The story of Paola Cazzola, the Supersport pilot, photographed and written for "Riders" magazine.







Avevo visto Paola Cazzola al Mugello, tempo fa.
Unica donna in mezzo a tutti uomini. Mi aveva incuriosito.
Poi l'anno scorso la notizia della sua partecipazione al campionato mondiale Supersport.
Riders mi ha permesso di fotografarla e di scrivere di lei.
Qui sopra, le foto pubblicate, qui sotto il pezzo.
Le fotografie del backstage a colori sono di Claudio Rizzolo.


L’ULTIMA DONNA

Paola Cazzola, Yamaha YZF 600 N° 33, rientra ai box di Misano qualche minuto prima della fine del turno di qualifica.
Si toglie il casco, è visibilmente distrutta dalla stanchezza, il fiato corto. Al momento è penultima, ma non dura, ancora pochi attimi, e sul traguardo l’ultimo pilota migliora il suo tempo.
Paola ha un gesto di rabbia, se ne va con gli occhi bassi, verso il suo camper.
Ultima, penultima. Che differenza fa?
La fa, perchè questo è il campionato del mondo Supersport e sono tutti uomini.
La fa, perchè Paola è la prima donna a farlo.



Ma le cose si sono complicate.
I fatti sono noti, ma li riassumo: L’anno scorso, escono i giornali in pompa magna: La Cazzola farà tutto il mondiale Supersport con la Honda del team Kuja.
Interviste, foto. Prime gare: Naviga intorno a metà classifica, è zona punti, però sono pochi.
E’ dietro a Dell’ Omo, il suo compagno di squadra. Poi le prime discussioni con il team. Sembra che la moto non vada granchè, ma sopratutto sembra che le indicazioni tecniche di Paola vengano snobbate.
Ma in un trafiletto sul suo profilo di Facebook, Paola confessa le sue difficoltà, dice che gli è venuta paura perchè girare al passo degli uomini è dura. A me, al telefono, dice che per guidare una moto ai livelli mondiali ci vuole una forza che lei non ha.
“ devi spingere di brutto sulle pedane, devi buttarla giù di forza, è vermente faticoso” mi dice.



Ancora qualche gara e arriva la rottura: Cazzola rimane senza team. cioè, in pratica, viene buttata fuori, e rimane, ovviamente, senza moto. Fine dei giochi? Non proprio.
La incontro nel paddock di Monza in cerca di sponsor. E‘ la prima volta che la vedo di persona. Mi piace. Come molti piloti è abbastanza piccola, vestita in modo un po’ maschile, jeans, Timberland. Ha gli occhi infuocati, si guarda intorno nervosamente.
Il suo posto nel team è stato preso da una donna, onestamente mai sentita, e che comunque non durerà. Non vuole parlare male del team Kuja. Anzi, dice che li ringrazia perchè comunque le hanno dato una possibilità. Non sembra proprio la verità. Almeno non tutta.



A me, più che altro, sembra incazzata nera. Comunque, cerca cerca, nessuno se la prende. Sponsors zero, posti liberi nei team: zero. E allora lei che fa? Paga, di tasca sua, un team intero: Due Yamaha in configurazione Stock e i meccanici, per correre le ultime gare, quelle in europa.
Ma Misano sarà la sola e l’ultima. Correre costa. Il sogno dei mondiali è finito.
A Misano, Paola si è tolta la tuta. L’umore è sempre nero. Nel tendone con le moto arriva un tipo, sono amici. E’ un suo ex meccanico del Kuja racing.
“ Ma che cazzo fai? gli dice “ lasciala correre, che cazzo stai a spigolare, frena, molla, frena molla. Lasciala andare” Si riferisce alla moto, naturalmente. “ stai guidando nervosa, tutta tesa, ma così dove cazzo vai?”
Bella domanda. Me la faccio anch’ io, che me ne sto defilato, facendo click ogni tanto e cercando di diventare parte dell’arredamento. La Paola si morde le unghie. Non dice una parola. Il tipo va avanti e indietro. Le moto sono mezze smontate, stanno zitte pure loro.



Mi viene quasi da odiarla la Paola, perchè questa è proprio una lotta impari: piloti maschi , più giovani di lei, con team ufficiali e sponsors, gente pagata per correre contro una ragazza senza una lira e con una moto che sembra uscita pari pari da un concessionario.
Mi ero fatto un mio film, eroico. Ecco la donna che, coraggiosamente, lotta alla pari con i maschi in una sfida mondiale, e adesso invece penso che è colpa sua, che è una testarda, presuntuosa, una che si racconta delle palle. Dice che nei campionati femminili non può più correre, che i suoi tempi in qualifica farebbero escludere metà delle iscritte. Rimarrebbero in tre o quattro: Lei, la Polita e qualche altra. Me ne vado.
A fine Agosto incontro un pilota ufficiale Supersport. Vado al sodo: Com'è la Cazzola?.. Non è tenero: “ L'hanno messa dentro per fare immagine, ma la verità è che in pista è pericolosa per se e per gli altri” Dice anche: “Non c'è mai stata nella storia una donna campione, un motivo ci sarà”.
E intende dire che il motociclismo sportivo, a certi livelli, è, e sarà sempre, cosa da uomini.



