Greetings from Hong Kong #7 ( The last )

Thanks to Diletta, Benedetta, Silvio, Alberto, Federico, Anna, Tania Luca, Cosetta, Walter, Giorgio, Sophie, Oralie, Jo, "small" Fai. "Big" Fai, Dorothy, Alan, Cecilia...Bye bye Hong Kong!

The crew, photographed by Giorgio Serinelli

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Greetings from Hong Kong #6

Non è tanto per i grattacieli, chissenefrega, magari non così alti, ma ci sono anche da noi.
E' proprio l'aria che tira. Come si muove la gente. come guardano il mondo.
Vista da qui, l'Italia sembra lontanissima. A me sembra che questi, a noi, non ci pensano proprio, vanno per la loro strada. Me li immagino, in questi uffici, là al 600esimo piano. Riunioni. Decidere le sorti di interi paesi, tra cui il nostro. Ma magari è una mia immaginazione. Magari fanno solo dei conti, magari ci vogliono bene. Vogliono solo comprare le nostre borsette di Prada ed essere felici. E noi venderle, ed essere felici pure noi.
Forse si, forse no.
Oggi ha piovuto tutto il giorno...

The Bank of China Tower. Hong Kong. Photographed by Giorgio Serinelli.

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Greetings from Hong Kong #5

Ogni mattina, da quando sono arrivato ad Hong Kong, accendo degli incensi e, intensamente prego. Sono cose un pò personali, ma, se volete sapere chi prego, direi nessun Dio in particolare. Mi affido a un'entità che mi ingloba, un'entità che sento infinitamente più grande, che ne sa a pacchi più di tutti noi, che è sicuramente più saggia di me, e - sono quasi certo - finirà per decidere i nostri destini.
Insomma, niente di troppo complicato, o esoterico.

Sul marciapiede appena fuori dal mega-albergo, prima di salire sui van che ci portano in giro a scattare, tutto il crew, con tre bastoncini di incenso tenuti tra le mani giunte, si inchina ai quattro punti cardinali. ( Gli incensi sono gentilmente forniti dalle ragazze della production company locale, che a questo rito tengono molto.)
L'altro giorno siamo stati anche in un vero tempio.
C'era una grande pace. Mi sentivo a casa e non sarei uscito mai.

Comunque sia, qua davano tempo orrendo tutta la settimana con pioggia scrosciante 24h. Ma, fortunatamente, fino ad ora il tempo è stato perfetto.  

The temple in Temple street, Hong Kong. Photographed by Toni Thorimbert.

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Greetings from Hong Kong #4

Va bene, dai. Abbiamo dovuto cominciare a lavorare. Le scritte molto esotiche sul furgone verde promettono di liberarti casa da tarme e scarafaggi.


Thorimbert and crew at work. Shanghai street, Hong Kong. Photographed by Giorgio Serinelli.

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Greetings from Hong Kong #03



Hong Kong non è la Cina.
Aggiungi che il traffico è fatto solo di Porsche, Mercedes e Lamborghini ma che le torri-condominio di qui fanno sembrare quelle di Sarajevo delle ridenti villette bifamiliari.
In albergo, arrivi, ti fai dare la cartina, sai.. per avere un’idea. Ci ho dato su dopo averla girata e rigirata come un calzino perché: c’è Hong Kong, che è un’isola, almeno dovrebbe, poi a nord, ai confini con "mainland", che è la Cina quella vera, ci sono i “nuovi territori”, nome meraviglioso, da fantascienza, da Blade Runner, mentre noi, qui in hotel abitiamo di fronte, cioè a Monkok o come cavolo si chiama, e che per andare di là passi sotto al tunnel come per andare da Manhattan a Brooklyn, mentre per traversare, a piedi le smisurate arterie della city, ci sono sopraelevate ugualissime a quelle di Bangkok.
Poi ci metti il fuso orario. Che a me verso oriente mi devasta.
Per due giorni non ci ho capito più niente, e oggi, che è il terzo, sono solo un po' più bravo a far finta di niente. Nel van, bloccato in un traffico infernale, guardo fuori e penso ”mah… il giappone me lo immaginavo diverso”. Così come per diverse ore sono stato convinto di essere in India: “caspita però, come l’hanno ripulita”.
L’hotel si trova dentro ad un centro commerciale sputato Los Angeles. Facciamo colazione in uno Starbucks che, con la pioggina di fuori, mi ricorda di brutto quando stavo a Portland. Prada is everywere, di Chanel ce n’è così tanti che sono arrivato a fantasticare di managers che a Parigi fanno riunioni per discutere di come non farsi fregare i soldi da tutti questi commessi di tutti sti negozi che hanno qui ad Hong Kong e di cui secondo me hanno ormai perso il conto. Delirio. Sono lo zimbello del mio hotel, sicuro. Quando chiamo giù, ridono e si mettono le mani nei capelli. Sono così sfasato che li chiamo in continuazione per chiedere cose di cui poi devo vergognarmi. Ho fatto fare il laundry service. Lo riportano: sul letto trovo ben piegati calzini e mutande. Allora chiamo incazzato: “mi avete perso la t-shirt di Benassi!” e loro: “Ha provato a guardare se è appesa nell’armadio?” “uh...eh.. yes, I am very sorry”. La stanza era disseminata di cartelli - davvero - grandi: “Check in the closet, please”. Ma io niente, li ho visti il giorno dopo. Poi la cassaforte: chiamo: ”non si chiude” Dling, viene su il tipo, io sguardo arcigno, tipo, "mi fate perdere un sacco di tempo", ma lui col ditino: tac tac tac tac tac tac: “six digit password, sir”, e io “Oooh, I am sorry, you know...I normally use a 4 digit password...eheheh”. Figura tremenda. Vi risparmio le altre. Addirittura, da dentro la hall ieri vedo il mio assistente per strada, era uscito a fumare. E, in un flash - giuro - ho pensato: “uuuh! Ma dai...è qui a Shanghai pure lui!”

