.
"Cammina, non correre" recita l'headline di Camper.
Ora non so, ma questi hanno fatto anni di campagne meravigliose dedicate al puro potere evocativo della fotografia.
La magia, quando incontri queste visioni.
Una "cosa-immagine": Vuole essere fotografata a tutti i costi.
La incontri solo se ti ci metti. Lo sanno bene i fotografi.
Queste immagini, di solito non le regalano, devi proprio scarpinare.
Quasi mi fa venire l'ansia: Sai, metti giù il cavalletto, apri il banco ottico 20x25, avvita l'obbiettivo, e poi l'esposimetro, gli chassis e preghi che non succeda niente, che il camion non metta in moto e se ne vada proprio adesso, per favore...
Lo zampino di Fabien Baron su queste foto.
Lo spruzzo rosso è semplice, però mi era piaciuto. Efficace.
Ho pensato, " ah...vedi, allora si può fare... "
Cosa, esattamente non so.
Quella cosa lì, intervenire teatralmente sulla foto, per enfatizzare un sentimento, un atteggiamento o un contesto. Un dubbio però mi rimane...
Maria Carla fotografata a Roma da Jurgen Teller per Paradis magazine
Possedere fotograficamente lo spazio come fosse tuo: E' molto importante.
Quando scatti in un posto non tuo. Ma deve sembrare tuo, che sei lì da sempre.
Teller lavora sempre ai confini della nostra ( e forse della sua ) "confort zone".
Ai confini del disagio, un pò più in là di dove tu ti saresti fermato.
Un pò più in la della tua paura.
Pericoloso, quindi molto attraente.
Werner Schreyer in cima allo scaffale di un ufficio.
Mi piace sempre quando il soggetto non tocca terra.
Qui anche importante il casting.
Quando una foto è strana, meglio avere un protagonista credibile.
Come per Teller nelle foto di prima.
Se no mettere un tipo là in cima può facilmente sembrare una cazzata.
Da Vogue Paris.
Forse di lei, mi piace lei.
Comunque si, il grandangolo, la luce, le mutande.
Lo styling. Molto francese, poco nudo, tanto nudo.
Una immagine che metti là dentro, nel magazzino della testa.
Settare alcuni parametri: Essere molto vicini, rimanere molto chic.
Qui dice: "si puo'"
Bruce Weber. Roberto Bolle. Il Panda.
Non balla qui, Bolle.
Legge il giornale seduto in spiaggia con un panda.
Se non ispira questa...non so.
Abbastanza impensabile, quindi bellissima.
(E poi io penso: "ma il panda l'hanno portato da casa?" sarà che io sono sempre un pò restio ai "props", ma qui si dimostra che - se ti sei portato un panda - puoi fare la differenza.)
Mi piace chi sa scrivere in modo stiloso sulle foto.
Weber lo fa, Duane Michals lo fa.
Ci ho provato, naturalmente, ma a me non viene così bene, anche se, quando lavoravo alla grafica di copertina per il mio "Carta stampata" dopo milioni di prove di font, alla fine il titolo ho dovuto scriverlo io, a mano, col pennarello.
Era roba troppo mia per delegarla al signor Helvetica.
Claudia Knoepfel + Stefan Indlekofer per Marie Claire Italia.
Un vago sapore di Bunuel, un pizzico di Antonioni, anche.
Che bella questa donna nuda, con il segno di costume, che passa incurante in mezzo ai tavoli.
Trovare il giusto movimento per lei. Il cappello. Scattare dalla giusta distanza. Pubblicarla.
Complimenti.
Avrei voluto farla io.
La capisco totalmente.
Saranno i miei anni a cavallo, ma credo che il suo bello sta proprio lì: Anche se a cavallo non ci sei stato mai questa immagine ti ci porta proprio...sopra.
E poi il taglio della foto, la criniera, i finimenti... O mi sbaglio?
David Bellemere per Marie Claire Italia.
Un pò di tempo fa. Ma certe immagini mi fanno venire voglia di fotografare, mi fanno credere in tutto questo.
Quelle che "sembrano" belle ma non lo sono, e sono tante, mi fanno venire voglia di cambiare aria.
Secondo me, queste erano belle davvero.
Mi fanno venire perfino voglia di prendere il pulmino...( quello che prendi all'alba, a Milano, con su la modella mezza addormentata, trucco, capelli, la redattrice, gli assistenti, i flashes, i vestiti...)
Inspirations, part one.
Pages from magazines and advertising campaigns shot by various photographers and artists.
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