The interview: Ray Banhoff, the Pussy Pusher.




Ray Banhoff, photographed by Toni Thorimbert for Scarti-lab. Fall-Winter 2012-13


TT: Ciao Ray, qual è la tua routine giornaliera come "pussy pusher", cioè come…spacciatore di passere?


RB: Il blog "The Pussy Pusher" nasce per evadere dalla noia quotidiana alla scrivania di un open space a Milano in cui lavoro. Lo faccio di nascosto col rischio di essere beccato. Lo faccio quasi apposta per trasgredire quelle ore di silenzio forzato del precario con la paura che se si assenta lo licenziano.
Mi tieni qui? E allora io evado.
E poi sono sempre stato attratto dai bassifondi, come dice Paradoxal, dal porno e dall'erotismo digitale sin da quando sono bambino.




TT: Oltre che ad uno spacciatore, il tuo agire mi pare molto simile a quello di un dee-jay o meglio ancora un “music selector”: se PP fosse musica, come definiresti il tuo dj set?


RB: Umorale, randomico e ricercatore. PP funziona per libera associazione. É uno zapping velocissimo tra migliaia di immagini. Come quando stai improvvisando a suonare e a un certo punto senti che hai trovato il riff. È un momento creativo.




TT: Ci sono molti siti di “passera” sul web, quelli appunto dai quali tu stesso attingi: perché hai trovato necessario creare una tua selezione?


RB: PP esiste da quando - sul tuo blog - ho letto una recensione di un sito, mi pare fosse "Ne-te-promene-donc-pas-toute-nue". Mi pareva semplicemente: bello. Ho pensato che era un lavoro raffinatissimo e coerente, che diceva tutto dei miei anni, della mia generazione. Mi piace assemblare, fare le compilation sui cd masterizzati e mi sono detto: io sarei il miglior photoeditor della passera che c'è. Così ho iniziato.



TT: PussyPusher è un’esigenza interiore o una strategia di web marketing?

RB: Come ogni individuo con presunte velleità artistiche o “potenziale” come si dice a Milano, vorrei fare di quella che è un'esigenza interiore una fonte di guadagno. Tipo vorrei che mi chiamasse una testata a farlo come lavoro... ma è pura utopia. Non c'è nessuna strategia dietro, è un diario quotidiano scritto con parole di altri. Durerà per qualche mese ancora poi diventerà un volume scritto a quattro mani con Paradoxal e il blog chiuderà.

TT: Quali sono i feed back che lasciano i tuoi seguaci?

RB: Ci sono due filoni: quelli che mi stroncano, che mi scrivono in privato per chiedermi se sto bene, che mi prendono in giro come si fa con un povero pervertito e poi ci sono i seguaci del sito che lo aprono tutti i giorni come si fa con i blog, giusto per vedere che c'è. E a loro piace. Loro mi scrivono le mail in cui mi fanno le richieste e il pusher trova tutto. Ebony, studentesse, cocaina sui culi, smagliature. Tutto quello che loro vogliono.



TT: Sai se ci sono donne che seguono regolarmente PussyPusher?

RB: Si. Amiche mie, della mia ragazza, la mia ragazza, amiche di Facebook.
In molte devo dire. Quelle che non mi tolgono il saluto o non mi guardano come Charles Manson, si rivelano mooolto attente.
Come se ci leggessero dentro significati tutti loro.
Quelle che ribloggano i bukkake su Pinterest.



TT: Qual è il ruolo di William Paradoxal? (Poeta e scrittore. Il nome è ovviamente uno pseudonimo N.d.R)

RB: Ahaha (rido perché immagino la sua faccia). Pussy Pusher è una cosa che potrei fare solo con Paradoxal. Anche lui lo usa come strumento per la sua ricerca. Prende alcune delle foto che posto e scrive delle piccole poesie che si concludono con “sempre tuo”, una sorta di firma in calce.
Degli haiku deviati. Se per me PP è una fuga, per lui è un viaggio interiore, ma un viaggio stile "Paura e Delirio a Las Vegas".
Paradoxal è il Dottor Gonzo.
É l'amichetto con cui da bambino fai sempre casino o quello con cui fai sega a scuola. Senza di lui non avrebbe senso farlo.



TT: Ci sono foto tue, cioè scattate da te su PussyPusher?