Top: The view from the gym. 41th floor, Langham hotel, Hong Kong.
Photographed by Toni Thorimbert.


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Greetings from Hong Kong #02



Questo è un'altro. Mica male però. Genere "performer".

Stava lì, in mezzo al flusso caotico della gente, con un triangolo di specchi intorno alla faccia. Immobile.
Ovvio, lo guardavi. E gli specchi: - zwaaaaaing - come se fossi atterrato su una lastra di ghiaccio, ti deviavano oltre, perchè la sua faccia era diventata un bivio. Una fredda corazza, ma anche profonda, luminosa.
Per me, bellissimo.
E sensazione forte. Di vertigine. Un'immagine che mi ha smosso mille pensieri: sul volto, sull'identità. Senso di annullamento, o...che ne so...farsi scivolare gli altri addosso...Insomma, quella roba lì: l'arte.

E poi ci provi: sono specchi, perchè non mi vedo? Ma ovviamente, messi così, riflettono altro: le insegne dei negozi, il movimento della gente che passa. Per vederti devi piazzarti di fianco al tipo, anzi quasi dietro di lui.
Ed è lì che per gioco, ma anche un po' seri, ci siamo messi, Silvio Artero, l'art director, ed io, per farci scattare questa foto, per dire: "abbiamo due teste, ma agiremo come un sol uomo"...ta-tan!

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Hong Kong, Nathan road, 22 April 2012.

Photographs: Top by Toni Thorimbert, bottom by Giorgio Serinelli.

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Greetings from Hong Kong #01



O lei è un genio e sta producendo un capolavoro epocale o forse questo ritratto che sta scattando al suo tipo ha implicazioni psicologiche che meglio sarà, per tutti, evitare di approfondire.
Comunque, siamo ad Hong Kong per scattare un catalogo di moda e una campagna pubblicitaria, e oggi, domenica, mentre famiglie, ragazzini e fidanzati passeggiano sul lungomare leccando gelati e/o scattando opere d'arte destinate a rimanere incomprese, noi, braccianti della fotografia, ci dedichiamo ai sopralluoghi e alle mille prosaiche incombenze che, ahimè, ci toccano, prima di poterci mettere - finalmente - a fare click pure noi. Tra cui questo post, oggi così stringato da sembrare una cartolina.

Avenue of the Stars, Hong Kong. Photographed by Toni Thorimbert.

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The scream ( L'urlo)

Lei, chiamiamola Maria, è giovane, un po’ rotondina. Capelli lunghi scuri, belle labbra carnose, sguardo timido e la voce come un sussurro. Fa un master di alta fotografia a Modena.
I miei due giorni di workshop lì, si intitolano, un po’ provocatoriamente, “ la nuda verità”.
Gli studenti, una dozzina, hanno scattato nei giorni scorsi un autoritratto di cui oggi parleremo. Quando viene il suo turno, Maria proietta il suo: un primo piano con un paio di baffoni finti. Spiega: “ Io ho un tic, mi metto sempre una ciocca di capelli tra naso e bocca, come fossero dei baffi, allora ho fatto questa foto”. Silenzio. la foto è ok , ma qualcosa non convince. Allora ne proietta un'altra: E' simile, ma non ha i baffi finti in questa, fa veramente il gesto necessario a tenere la sua ciocca di capelli sotto al naso.
E per farlo deve mettere, per forza, due dita davanti alla bocca. “A me sembra”, dico io “che i baffi da uomo non c’entrano, mi sembra invece che con questo gesto tu ti stia proprio impedendo di parlare, che tu ti stia tappando la bocca”.