Lunga pausa. Mesi. Le foto stanno lì, nel cassetto. Chiamo la Paola.
“ Ciao, come stai? ”
“ Bene, diciamo meglio”
“ Cosa stai facendo?”
“ Ora come ora, la cameriera”
“ La prossima stagione?”
“ Forse l’italiano Stock, o l’italiano Moto 2, vediamo”
“ Cosa hai imparato da tutto questo?, voglio dire, dal tuo mondiale?”
Fa una pausa “ Ho corso un grosso rischio, mi sono messa alla prova con gli uomini più veloci del mondo.... però bisogna sapersi accontentare. Ci ho messo tutto il cuore che avevo, ora userò un pò più la testa, voglio divertirmi, correre per divertirmi, per stare bene.”
“Si” dico io, “ Però non mi hai risposto; ti ho chiesto se hai imparato qualcosa...”
Pausa ancora più lunga. E’ in macchina, sta guidando: “ Imparato? No, rifarei lo stesso errore, perchè comunque sono riuscita, anche solo per qualche mese, a vivere il mio sogno”
Già, il sogno. Ecco la parola, la chiave. Ora capisco cosa inseguiva la Paola, là in pista. Non il pilota davanti, non un trofeo, non un’ambizione, certo non la vittoria. Tutte cose da uomini.
Lei inseguiva, semplicemente, un sogno. Cose di un’altro mondo, quello delle donne.

"L'ultima donna"
Riders magazine
March issue.
Photographed and written by Toni Thorimbert


Color backstage photography by Claudio Rizzolo.

Click on the pictures to enlarge.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissime immagini e narrazione avvincente, bello. Spero solo che il mondo dei sogni non sia solo di donne.... :-)

Anonimo ha detto...

Una storia amara perchè molto realistica, fino in fondo ti aspetti il colpo di scena, il lieto fine all'americana. Probabilmente con le sue indiscutibili qualità troverà la sua strada in altri luoghi. Bella storia, complimenti Toni
GL

Alessandro Bianchi ha detto...

auguro a Paola che il suo sogno possa concludersi nel migliore dei modi perchè è un sogno sudato, voluto a tutti costi con impegno, determinazione e talento.

Anonimo ha detto...

Sono ancora viva...hello prof...bellissimo cio' che ha descritto.... mi è mancato...ho fatto trasloco e con la chiavetta non riuscivo ad aprire nulla sul net intendo...e quindi
ciaoooooooooooooooooooooooo mondo net e ciaoooooooooooooooo prof Thorimbert.....
mi è realmente mancato lei è magico...
ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
che bello ritrovare il suo blog

ah...una frase che ricordo mi colpi' nella mia adolescenza diceva che non importa la vittoria importa la forza, la lotta per perseguire un obiettivo...
e quindi la lotta è vincere
quindi Paola ha vinto...
ci ha creduto e ha lottato..
ha vinto la lotta contro se stessa...

Ho fatto qualche lezione yoga e l'istruttrice diceva che bisogna domare il corpo e la mente...
Paola ha cercato di domare il suo corpo e la sua mente...
cercare equilibrio per vincere se stessa...

Riuscira' a farcela a domare la sua mente a trovare il giusto equilibrio...il sogno non è finito...fine prima puntata
Paola ti aspettiamo a presto con le tue imprese!!!
bye bye
Maria

Unknown ha detto...

il denaro trasforma gli asini in cavalli......io la ridicolizzavo con la mia 1100 da 220 kg (lei aveva una r6 del 2001) e me lo diceva sempre:" perche' non gareggiare in pista che sei un fenomeno?"
.....purtroppo non sono figlio di papa' e non mi interessa

Unknown ha detto...

Qualità'?
E' solo figlia di papa'

Makkone ha detto...

