An exhibition to celebrate the artist Alighiero Boetti. At Photology, Milano.



Mi è successo solo un paio di volte, nella mia carriera, di piegare il cavalletto, tirar su le borse e andarmene prima di aver finito un lavoro, prima di aver “fatto la foto”.
Nel 1985 Alighiero (e) Boetti era già famoso, ma sopratutto era, probabilmente, dedito a sostanze che annebbiavano le sue capacità relazionali.
Fare i due scatti che vedete qui sotto fu un’impresa che ci costò ore di trattative, uscite di scena, rientri, litigi.



Nelle foto si vede Alighiero contemporaneamente riflesso in uno specchio e fuori dalla finestra della sua casa studio, a Roma. No photoshop, pellicola 10X12, doppia esposizione.
A quel tempo infatti, una piccola e significativa “e” faceva sempre da unione tra il suo nome e cognome a sancire un dualismo nell’essere, nell’opera, e nell’operare che ha contraddistinto da sempre il suo linguaggio artistico.
A Todi, cinque anni dopo, era il 1990, Alighiero si ricordava molto bene di quello scazzo, ma era in forma, innamorato e felice.
Tra pochi giorni avrebbe sposato Caterina.



Ma era sempre tosto.
Mentre ero là, la sorella di Caterina venne su al podere con il fidanzato.
Forse un pò burino, il ragazzo era grande e grosso, catena d’oro, e fece l’errore di arrivare con un Range Rover bianco nuovo di pacca.
Poi fece un’altro errore, litigò con la tipa, forse gli diede uno spintone, prese il Range Rover e sgommando nella ghiaia del patio se ne andò in una nuvola di polvere.
Era troppo! “Andiamo, andiamo” gridò Alighiero e montammo io, lui e il mio assistente nella mia macchina a noleggio ( mica scemo) lanciati all’inseguimento del Range che beccammo qualche chilometro più avanti all’incrocio con la provinciale.
Bim, bam, scende Alighiero, piccolino, ma con il cric in mano. “ma che cazzo fai!?, ma che cazzo credi di fare???” e inizia, letteralmente, a sfasciargli il SUV. Incredibile, il tipo, invece che stritolarlo con una mano sola, scende e si mette a piangere, le mani nei capelli, “te prego nun me sfacià la machina”
Per farla breve, dopo qualche milione (di lire) di danni l’Artista lo lascia andare.
Adrenalina che scende, torniamo su a casa. Gli faccio “ Certo che ti aveva fatto ben incazzare...”
“ A me?” dice Alighiero, effettivamente tranquillissimo “ma va, mica sono incazzato, era tanto per fare un pò di casino”.



With Alighiero Boetti in Todi, 1990. Photographed by Marco Biagiotti.

Inquadrature
Fotografie ad Alighiero Boetti

Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Giorgio Colombo, Mario Cresci, Isabella Gherardi, Toni Thorimbert.

Martedì 22 marzo dalle 18,30 alle 21,30

Photology
Via della Moscova 25
Interno cortile.
tel 02 6595285
Milano

www.photology.com


Click on the pictures to enlarge.

3 commenti:

raffaele ha detto...

ciao toni, sul tuo blog ti fanno sempre i complimenti (che senz'altro meriti) per le tue foto, io te li faccio per questa bella storia!

maurizio melozzi ha detto...

Bravo Toni,
mi associo a Raffaele.
poetafotografoscrittore.

Alessandro Bianchi ha detto...

Proprio oggi ad arte Expo arezzo mi sono gustato una bellissima opera di Boetti.