Ore 10 del mattino dopo. Gli studenti scatteranno, ognuno a turno, delle foto ad una modella per chiudere il cerchio con l'autoritratto che abbiamo commentato il giorno prima: contrapporre, abbinare, capire, svelare.
La modella, nuda come la verità, appunto, aspetta leggendo un libro semisdraiata sul fondale nero. Ora è il turno di Maria che entra nello studio, visibilmente emozionata. Armeggia un momento con la fotocamera e l'esposizione, poi va dritto al sodo. Alla modella dice: “ puoi fare finta di urlare?” la modella dice "...Ok" e lo fa: simula un urlo, la bocca molto aperta. Maria scatta. Allora dico “ perché non la fai urlare veramente?, anche se in foto la voce non si sente, penso che la sua espressione sarà più convincente” “ok” dice Maria. Conta 3-2-1! La modella urla davvero, lei scatta ancora. Già a Maria tremano visibilmente le mani. L’urlo della modella è ok, ma potrebbe essere meglio. Dico a Maria “ senti, per dare una mano alla modella perchè non provate ad urlare insieme?” Si gira verso di me, quasi sbalordita “ ma io non posso urlare” Lo dice serissima, con uno sguardo carico di vera ansia “Io credo che lo puoi fare… prova”. E’ una grande , la Maria. Infatti prende fiato, ora trema come una foglia con tutto il corpo - meno male la macchina è sul cavalletto - e di nuovo conta: 3-2-1! e urlano, ben forte, tutte e due, e lo rifanno altre tre, quattro, cinque volte.
Bellissimo, liberatorio.
Al pomeriggio si proiettano le foto scelte. La Maria mostra uno degli ultimi scatti, dove la modella urla veramente. La modella è anche lei bruna, con i capelli lunghi, alla Maria somiglia - e non somiglia - ma nella foto, nell’urlare, invece gli somiglia parecchio. Sembra proprio diventata Maria, Maria che finalmente lascia andare il suo grido, non più zittita da quelle dita davanti alla sua bella bocca.

"La nuda verità"
Un workshop di fotografia di Toni Thorimbert all'interno del master di alta formazione sull'immagine contemporanea della Fondazione Fotografia di Modena.

Objects ( in the name of love ) - An exhibition curated by Susanna Legrenzi.



Luca Andreoni, Bianco+Valente, Sergio Calatroni, Gianluigi Colin, Giancarlo Iliprandi, Gualtiero Marchesi, Giovanni Muzio, Pier Paolo Pitacco, Lola Toscani, molti altri, ed io, sono alcuni degli...uhm, artisti, fotografi, grafici, cuochi o personalità varie che Susanna Legrenzi ( il suo blog su arte, fotografia e design lo trovi cliccando qui) ha coinvolto per una mostra di oggetti "affettivi" durante la Design Week di Milano. A tutti, oltre all'oggetto, ha chiesto un piccolo testo che lo racconta.

Io le ho mandato il rullino che vedete fotografato qui sotto con questa didascalia:



Proprietario: Toni Thorimbert

Oggetto: Pellicola negativa in bianco e nero Kodak TRI-X 135/36.

"Sembra un’oggetto di un’altra epoca, di quelli che potevi trovare sullo scaffale desolato di una bottega di Berlino est, prima che venisse giù il muro. O un reperto scaduto, vittima, che so, dell’embargo americano a Cuba. Invece è un normalissimo e funzionante rullino in bianco e nero della Kodak. Lo puoi comprare, scattare, sviluppare. Le foto vengono. Personalmente non lo rimpiango, il rullino, ma gli voglio un gran bene. Abbiamo lavorato insieme per anni e pur sembrando ormai obsoleto contiene tutto quello che serve: tecnologia, design e trentasei potenziali capolavori. Bello no?"

Toni Thorimbert.


Walter Voulaz presents:

Objects
(in the name of love)

Milano Design Week

17 -22 Aprile

Curated by Susanna Legrenzi

Via Manzoni 29 Milano.

Opening Party: 20 April 6,30PM


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Fondazione Forma>Sotheby's Milano>The auction sale>12 April 2012

La compagnia è di quelle davvero buone. La causa anche.
La Fondazione Forma a Milano è un luogo molto importante per la diffusione della cultura fotografica in Italia.
Ma la cultura, si sa, costa; e per contribuire a rimpolpare le casse della Fondazione Giovedì 12 Aprile Sotheby's metterà all'asta opere donate per l'occasione da diversi fotografi.
I nomi sono importanti: Erwitt, Giacomelli, Ernst Haas, Herbert List, Danny Lyon, Henri Cartier-Bresson, Vincenzo Castella, Dennis Stock e molti, molti altri, ma è la qualità delle immagini scelte che francamente mi ha colpito.
Insomma, non è un'asta proprio qualsiasi, e sono molto fiero di esserci con una mia opera.
Qui sotto alcune schermate dal PDF del catalogo.











