The problem of Italian photography? The Italian mother!


Fotoincontri, San Felice sul Panaro.

Le mamme sono saltate fuori verso le due e mezza di notte, al Cacao Bar di San Felice sul Panaro.
Saremo una ventina, c’è l’ Oliviero con la Kristi, Gastel, Settimio Benedusi, io, un po’ di ragazzi dai workshops, Chico De Luigi, La Franca, il Davide.
Sottofondo pesante di Rhianna, e anche peggio, musica disco.
Sul viso di Gastel roteano lucine colorate a led.
E’ bello qui. Sabato sera, fuori piove a dirotto, stiamo nel bar con i cappotti, le sciarpe. Fine maggio e fa un freddo della Madonna. Ma la vodka aiuta, specie Giovanni, dal numero di brindisi che gli vedo fare.
Siamo grandi. Anzi siamo proprio noi, "i grandi".
Cosa c’entrano adesso le mamme? Non lo so, ma qualcuno evidentemente le evoca, perché spuntano fuori, come dal nulla, proprio loro: Ci vogliono moooolto bene, naturalmente, ma sono piuttosto arcigne, severe. E come solo le mamme sanno fare, per un po’ occupano totalmente la scena:
Quella di Giovanni, con la erre super moscia: “Giovanni, cavo, ma dimmi…esattamente, cosa ci trovano di così speciale nelle tue foto?...” cazzo, tutti ridono, anche lui, con l’occhio spalancato, ride chissà un filino meno.
Tocca a Benedusi, dice: “Sono nato a Imperia e l’anno scorso ricevo sta cosa, cittadinanza onoraria, anzi, il “premio Città di Imperia” Io e Carli, quello dell’olio. Lui, una potenza. Io con la mia mostra, tutto in pompa magna, il sindaco con la fascia. Col mio bel Prada passo da casa di mia madre. Lei mi apre, mi guarda, sconsolata: “ Mah…Settimio! Sembri proprio il figlio di nessuno!”
Una volta ero da Oliviero, al podere, giù in Toscana. Rocco era piccolo: otto, dieci anni. A pranzo, mega tavolata con tutti: Kristi, i figli, la sorella Maria Rosa, la mamma. Si parla di Fedele, il papà di Oliviero. Grande uomo, grande fotoreporter, inviato del Corriere. La mamma dice: “Eh, Fedele…lui sì, era un gran personaggio…” Chiede Rocco: “ un personaggio grande come papà?” Pausa. Lunga. Tutti con la forchetta a mezz’aria: “più del papà, più del papà…”
Porcaccia miseria, mi cadde la mascella. Voglio dire, ma voi l’Oliviero lo avete mai visto? Quello è una forza della natura, e se c’è un personaggio, oggi, in Italia, lascia stare le foto, ma proprio in generale, quello è Oliviero. Ma niente: soddisfazione zero.
Tutti ridono, Oliviero pure, sogghigna. Vorrei essere stato capace di fargli una foto.
La mia comunque non è da meno. Sottile, affilata: “ Senti Christophe - lei mi chiama così – ma come mai vedo spesso mostre belle dove non ci sono tue foto, e invece mostre brutte dove ci sono? “
Che bello trovarsi, così diversi, ma così uniti dalle nostre mammine care. 
Da non credere. Tanti, tanti anni fa - era una conferenza dell’AFIP, credo - avevo detto che il problema della fotografia italiana era la mamma. Erano altri tempi e questa affermazione suonò come una provocazione. Intendevo dire che noi, italiani, mammoni, stavamo troppo a casina, ancorati alle sottane, allo spaghettino, alle camicie stirate e che questo si rifletteva inevitabilmente sulla qualità delle nostre immagini.
Mi sembrava che gli altri, i francesi, gli inglesi, gli americani, fossero più capaci di mettersi in gioco. Poca mamma, meno famiglia. Più internazionali, con uno spirito più avventuroso. Magari più soli, magari più stropicciati, ma più tosti.
Stanotte, qui a San Felice, vedo la mia teoria - purtroppo - confermarsi.
Vuoi vedere che proprio noi,  i “maestri” - come ci hanno chiamato per tre giorni qui a Fotoincontri, - ormai un po’ grandicelli anche di età, stiamo ancora lottando per farci vedere da mammà quanto siamo bravi, e ancora non ci siamo riusciti?



Toni Thorimbert + Oliviero Toscani


Gianni Berengo Gardin + Settimio Benedusi



Chico De Luigi + Oliviero Toscani. Photographed by Toni Thorimbert


Gianni Berengo Gardin + Chico De luigi + Ferdinando Scianna. Photographed by Davide Farabegoli


Gabriele Rigon


Giovanni Cozzi


Giovanni Gastel

All picures by Chico De Luigi unless otherwise credited.


