Our beloved contributor-at-large Matteo Oriani is back, and this time he's totally in love with Saul Leiter!



PAINTING BY PHOTOS

Nelle fotografie di Saul Leiter ci sono taxi, ombrelli, pioggia e neve, specchi, riflessi e vetrine. 
E persone.
Potrebbe sembrare la descrizione del lavoro del “solito” fotografo di strada di New York: situazioni sorprendenti, intuizione e abilità nel cogliere l'attimo. 
Di solito l'attimo è in bianco e nero. 
Ma non è così. 
Il terreno d'azione di Saul Leiter è lo stesso, tuttavia il risultato è su un altro livello. 
Immagini colorate, vicine all'espressionismo astratto. 
E nessuna miseria o tormento umano. 
Solo la ricerca del bello. 

Taxi (1957) spiega bene il metodo compositivo di Saul Leiter e l'incantevole uso del colore. Non si riconosce il passeggero né il tassista, il modello dell'auto, il luogo, ma non ha importanza, anzi questa apparente mancanza aggiunge una nota di mistero, di ritmo e movimento e possiamo fantasticare.

Ah, il rosso è il colore preferito di Leiter, che amava indossare calze rosse e, quando gli capitava di pensare a se stesso, pensava ai colori. 


Saul Leiter nacque a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1923 in una famiglia di ebrei devoti e si trasferì a New York City nel 1946 per fare il pittore, abbandonando gli studi del Talmūd, gettando nella più profonda tristezza il padre, non proprio un allegrone in partenza, che considerava i fotografi dei buoni a nulla. 
Molto significativo anche l'atteggiamento della madre: non ti impedisco di dipingere. 
Puoi farlo di nascosto in soffitta (sarebbe stato sconveniente se qualcuno avesse saputo) e intanto continui gli studi teologici.

Malgrado ciò, o forse proprio grazie a ciò, Saul Leiter aveva l'allegria nel cuore.


Favolosi i suoi sketchbooks che amava particolarmente dipingere. “Stai solo pensando e i disegni sono l'espressione delle tue riflessioni”. 

A New York conobbe Richard Pousette-Dart (1916 - 1992), l'artista astrattista membro della New York School of Painting, che lo incoraggiò a dedicarsi alla fotografia.
Iniziò così a fotografare per le strade del suo quartiere, l'East Village, negli stessi anni in cui si stava affermando il fenomeno dei fotografi di strada, producendo immagini in grande quantità, in un primo periodo in bianco e nero 
Nel 1948, scoprì i rullini di Kodachrome e si aprì un mondo a colori. 
La Kodachrome fu introdotta sul mercato nel 1935 e fu la prima pellicola a colori accessibile a tutti, venduta in rullini 35 mm bell'e pronti. 
Forse per questo piacevano molto a Leiter che era povero in canna e, dice lui, molto pigro. Di sicuro gli piaceva la particolare resa cromatica basata sulla sintesi sottrattiva: la prima pellicola ad usare quel metodo.


I colori di Saul Leiter sono unici. Lo speciale effetto della Kodachrome fu enfatizzata, modificata, virata dalle sperimentazioni usando rullini scaduti, o alterati dalla temperatura e trattando i chimici di stampa in modo personale, così, per vedere l'effetto che faceva.
                                                                    
 Postmen,1952
Meraviglioso uso della profondità di campo, dei segni grafici e, appunto, dei colori. Immagine suggestiva, romantica ed eloquente: siamo in America, amico, non si vede forse? C'è da consegnare la posta.


Negli anni '40 e '50 il mondo della fotografia d'arte considerava la fotografia a colori inopportuna e volgare, adatta solo a bassi utilizzi commerciali.

Ed in questo, nella ricerca e sperimentazione sul colore, Leiter fu un pioniere se pensate che anche Henri Cartier-Bresson diceva:

“La fotografia a colori? E' qualcosa di indigesto, la negazione di tutto il valore tridimensionale della fotografia.”