Ne ho messe un paio e mi piacevano molto.
Scorci di un collo nudo sul tram o di un paio di gambe in metro.
Poi le ho tolte. Un conto è fare il photo editor della passera e un'altro è scattarla. Non escludo che comincerò un giorno ma aprirò un blog dedicato.
Per ora mantengo la distanza.

TT: La fotografia digitale ha livellato verso il basso la qualità media della fotografia in quasi tutti gli ambiti, meno che in quella della pornografia casalinga. Sei d’accordo?

RB: Si, sono abbastanza d'accordo. Benedico la moltiplicazione delle immagini digitale, delle macchine per scattarle, dei cellulari e del costume di fare foto che è in crescita.
In questo senso la fotografia pornografica ed erotica è diventata più accessibile agli utenti quindi c'è molta più spontaneità e libertà nell'esibirsi.




TT: I tuoi genitori sanno di PussyPusher? La tua ragazza è d’accordo? hai avuto dubbi “morali” nell’intraprendere questo percorso? Sei mai stato tacciato di maschilismo?


RB: Nonostante per certi versi abbia un rapporto all'antica con lui, un rispetto gerarchico, mio padre è stato il primo a cui ho mandato il link.
Lui ha un ruolo molto alto in una multinazionale potentissima e io sono il figlio laureato in lettere che fa il precario.
Ma mio padre coi suoi tre matrimoni e decine di avventure extra curricula, è stato il primo pussy pusher che ho incontrato.
Volevo dimostrare qualcosa. volevo che lo guardasse coi colleghi di nascosto tra una riunione e l'altra, che lo passasse ai suoi capi coi loro iPad intonsi che non sanno usare.
Sai, tutti questi uomini d'affari con lo smarthpone, l'auricolare, l'ipad e l'iPhone? Che poi ti avvicini e ce l'hanno sempre aperto su YouPorn.
La mia ragazza mi conosce, sa come sono fatto.
All'inizio si sentiva messa in dubbio ma poi abbiamo parlato e tutto è tornato apposto.
Si, tacciato di maschilismo e di volgarità. Soprattutto di essere fuori luogo e volgare. E a puntare il dito nella maggior parte dei casi è gente che passa molto del suo tempo a far vedere quanto è emancipata. Ma lo avevo messo in conto.
Dubbi non ne ho avuti perché non mi vergogno ne di dire che soffro di emorroidi ne di dire che guardo il porno.



TT: “canini” è una mostra che hai fatto a Milano recentemente, esponendo foto scattate con l’IPhone di piccoli cani con espressioni da psicopatici. Una mostra tutto sommato molto innocente e “carina”. Ammesso che ci sia, che nesso c’è tra questa mostra e l’esperienza di PussyPusher?



Above: From the series "Canini" Photographed by Ray Banhoff.

RB: La mostra è nata sotto la spinta di Cristiano Coppi, un mio amico che ha preso le foto dal mio telefono e ha creato qualcosa di più grande. Sia i "canini", sia PP sono dei modi per dire qualcosa. Io ho sempre suonato, scritto, pensato. Come tutti ho un sacco di correnti contrastanti che spingono per uscire. A volte è la solitudine e la malinconia, e allora vengono fuori i canini, altre sono le tette. L'importante è non appassire e tirar fuori le cose da dentro.
E di questo sono grato sia a Paradoxal che a Coppi, che mi hanno incentivato ad andare avanti.

TT: Nella vita reale, come ti guadagni da vivere?

Lo dico con una punta di imbarazzo ma faccio il fotografo.
Non ho una formazione all'antica e sono più che altro un prodotto dell'abbassamento di livello portato dal digitale.
Ho fatto il free lance scrivendo e scattando per magazine vari, ora sto dentro ad un gruppo editoriale e faccio foto di gente famosa che va a parlare in radio.



Le immagini di questo post: una ulteriore selezione, una vivisezione all'interno della selezione di Ray.
Edited by Toni Thorimbert


The Pussy Pusher
Selected by Ray Banhoff
Words by William Paradoxal

On line now.
Enjoy!




Above: William Paradoxal and Ray Banhoff, Photographed by Toni Thorimbert for Scarti-lab. Fall-Winter 2012-13


This is the last post of July.
The blog goes to holidays...we'll be back in September!


Love to all!

Click on the pictures to enlarge.

2 commenti:

Matteo Oriani ha detto...

Così, per par condicio, segnalo il libro di Taschen "The Big Book of Penis". 

Anonimo ha detto...

ma vai a lavorare, pirla