LA FOTOGRAFIA PRENDE FORMA
Asta a favore della Fondazione Forma per la Fotografia
12 aprile 2012
Ore 10.00-13.00 e 14.00-18.00 preview opere
Ore 18.30 cocktail
Ore 19.30 inizio asta
Sotheby’s Milano
Palazzo Broggi, via Broggi 19


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Riders, "The body issue", April 2012

Ha appena fatto il secondo posto in volata dietro a Marc Marquez, ma la sua gara in Quatar è stata da numero 1, assolutamente. E non lo dico certo solo io, e non lo dico perchè Andrea Iannone è, da un bel po' la mia "faccia da schiaffi" preferita.
Mi era stato pure sulle palle. ma è logico. L'avevo visto in un motorhome, con la tipa, un paio d'anni fa. Arrogante. spocchioso. L'avevo frettolosamente catalogato.
Poi l'anno scorso, la rivelazione: A Jerez lo vedo passare, sul motorino da paddock, cresta di capelli da tamarro, scucchia e denti digrignati, gomiti alti. Un personaggio da fumetti, un bastardissimo Zanardi* delle piste. E in quel momento l'ho "visto" e l'ho capito e, poi conoscendolo, mi è piaciuto di brutto.
Il pezzo di Moreno Pisto ce lo racconta molto bene.
L'ho fotografato da allora diverse volte. Questa volta per la copertina di Riders, dove dice con tutto se stesso: "sono un bastardo. Problemi?"

*famoso eroe dei fumetti di Andrea Pazienza









Qui sotto il backstage:







Con Fabio D'Onofrio al trucco








con Filippo La Bruna e Francesco Casarotto






La Claudia. Top pure lei.

Racconta nel pezzo Moreno Pisto: "Ed è così che ci ritroviamo alle 23,13 di un martedì qualunque a fare i traversi in una rotonda alle spalle dell'università più famosa d'Italia... Le gomme della BMW M3 Nero opaco col tettino personalizzato stridono sull'asfalto. Sembrano un bambino che piange, si fanno sentire dalle prostitute che assistono immobili e impaurite e dai residenti che dalle finestre applaudono, non si sa se sarcasticamente o per sincera ammirazione..."

Qualche giorno fa mi sono trovato da quelle parti e ho filmato questo...chissà se era proprio lui?



"Andrea Iannone: I am a motherfucker"

Photographed by Toni Thorimbert
fashion editor Filippo La Bruna
Photo editor: Stefania Molteni

Backstage photography by Giorgio Serinelli.

Questo qui sotto invece è lo speciale Motomondiale, chiamato anche "the body issue".
Per questo inserto " da staccare e conservare" io ho scattato i ritratti, durante la motogp a Misano, lo scorso Settembre, mentre il grande Gigi Soldano ha tirato fuori dal suo archivio segreto le sue migliori, inedite, foto dalle piste di tutto il mondo.
L'idea era di sviscerare, con l'accostamento delle foto e le interviste, l'idea di "performance totale".
Oggi, nelle corse nulla è lasciato al caso, e l'obbiettivo è la prestazione assoluta.
A partire dal corpo dei piloti, dalla filosofia che sta alla base del loro allenamento, per trovare l'interazione perfetta tra corpo, mente e moto.


Colin Edwards, Motogp


Michele Pirro, Motogp


Nicky hayden, Motogp


Ben Spies, Motogp


Bradley Smith, Moto2


Amirul Hafiq Azmi, Red Bull Rookies cup


Lorenzo Baldassarri, Red Bull Rookies cup.


Andrea iannone, Moto2


Andrea Dovizioso, Motogp


Simone Corsi, Moto2


Stefan Bradl, Motogp


Randy de Puniet, Motogp


Maverick Vinales, Moto3

Qui sotto il backstage:



Andrea Dovizioso



Nicky Hayden, qui sopra e nelle due immagini qui sotto.







Bradley Smith



da sinistra: Michele Pirro, Moreno Pisto, Dave Farabegoli, Stefania Molteni.



Andrea Iannone



Gigi Soldano



Stefan Bradl



Randy De Puniet

"The body issue"

Photographed by Toni Thorimbert (portraits) and Gigi Soldano (on track)
Photo editor: Stefania Molteni

Backstage photography by Giorgio Serinelli.

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