Leiter non si sentiva parte del movimento estemporaneo dei fotografi di strada o di qualsiasi gruppo di artisti, pur apprezzando il lavoro di Eugene Smith (1918 - 1978), Louis Faurer (1916 - 2001) e Robert Frank (1924). 
A lui non interessava il giudizio degli altri, era appagato dalla consapevolezza di essere bravo e gli piaceva semplicemente uscire per strada con la sua macchina fotografica per catturare certi momenti senza alcuna pianificazione, senza un'idea di cosa avrebbe fatto: “...io sono una persona che ogni tanto usa la macchina fotografica con un tocco di intelligenza, ma non troppa” ed era convinto che tutto è fotografabile ed essere fotografo ti insegna a guardare e ad apprezzare ciò che vedi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Saul Leiter è un raro esempio di artista puro, un artista che non è mai sceso a compromessi. Si è dedicato alla ricerca del bello per esclusivo piacere personale perché la fama e i soldi non gli interessavano. Aveva il rifiuto per ogni forma di “autorità costituita” e non si preoccupava del suo ego.
Ma, per fortuna, Henry Wolf (1925-2005) era amico di Leiter e fu colpito dalle sue sperimentazioni sul colore quando ancora era art director di Esquire. Poi, nel 1958, divenne il direttore creativo di Harper's Bazaar, e propose a Saul Leiter di realizzare servizi di moda.  

Così Saul Leiter è stato un fotografo (anche) di moda di buon successo, visto che in qualche modo doveva pagare le bollette e la spesa, ma non divenne mai un grande perché non gli importava arricchirsi e correre dietro alle occasioni, anzi. Preferiva starsene a casa o seduto al caffè a fotografare le gocce di pioggia sul vetro della finestra, piuttosto che immortalare personaggi famosi.   
 Snow, 1960 
Ecco due foto prese dallo stesso punto, probabilmente dall'interno di un caffè dove Leiter se ne stava a guardare fuori. Attraverso la condensa sulla vetrina, ha scattato fotografie davvero significative. Geniale quell'effetto delle “pennellate a mano” sulle goccioline della finestra la cui immagine vista attraverso è un po' astratta e un po' figurativa.
T del 1950 ha un effetto ancor più indefinito, quasi misterioso.
 
Questa foto si intitola Walk with Soames, 1958




Soames Bantry è stata la sua compagna per molti anni. Spesso posò per lui come modella per servizi di moda.
Leiter teneva le foto per sé, in scatole, dentro agli armadi o sparse in giro per il suo disordinatissimo appartamento che abitò dal 1952 fino alla morte. 
Solo in rare occasioni poche sue foto furono esposte al pubblico, come al MoMA nel 1953 in una mostra curata da Edward Steichen (1879 - 1973), fotografo, pittore e curatore di musei e mostre. 
Uno che ci sapeva fare e se ne intendeva: mitico esponente della fotografia pittorialista, autore della famosa foto The Pond-Moonlight del 1904. 
Una delle 3 versioni esistenti fu venduta per 2,9 milioni di dollari ad un'asta nel 2006. E' stata la foto più costosa al mondo prima che Rhein 2 di Andreas Gursky (Lipsia, 1955) fosse venduta nel 2011 per 4,3 milioni di dollari.

Solo nel 1992 le fotografie “private”di Leiter, ma solo quelle in bianco e nero, furono accessibili al grande pubblico perché Richard Avedon (grazie ancora Richard!) suggerì a Jane Livingston, curatrice della Corcoran Gallery of Art di Washington, di includere Saul Leiter nel libro “The New York School: Photographs, 1936-1963”.

Nel volume, oltre a Saul Leiter, troviamo Diane Arbus, Richard Avedon, Alexey Brodovitch, Ted Croner, Bruce Davidson, Don Donaghy, Louis Faurer, Robert Frank, Sid Grossman, William Klein, Leon Levinstein, Helen Levitt, Lisette Model, David Vestal e Weegee.  Impressionante no?


Da quel momento, la Howard Greenberg Gallery di New York rappresenta Saul Leiter.


