Riccardo Schicchi




Riccardo Schicchi and T.T. Budapest, 1993

Nel pantano di fango che questo cortile è diventato con la pioggia battente del pomeriggio, in questa campagna sfigata alle porte di Budapest, un tipo si masturba lentamente guardando negli occhi una lei, con una espressione che pare assente ma che è invece frutto della concentrazione necessaria a mantenere, eroicamente, un’erezione decente in questa fredda e umida cascina di merda. Schicchi, cravatta e giacchetta sua classica dice: “vado”. Ma la gomma dell'auto è bucata. Lui dice dice, ma mica fa. Altri, che peraltro manco conosce, faranno per lui, a turno, smadonnando tra i denti e infangandosi fino alle orecchie.

Paraculo senz’altro.

“Io li vedo, sai, questi ragazzi; li vedo crescere. Più scopano e più i loro cazzi diventano grossi, bellissimi.”

I ragazzi in questione sono seduti a cena con noi. Sono ragazzi semplici, facce belle di periferia. Ragazzi di Budapest. Dove si girano i porno.

Schicchi mi parla e, devo dire, mi affascina.

Questa storia dei cazzi, la dice con voce soave ed angelica.
La dice pieno di meraviglia ed amore.
Racconta anche molte altre cose, naturalmente, e lo fa chiamando tutto con il suo nome esatto. Non fa giri di parole. Tutto con lui è molto esplicito, semplice e pulito.

Forse si può riassumere: Il sesso non è peccato, punto.

Questo messaggio, quantomai rivoluzionario, mi sembrò la sua missione.
E poi, certo, era anche il suo business.

Grazie Riccardo, sei rimasto per me indimenticabile.

Riccardo Schicchi è morto il 9 Dicembre 2012. Aveva 60 anni.


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