Un articolo di ignobile e sono buono, sessista e scritto da chi non ha capito niente né di Paola né di quel mondo. Una descrizione sommaria e dichiarazioni estrapolate che delineano un quadro assolutamente lontano da quella è stata una delle donne più veloci al mondo su di una moto. Una marea di imprecisioni: dì la verità sei andato quella volta a romperle le palle senza capirci una mazza del mondo che ti circondava e non eri in grado di fare un'intervista decente. Per la cronaca, il Team Kuja era uno dei migliori team privati perché riusciva con componenti "alternativi" ad avere buoni risultati. Quell'anno non ci riuscì. inutile che a te "fotografo di moda" io spieghi la differenza tra una Ohlins e una cartuccia Mupo. O di bielle originali con quelle rifatte al tornio. La moto di Paola non stava in pista; il suo compagno di squadra Dell'Omo, ottimo pilota, era accreditato tra i primi 5 del campionato e invece andava appena più forte di lei tanto da riuscire a superarla, in una gara, solo all'ultima curva. Paola non fu sostituita da un'altra donna ma dal Campione Italiano Ssport Boscoscuro che provata la moto disse "no grazie, con questa non corro". Non fu mai cacciata Paola, se ne andò dicendo "mi gioco il jolly ad ogni curvone. O vado piano o la moto non sta dentro. È inutile correre così".. E tu hai messo giù un articolo su una che sarebbe stata piazzata lì per fare immagine. Uno schifo fatto passare come atto d''addio..Un sogno...un sogno un cazzo!!! Paola era un pilota lì per fare il massimo e con una moto all'altezza avrebbe potuto farlo! Una ex campionessa e professionista nel Supercross Usa, quinta nel campionato di moto d'acqua, una sempre odiata dai maschi perché più veloce di molti di loro, tanto da essere investita volontariamente nell'italiano Supermotard da uno di loro alla prima curva (è stato mio pilota poi e me lo confessò anni dopo) e avere un piede esploso in 35 pezzi. Una che al Carro di Misano andava a 230kmh con la moto che sbacchettava e diceva "non so perché lo fa ma dove non capisco io tengo il gas aperto". Ho visto un solo fenomeno come lei e ha vinto 9 mondiali motogp. Lei nelle donne, al mondo, era il top, ma i tempi non erano maturi: il sessismo era al massimo e una donna serviva solo di contorno. Questo tuo articolo lo conferma. Prima di scrivere tante cazzate non hai googolato nemmeno informandoti su chi fosse. Hai fatto il fighetto come il mondo da cui vieni...e i commenti qui tipo "figlia di papà" che sono cazzate immani, sono merito tuo. Devi solo ringraziare che questo tuo "capolavoro" è una punta di spillo e non esiste nel mondo delle corse, ma esiste tutto quello che, 20 anni fa, lei è riuscita ad essere, come la Regina di Vallelunga, pioggia, stessa moto, 39 maschi dietro e vittoria. O come il fatto che le chiesero di non partecipare più a gare femminili perché il divario con molte altre era troppo. Lei, come un'altra grandissima pilota Alessia Polita o Samuela de Nardi o Letizia Marchetti oggi tecnico federale, sono state le pioniere del motociclismo femminile agonistico e sono state temute da moltissimi omologhi maschi. Quello che hai fatto con questo pezzo è imbarazzante per te, ma soprattutto è amaramente deleterio per l'immagine della donna nello sport di allora. Scrivi dove hai competenze la prossima volta.

Toni Thorimbert ha detto...

Makkone, forse hai ragione, non biasimo il tuo commento. Rileggendo il pezzo, ormai a distanza di anni, penso anche io di non essere stato in grado di restituire pienamente il valore di Paola, al di la di una sfortunata stagione, e di questo davvero sono dispiaciuto. Ho "fotografato" un momento senza dare il giusto e adeguato risalto alla sua competitività globale come pilota. Me ne dispiace perchè lei lo meritava senz'altro e nel voler scrivere di temi in cui forse giustamente come dici tu non ero preparato ho peccato di presunzione. Il tono acrimonioso dei tuoi commenti mi fa capire quanto ci tieni a riportare una tua o una "oggettiva" verità sulla vicenda sportiva di Paola Polita e ci sta. Alle volte certe storie fanno male anche a distanza di tempo. Lo capisco. Detto questo, per lavoro ho frequentato molti sportivi di altissimo livello che vivono la competizione in un modo sicuramente a me sconosciuto e incomprensibile e ho notato che per rimanere "vincenti nella testa" alle volte bisogna raccontarsi anche qualche piccola favola. Ci sta. Dico questo senza in nessun modo invalidare ciò che mi hai scritto e il mio rammarico. Se può consolarti, dopo questo pezzo, non casualmente, ho sempre più ascoltato il tuo ultimo consiglio e da tempo faccio lo sforzo di occuparmi esclusivamente di ciò che meglio conosco con soddisfazione mia e di quella dei miei lettori.
Toni Thorimbert

Makkone ha detto...

Purtroppo Toni il tuo è stato l'ultimo articolo, l'ultimo atto di una carriera a tratti stupenda, che deve rimanere nella storia del Motociclismo italiano. Paola non merotava un epilogo cosí. Leggere i commenti, fasulli e ipocriti, di maschi regolarmente battuti e di gente che parla di "figlia di papà" senza conoscere i fatti, fanno male ala sua immagine, ma anche allo sport. Per quell'ultima gara Paola fece la cameriera per mesi, usando tutti i soldi per un ultimo costosissimo week-end, con una moto inadatta per dimostrare che non era stata domata la sua classe e la sua verve da pilota. Ecco perché ti ho scritto. Oggi addirittura qualcuno attribuisce dei record suoi, ad altre pilota; oggi qualcuna nel curriculum scrive "pluricampionessa italiana":quando l'unica è stata lei. Questo tuo articolo è girato molto, di danno ne ha fatti parecchio. Potresti però ricontattarla e penso sarebbe un'esperienza anche per te. Oggi gestisce un locale nel suo paese natale. Anche io scriverò su di lei molto presto..Pensaci...