Ho cercato di dare un certo ordine alla immensa produzione di Saul Leiter dividendo le foto in piccoli gruppi perché ho notato che Leiter aveva diversi modi di guardare.


Riflessione: tutte, o quasi, le foto di Leiter sono verticali. Strano, per un fotografo che non pensa di pubblicare le sue foto.

Abbiamo già visto la serie dei vetri bagnati, adesso passiamo ai riflessi o collages:
                                                           
 Shopper, 1953
                                                                     
                                                                  Taxi, 1956
          
 
                                                           Reflection, 1958
 
Sono rimasto un po' lì a cercare di spiegare la bellezza di queste immagini, ma ho deciso che non ce n'era bisogno. Mi sono venute in soccorso due citazioni:
“Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.” Ansel Adams.
“Il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla con le parole.” Elliott Erwitt
Molto significative sono le fotografie in cui la scena avviene in una piccola zona dell'inquadratura.
Canopy, 1957 


 Driver, 1950
 
 Through Boards, 1957
 
Baseball, 1957 
Le scene sono come “spiate”, il che enfatizza la sensazione di casualità e quella percezione di mistero, di cui accennavo nella prima fotografia del taxi, lasciando spazio alla nostra immaginazione.
Saul Leiter accettava di avere un committente solo se poteva fare ciò che voleva, come nella pubblicità per un negozio di scarpe in cui troviamo ancora il “soggetto” nascosto da una quinta, in questo caso un ombrello
 
Miller Shoes, 1957
 
In queste composizioni, riconosco un parallelismo tra la volontà di Leiter di essere ignorato, di non voler apparire che ha caratterizzato tutta la sua vita, e le parti “nascoste” nelle fotografie.
E' un esercizio di stile superlativo, un virtuosismo di rara intensità eppure ottenuto con una semplicità disarmante.
Come qui:
                                                              Red umbrella,1957
 
dove una insignificante e poco attraente poltiglia nevosa, diventa un capolavoro grazie a un tocco di genio. La maestria narrativa di Saul Leiter trova la massima espressione con la semplice ma sapiente presenza di una fetta di un ombrello rosso e cappotto nell'inquadratura. 
Chi sarà quella signora con l'ombrello, che aspetto avrà e dove sarà diretta? Anche lei ha il diritto all'anonimato e a procedere per la sua strada un po' ai margini, senza che nessuno le chieda perché e percome.
Avere l'ambizione di essere ignorati ma lasciando un segno influente del proprio passaggio.
Tutto ciò a cui Saul Leiter ha sempre ambìto.
Buone vacanze! 
                                                           
 Lanesville, 1958   
 
Compiti per le vacanze:

1) Guardare“In No Great Hurry”, super documentario del regista inglese Tomas Leach scaricabile con 10 dollari:
(ma dovrete fare i conti con una musica di sottofondo stucchevole)

2) Trovare fotografie recenti di Saul Leiter in digitale.
Dopo la scomparsa della pellicola, Leiter si è adattato al digitale. Nel documentario si vede Leiter fotografare per strada con macchinette digitali e vengono mostrate alcune foto recenti: On The Bus, 2010, Menù, 2010, 3rd Avenue, 2008. Ma in internet non ne ho trovato traccia. 

3) Comprare, leggere e guardareEarly Color”
http://www.amazon.it/Early-Color-Saul-Leiter/dp/3865211399/ref=sr_1_3?ie=UTF8&qid=1404376905&sr=8-3&keywords=saul+leiter

Sono riconoscente al mio assistente, Alberto Macchi, che un giorno mi ha chiesto: ma tu conosci Saul Leiter?

Grazie a Wendy per il suo amore.

Matteo Oriani. Editor at large,
The blog behind the images.  

Matteo Oriani è un fotografo. Colto ed acuto osservatore delle immagini e delle menti che le producono. Insieme a Raffaele Origone forma il duo professionale Oriani-Origone. Nelle loro foto danno vita ad oggetti altrimenti inanimati.   


Questo è l'ultimo post prima dell'estate. Il blog riapre a Settembre... Buone vacanze a tutti! ( TT)

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