English translation:

The mommies leaped out around two thirty in the morning, at the Bar Cacao in San Felice sul Panaro.
It’s about twenty of us, there is Oliviero with Kristi, Gastel, Settimio Benedusi, me, some guys from the workshops, Chico De Luigi, Franca, Davide.
Background music pumping Rihanna and, even worse, disco music.
Colored led lights spin on Gastel’s face.
It's nice in here. Saturday night, outside it’s raining cats and dogs, we're in the bar with coats and scarves. It’s the end of May and it's freezing cold. But vodka helps, especially Giovanni, given the number of toasts he does.
We are great. We are the ones, "the great".
So what's with mothers now? I don’t know, but someone clearly evokes them, because they come out as if from nowhere: they love us soooo much, of course, but they are rather grim, severe. And as only mothers can do, for a while they hold the stage.
Giovanni’s mother, with her super soft-R accent: "Giovanni, my dear, tell me... what exactly do people find so special in your photos...?" WTF! Everyone laughs, he does too with eyes wide open, but maybe he laughs a tad bit less.
It's the turn of Benedusi, he says: "I was born in Imperia and last year I got this honorary citizenship, actually the "City of Imperia Prize". It’s me and Carli, the one of the olive oil. He’s such a big shot. I have my show, all in grand style, with the mayor wearing the sash. In my beautiful Prada I drop in to my mother's. She opens the door, looks at me, disconsolate: "But… Settimio! You look just like the son of no-one! "
Once I was with Oliviero, at the farmstead down in Tuscany. Rocco was young: eight, ten years old. At lunch, there was a long table with everyone: Kristi, the children, his sister Maria Rosa, his mom. We were talking about Fedele, Oliviero’s father. Great man, great photojournalist, reporter for the “Corriere” newspaper. His mother said: "Well, Fedele… he was indeed a great character…". Rocco asked: "As great as daddy?". Pause. A long one. All were holding their forks in mid-air: "More than your father, way more…".
Holy shit, I dropped my jaw. I mean, have you ever seen Oliviero? He is a force of nature, and if there is a character in Italy today, left aside the pictures, but just in general, that one is Oliviero. But anyway: no satisfaction.
Everyone laughs, Oliviero as well, grinning. I wish I was able to snap a picture.
However, my mother is not far behind. Subtle, sharp: "Listen Christophe - she calls me like that - how come I often see beautiful exhibitions with no photos of yours, and instead bad shows with your pictures?".
How nice to get together, being so different but even so connected thanks to our dear mommies.
Unbelievable. Many, many years ago – I think it was an AFIP conference – I said that the problem of Italian photography were mothers. Those were different times and this statement sounded like a provocation. I meant to say that we, Italians, mama’s boys, were too attached to our dear homes, anchored to mothers’ skirts, always with fresh-cooked spaghetti and ironed shirts, and this inevitably reflected on the quality of our images.
It seemed to me that the others - French, British, Americans - were more able to get into the game. Less mama, less family. More international, with a more adventurous spirit. Maybe more alone, perhaps more rough, but also tougher.
Tonight, here in San Felice, I see my theory - unfortunately - confirmed.
Can’t you see how we, the "masters" - as they called us for three days here at “Fotoincontri” - now grown-ups, still struggle to show mommy how good we are, and yet don’t succeed?

Translation by Francesca Stella.

To know more about FOTOINCONTRI:
http://www.fotoincontri.net/

Click on the pictures to enlarge.

3 commenti:

PAOLORANZANI ha detto...

;D Bellissima riflessione!

Gian Pietro D'Aiuto ha detto...

Questo report del sig. Thorimbert mi fa venire in mente un episodio risalente al Natale di due anni fa.
La scena: grande tavolata a casa mia. Presenti i miei genitori, quelli di mia moglie e la sorella di mia madre con suo marito. Ad un certo punto mia zia mi fa: «Gian, fammi un ritratto!»
Pronti. Prendo la macchina e faccio sedere mia zia dinanzi una bella parete vuota e bianca che spesso utilizzo come fondale. Ordino alla zietta di rilassarsi senza guardare per forza in camera.
Fatto. Collego la macchina alla TV per farle vedere il risultato e, non appena il suo volto giganteggia sullo schermo, lei sbotta esclamando, con un'eleganza da scaricatore: «Ma che schifo di foto!!!»
C'est la vie...

settimio ha detto...

come al solito bel post, questa volta anche molto divertente! :-)

vorrei però commentare in maniera "seria": se i fotografi di cui racconti le vicende sono diventati delle eccellenze probabilmente è grazie anche alle loro "stronze" mamme. e già!

perchè la classica mamma italiana che tutto quello che fa il figlio è meraviglioso, tutto quello che lui dice è intelligente, tutto ciò che lui produce è fantastico temo che produca dei fallimenti non da poco.
la vita e il mondo del lavoro non sono una passeggiata, avere il training per il Vietnam da parte di un sergente stronzo può essere una gran menata, ma forse fa in maniera di tornare vivi dal Vietnam...
;-)